28 settembre 2007

tre persone sono già un buon numero

domani su ottopagine esce anche questo testo e poi domenica ci sarà una cosa molta interessante. bisogna meritarsi l'aiuto che riceviamo. La giornata dei paesi
Si parla molto di politica. Se ne parla tanto perché se ne fa poca. Si parla molto di politici onesti e disonesti. Io credo che dalle nostre parti i politici disonesti siano molto pochi. Direi che il peccato più grave è la mancanza di idee. Mi pare che ci si ostini a dare risposte vecchie a problemi nuovi.
L’idea di una giornata dei paesi nasce da qui, dal tentativo di far filtrare dal basso qualche idea, di farla arrivare ai luoghi dove si prendono le decisioni. È dunque una proposta di riattivazione della politica in una terra che ha sempre avuto una certa propensione per questa nobile attività umana (siamo la terra di De Sanctis e Dorso). L’idea di una giornata dei paesi nasce dal fatto che nonostante tutto questi paesi ancora ci sono. Nonostante la stretta anginosa prodotta da più di un secolo di emigrazione, sono abitati da tante persone (fate un salto in Molise per capire che lì veramente non c’è nessuno). Nonostante i guasti del passaggio dalla civiltà contadina alla modernità incivile (guasti che riguardano tutta la penisola), i nostri paesi conservano tracce di un’antica bellezza. La giornata del 28 ottobre significa fare delle assemblee lontano dalle elezioni. Sappiamo che sotto le elezioni in ogni paese c’è tutto un fiorire di iniziative. Sembra che ci siano tante persone che si vogliano occupare di politica. Passate le elezioni rimangono pochissime persone a occuparsi attivamente dello spazio pubblico e molto spesso sono sempre le stesse. La mia idea è molto semplice: la crisi della politica si risolve facendo politica. E per questo ogni cittadino è chiamato a fare la sua parte. Ovviamente non posso rivolgermi a una vedova novantenne o a un ragazzo di tredici anni. In ogni paese esiste una fascia di persone che sono in condizione di occuparsi delle faccende collettive. Saranno dieci a Cairano e mille a Lioni, ma da nessuna parte si può dire che la spina è staccata. Nella corsia d’ospedale che sono i nostri paesi, non tutti hanno la stessa malattia e non si può immaginare la stessa cura e non sono più sopportabili le formulette generiche che ci propinano. Qui viene fuori una dicotomia della politica spesso trascurata. Credo che la discussione di questi giorni su politica e antipolitica possa essere anche letta in termini diversi. Io parlerei di telepolitica e biopolitica. La prima è quella che guarda i problemi da lontano. In questa categoria si può inserire tutta la cosiddetta casta, ma senza dimenticare i grandi banchieri, le eminenze ecclesiastiche, gli industriali e tutti quelli che hanno grandi risorse finanziarie. I nostri paesi hanno poco da attendersi da questa gente. Il progetto di legge a sostegno delle piccole comunità è vergognosamente fermo in Parlamento. Era prevista una spesa di pochi milioni di euro e non si riesce a trovarli. Non pensate che possa essere la Confindustria a stimolare il governo a fare una cosa del genere. Agnelli negli anni cinquanta agì sul governo per far cadere i prezzi dei prodotti della pastorizia: era un modo incruento per incentivare la “deportazione” dai campi alla catena di montaggio. La memoria non è una facoltà molto esercitata, ma quando si parla di buona politica del passato rispetto a quella brutta di oggi, dovremmo anche ricordarci che un governo postfascista mandò nelle miniere del Belgio la nostra gente in cambio di trecento chili di carbone. Ecco, vorrei che nei nostri paesi ci fosse un sussulto, un brivido civile che scuota la polvere della rassegnazione e del disincanto e ci renda consapevoli che siamo un grande popolo e non abbiamo niente da invidiare a nessuno. Oggi parlavo a proposito di un incontro che ho organizzato sul centro storico di Bisaccia. Una persona di sinistra mi diceva che non verrà all’incontro perché l’argomento gli sembrava limitato. Perché, diceva, il problema è un altro. Ecco, appena in un’assemblea qualcuno si alza e dice che il problema è un altro, bisogna alzarsi e dichiararsi d’accordo. Si. Il problema è un altro, perché il problema sei tu. Non c’è più tempo per andare dietro ai demoralizzatori e ai cantori dell’impotenza. Non possiamo anche se parliamo di una panchina sempre riferirci al sistema di potere democristiano, tipico vizio di certi estremisti di sinistra che ora sono estremisti del disincanto. So bene che molti non se la sentono di organizzare assemblee pubbliche proprio per il timore di vedere un film già visto. In queste occasioni quelli che amano dividere o spargere rancore hanno sempre gioco facile. Ed è anche chiaro che il problema magari non è la disoccupazione, ma chi ha organizzato il convegno sul tema. D’altra parte neanche bisogna pensare che basti evocare un problema per risolvere. Se fosse così con tutti i convegni che abbiamo fatto sul turismo a quest’ora dovremmo essere come Venezia.
La giornata del 28 ottobre non è un evento mediatico. L’assemblea a Flumeri o a Pietrastornina non arriverà a Ballarò e forse neppure alle tv locali. Non bisogna accodarsi alla politica come fiction e bisogna dare fiducia ai politici che guardano i problemi da vicino, facendo quella che chiamo biopolitica. Ripeto, non è necessario essere in tanti. Siccome non è in programma la rivolta anticapitalista, tre persone sono già un buon numero, sono già in più rispetto al pubblico medio dei consigli comunali. Questa giornata non ha amici e nemici precostituiti. Un sindaco può essere bersaglio di civile contestazione, ma può essere esso stesso il lievito della manifestazione. Mi pare che il senso è chiaro e comunque non spetta a me definirlo. Il senso di questa manifestazione dipende da quello che ognuno vorrà fare. Non si cambieranno in un mese i connotati di un luogo, ma qualcuno si sentirà meglio e meno solo e si accorgerà pure che bisogna fare i conti con quella strana cosa che si chiama futuro.

pancho pardi scrive a franco

è proprio così. L'accidia non è solo lì da te. C'è anche da noi e il guaio è che si insinua nelle nostre file nel momento in cui ci sarebbe bisogno della massima mobilitazione. Ora è questa la battaglia difficile. Gli stanchi non sono privi di giustificazione: non si era mai visto un ciclo di protagonismo civile così intenso e prolungato. Ma è curioso come i soggetti attivi possano sottovalutare la natura sostanziale dei successi colti dai movimenti e si facciano deprimere dal senso di impotenza proprio nel momento in cui dovrebbero avere cognizione di quanto sia decisivo il loro agire. Temo sia un dilemma classico: volontà e destino. Tucidide e Plutarco ne hanno detto qualcosa. Ciao, pancho

plastica / luigi risponde a franco

per franco. ti farò avere la registrazione dell'"interventino" l'altra sera a lioni. Mi dispiace che eri distratto ma tutta la mia analisi si è sviluppata sulla politica che non da risposte e sulla necessità di leggere con realismo i mutamenti della società. Ho ben chiara la realtà delle cose perchè da qualche anno (con scarsi risultati) cerco di dare un contributo alla mia terra. ho molti limiti come politico ma non corro certo il rischio di diventare un predicatore senza opere di bene! possiamo parlarne in una prossima occasione. grazie anticipato per le invettive che cortesemente mi giungeranno :-) per essere un uomo politico ho molto senso dell'ironia e saranno molto gradite. luigi

27 settembre 2007

notti bianche ad ariano / Antonio

il problema delle notti Bianche secondo me è che dopo Parigi e Roma si fanno pure ad Ariano IRpino! una cosa scandalosa! una notte bianca è un evento metropolitano da grande metropoli non da paese.... la cultura popolare dalle nostri parti è sempre passata per sagre e concertini... adesso volerci atteggiare a milanesi d'annata mi sembra davvero ridicolo..... a Roma ogni anno suona Morricone.... mica pizza e fighi come si direbbe a Roma, con tutto il rispetto per la manifestazione di Avellino alla quale non ho partecipato. Evito quindi di esprimere giudizi nel merito non avendo elementi di prima mano sui quali giudicare, e cerco di criticare la formula culturale. Mi piace molto questa geniale idea arminiana (come poteva essere diversamente) del festival dei paesi.... ma invece di fare una ricerca sui sapori tipici (due c... scusate la finezza... ad uso e consumo di ruttaioli romani e napoletani) c'è da fare un lavoro di ricerca etnografica sulla natura dei popoli irpini..... o ce ne vergognamo? o è un passato da rimuovere e dimenticare? questa è la provocazione che faccio ai professoroni (detto con rispetto e affetto) del circolo pickwick di Bisaccia: di quanta storia irpina gli irpini si vergognano? perchè invece che dei conigli e dei polli non si parla di quelli che i miei zii chiamano surici rini (non so come tradurre in italiano) ovvero di una particolare razza di conigli ottenuta dall'incrocio involontario fra ratti e conigli? Che a detta di molti sono una prelibatezza??? al di là delle università e delle accademie e dei giornali che piu o meno abbiamo frequentato e conosciamo tutti, per evitare che la ricerca storica di costume non diventi folklore ad uso del tg3 campania, di cosa dovremmo incominicare a parlare? oppure anni di demitismo e statalismo ci hanno fatto dimenticare e rimuovere le nostre origini? Antonio Romano
PS: alle poche email preferisco le tante email... anche se uno non le legge può sempre cancellare.... non fate gli snob che vi rompete le palle di leggere....... per uno che legge c'è sempre uno che scrive.... almeno rispetto per il tempo che uno dedica alla redazione delle mail invece di dedicarsi al lavoro, alle passeggiate, all'amore, al fancazzismo..... altrimenti poi il gruppo langue come dice Franco Arminio e se tutti ci siamo conosciuti grazie a lui non onorarlo è il miglior modo per offendere la sua sensibilità ed il suo lavoro.

notte bianca + tristizia e pallosità

Cari amici, giro a tutti voi la risposta a cui mi invita la controriflessione sulla notte bianca apparsa giorni fa sul sito di avellinesi.it, da parte di Ornella Petillo.
Naturalmente la mia riflessione a margine della settimana di musica ad Avellino, culminata nella Notte Bianca, non voleva snobbare chi a quella festa s'è divertito, né giudicare i gusti altrui. In quanto a sentirmi tacciare d'intellettual-aristocratica per avere una diversa concezione
della musica e della politica culturale di una città, mi tengo l'intellettuale (che non mi pare sia ancora da considerare una tara genetica) e rigetto l'aristocratica, vista la mia formazione, la
mia militanza di una vita nella sinistra e i miei atteggiamenti, credo del tutto democratici. Anche sentirmi accusare di tristizia e pallosità solo perché mi disturba quest'industria del divertimento e della risata a tutti i costi mi sembra un'esagerazione: andiamo! io adoro ridere e chi mi conosce lo sa. L'ironia e il riso non contrastano necessariamente con la ricerca della serietà e del rigore nella cosa pubblica (ma prima ancora nel privato, of course). Infine constato che a quelle mie riflessioni scritte di getto si sono affiancate nei giorni seguenti, senza nessuna premeditazione, molte analoghe insofferenze verso quest'avvenimento, per ultimo un articolo (di Daniele Pitteri) uscito in prima pagina nell'edizione campana di Repubblica mercoledì 26 settembre, in assoluta sintonia col mio. Ne riproduco qualche rigo significativo:
"Che la Notte Bianca sia stata soppressa è un bene. [...] La funzione dei grandi eventi è generare sui territori ove hanno luogo una serie di ricadute stabili in termini di flussi economici, turistici, infrastrutture e identità culturale. [...] le finalità della Notte Bianca napoletana erano invece misteriose. A chi si rivolgeva? A chi voleva parlare? Cosa voleva dire? Che ricadute aveva in forma permanente sul territorio? [...] Ci piacerebbe pensare che la soppressione della Notte Bianca sia l'inizio di una vera politica culturale".
citando Alfonso ... vedi comunità provvisoria / Alfonso

la giornata dei paesi

Piuttosto che dare fuoco ai partiti (che già bruciano per autocombustione) si tratta di riaccendere il fuoco della democrazia. Non ha senso discutere in astratto di politica e antipolitica. Visto che vanno di moda le giornate a tema mi permetto, come paesologo, di indire per domenica 28 ottobre LA GIORNATA DEI PAESI. In questa giornata sarebbe bello che ci fosse in ogni paese un'assemblea in cui i cittadini discutano insieme dei problemi della loro comunità (così facendo si ottiene come primo risultato di dare un senso a questa parola). Si può essere in cinque, in venti o in cento, quello che conta è ridare dignità allo spazio pubblico. È importante che le persone tornino a parlarsi da vicino, a partire dalle questioni vere e non da quelle imposte dalla televisione. Lascio qui i miei recapiti per raccogliere eventuali adesioni. Sono a disposizione per dare una mano a chi vuole farsi organizzatore questi incontri.
p.s. Per cominciare: domenica prossima organizzo insieme ad alcuni amici un'assemblea sul centro antico di Bisaccia. Ovviamente, un'altra di sicuro la faremo il 28 ottobre.
0827 89259 - 388 7622101 -
farminio@libero.it

comunità provvisoria / Michele 2

Cara Rosalba, la politica è la più grande invenzione fatta dagli uomini per la risoluzione dei propri problemi. La sua grandezza sta nel fatto che non è "settoriale" ma "generale". Per dirla in termini "scolastici" non è una materia come le altre. Se lo fosse non me ne fregherebbe
niente, preferirei dedicarmi alle mie materie preferite (il cinema, la letteratura, ecc...). Infatti, essendo "manipolata" da molti come una materia come le altre (per lo più istituzioni e amministrazione) la lascio fare agli altri, ma non la riconosco come tale. Considero la
concezione settoriale della politica (istituzioni e amministrazione) una oppressione, oltre che manipolazione. In più, in quanto rappresentante del genere umano (scusami la presunzione), considero la politica ufficiale un'offesa perchè fa regredire una grande invenzione umana, che organizza i bisogni degli uomini per la loro risoluzione, a pratica di piccoli uomini che invece organizzano il potere e le istituzioni (nella migliore delle ipotesi). "La politica organizza gli
uomini": ecco, questo mi sembra uno slogan interessante anche per la comunità che si è riunita a Bisaccia al "Grillo d'oro". Non le istituzioni quindi, ma la società, vero principe di qualsiasi politica
autentica. Le tue considerazioni quindi fanno parte a pieno titolo della politica, senza nessun complesso di inferiorità verso chicchessia. Con affetto Michele Fumagallo

comunità provvisoria / Michele F.inalmente

Cara Luciana, no, non sempre vale la pena vedersi. Bisogna scegliere, andare possibilmente agli incontri con persone che in qualche modo si conoscono già. Tuttavia esiste il caso che domina la vita (io preferisco chiamarlo mistero) e a volte (sottolineo: a volte) vale la pena incontrarsi comunque perchè, appunto, non si può mai sapere... . L'importante è che gli incontri non siano viziati da una sorta di "esistenzialismo", ma in qualche modo siano un pò "finalizzati". E' un
discorso lungo che spero facciamo la prossima lettera. Ciò che invece voglio comunicarti è che sono venuto all'incontro perchè invitato insistentemente da Franco Arminio, ma ci sono venuto con una sorta di rassegnazione al peggio cioè alla consueta noia, che per me è sempre doppia non facendo parte della moltitudine delle persone "in crisi" ma conservando grazie a dio una visione del mondo e del futuro abbastanza chiara (ne parleremo in seguito). Invece l'incontro non solo non mi è dispiaciuto ma, addirittura, non mi ha mai annoiato. E' stato informale e paicevole, oltre che utile per la conoscenza di qualche persona che non avevo mai incontrato. Un'altra cosa che volevo sottolineare e su cui mi sono personalmente soffermato è l'uso intelligente di un locale
accogliente e familiare. Un uso del "Grillo d'oro" che è anche una bella metafora di cosa può essere, nella nostra parte di sud, una forma di sviluppo autentico del territorio. A presto, con affetto Michele Fumagallo

qualche focolaio di attività civile

caro alfonso
è chiaro che un nuovo incontro sarebbe importante. per fare le cose bisogna perderci un pò di tempo. noi forse potremmo rivederci al goleto già la prossima settimana, così vediamo insieme il lavoro che ha fatto angelo. io ho praticamente sospeso la mia attività letteraria per cercare di accendere qualche focolaio di attività civile in questi nostri luoghi (domenica organizzo a bisaccia un'assemblea sul centro antico). fatemi sentire che tutti insieme sentiamo l'urgenza di agire.

lingua di plastica

caro angelo, il pezzo su cairano è molto bello. proprio stasera sentivo a lioni l'ex sindaco del paese in un'interventino ad una manifestazione del pd: la famosa distanza della politica dalle cose reali... ho sentito una lingua di plastica: noiosa e insopportabile quando veniva da candidati giovani. ogni volta che osservo queste adunate penso che sia urgente che noi si faccia altro. a partire da quelli che una volta si chiamavano usi e costumi. un solo esempio. in irpinia è più facile attirare l'attenzione quando sbagli che non se fai la cosa giusta. se avessi accettato la candidatura propostami dal pd, sicuramente avrei avuto molti rimproveri (meritati direi). bisogna assolutamente imparare a farsi vivi anche quando qualcuno fa qualcosa di buono. f.a.

comunità provvisoria / Alfonso

siamo qui, nel'attesa della battaglia che stiamo già combattendo ?
avrei bisogno di un nuovo incontro, per un chiarimento e una determinazione più chiara. avrei bisogno di poetare facendo quel che c'è da fare oltre lo scritto.
avrei bisogno di concorrere ad aprire una zolla a questa terra.
un saluto, alfonso

26 settembre 2007

comunità provvisoria / Angelo

mi permetto proporvi una cosa che ho scritto 10 anni fa come introduzione alla pubblicazione della tesi di laurea di mio fratello; l'ho ripescata (i blog servono anche a questo) e riletta pensando all'incontro di Bisaccia; pensando a Giuseppe che lascia l'Irpinia e parte per Roma; pensando ad Antonio che r-esiste ad Ariano grazie ad internet; è quello che avrei voluto ancora dirvi quella sera. Rileggendo provo amarezza, Cairano intanto muore. www.cairano.it, dal medioevo ad internet, angelo verderosa, maggio 1997
“Il mio nome è wjm@mit.edu (anche se ho vari alias), e sono un flaneur elettronico.
Vivo nella rete globale, in Internet. La tastiera è il mio bar (1)”.
Ogni mattina, prima di aprire la posta elettronica, apro le imposte di vecchio castagno della mia casa (quella di pietra) in Cairano; aria pura, verde intenso; sopressata e vino, la mia colazione; fuori dal mondo ma non fuori di testa. “Col mio modesto personal da casa ... faccio clic su un’icona per aprire la mia -inbox-, una casella zeppa di messaggi provenienti da tutto il mondo... Digito immediatamente le risposte e le lascio cadere in una casella, in un -outbox-, da cui saranno automaticamente spedite alle relative destinazioni. Se mi resta un po' di tempo prima di finire di trangugiare il caffè, controllo anche i servizi cablati e un paio di bollettini specializzati a cui sono abbonato; infine un’occhiata all’ultimo bollettino meteo. Una volta, per fare questo, bisognava andare in qualche luogo deputato (nell’agorà, nel foro, in piazza, al caffè) ... Ma la rete mondiale di computer -l’agorà elettronica- sovverte, sposta, e ridefinisce radicalmente le nostre nozioni di luogo d’incontro, di comunità, di vita urbana... (1)”. Cairano, speranza di nascite e di rinascita; potrà un’antenna trasmettere la tua appartenenza ad un vecchio mondo? Esposizione ottimale, visuale aperta su ogni orizzonte, case che si danno la mano, rapporto equilibrato tra uomo e ambiente, fatale degrado.
Come tanti altri piccoli borghi dell’Irpinia un patrimonio di valore inestimabile, di importanza fondamentale per la salvaguardia della nostra identità storico-culturale.
La ricostruzione post-terremoto non si è posta il problema della conservazione nè quello del riuso; si è proceduto con valutazioni prettamente economiche imposte da una legge dello Stato che ha premiato la sostituzione anzichè il recupero; ne sono scaturiti ibridi che oggi necessitano di un restauro urbano per poter ancora rileggere la stratificazione e la ricchezza costruttiva di un tempo. Finita la “sostituzione” è ricominciata l’emigrazione. Risorse umane che ripartono verso sicurezze economiche e incontri sociali.
Cairano si sta lentamente svuotando; così gli altri piccoli centri all’intorno.
La tesi (di laurea) di Federico apre una “icona” su Cairano; ci appare una virtuale (e virtuosa) riqualificazione di un punto di aggregazione civica; quelle antenne poste sopra la torre ci trasmettono un messaggio nuovo, preciso, di speranza!
Nella tesi si tenta pure una indicazione sulle destinazioni d’uso di alcuni spazi collaterali: alloggi per il turismo rurale ed un centro di servizi telematici.
Partendo dalla valenza didattica della tesi si possono iniziare una serie di riflessioni sul distacco attualmente esistente tra enti culturali e di ricerca, quali l’università, e gli organi di governo del territorio. C’è un vasto territorio, l’altirpinia, costellato di beni storici, architettonici, paesaggistici, che sta soccombendo. L’unico rimedio finora partorito è fatto di scatoloni bianchi: le nuove industrie del cratere. L’industria in montagna è l’unico slogan scaturito dagli organi amministrativi. E i centri storici ancora sventrati e manomessi? E l’emigrazione?
Ad ogni livello sociale e politico bisogna ricominciare, con forza, ad interrogarsi sul come riportare la vita all’interno di queste nostre realtà rurali.
Bisogna individuare modelli di sviluppo sostenibili che nè alterino l’identità di questi luoghi, nè li museifichino; senza disgiungere il problema della riqualificazione da quello del riuso.
Cairano, come gli altri piccoli centri irpini, può offrire molto in termini di qualità della vita
(aria e acqua pulita, cibo genuino locale, ambiente sicuro e a misura d’uomo, stretto contatto con la natura) ma oggi appare profondamente anacronistico e lontano rispetto alla fascia costiera metropolitana sede delle attività produttive e formative.
La domanda da porsi è se nella società “post-industriale” , verso la quale andiamo, in cui la città si spoglia delle attività produttive, e le attività di tipo intellettuale vengono svolte in gran parte con l’ausilio del computer, si può risiedere e lavorare in sedi periferiche, isolate o addirittura nella propria abitazione.
Non a caso il lavoro svolto a distanza, o telelavoro, viene preso in seria considerazione da governi ed aziende per gli evidenti vantaggi che può offrire in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale e di riduzione delle ingenti spese attualmente sostenute per i trasporti e le infrastrutture. E’ significativo che l’Unione Europea preveda di investire tre miliardi di Ecu (circa 6 mila miliardi di lire) da qui al 1999 proprio nel settore delle telecomunicazioni e in particolare in quello del telelavoro.
“Ecco allora che, preso atto della crescente importanza delle telecomunicazioni e dell’attuale tendenza verso una potenziale decontestualizzazione dei rapporti lavorativi causata da un’economia sempre più basata sull’incrociarsi di flussi informativi immateriali, diventa plausibile l’ipotesi di un ritorno alla vita - anche solo per alcuni periodi dell’anno - in centri periferici dotati delle necessarie infrastrutture di comunicazione (2)”.
Il telelavoro consentirebbe a molti individui di risiedere in contesti diversi e lontani dalle città degli attuali servizi; eliminando gli attuali tempi e costi di spostamento si avrebbe più tempo da dedicare alla riscoperta dei valori ambientali e sociali. Con la sostituzione dell’attuale pendolarismo, a favore di un nuovo pendolarismo elettronico, si potrebbe quindi ricostruire quel fragile e prezioso rapporto tra individuo, gruppo, e luogo, distrutto a suo tempo dall’avvento della società industriale; nel nuovo contesto le tecnologie di telecomunicazione potrebbero svolgere la funzione di un oggetto magico capace di trasportarci da un qui geograficamente e territorialmente situato ad un altrove privo di fisicità e di coordinate spazio-temporali determinate.
Un esperimento architettonico che parte da questi presupposti è in corso a Colletta di Castelbianco, un piccolo centro in provincia di Savona; il cantiere di recupero è guidato dell’Arch. Giancarlo De Carlo. Sarà il primo villaggio telematico in Italia e dalla sua riuscita si accenderanno forti speranza di rinascita per Cairano e per i piccoli centri dell’altirpinia.
Spero fortemente anch’io che \\www.cairano.it diventi una nuova agorà elettronica, immagine virtuale di una realtà urbana riqualificata e riabitata, capace di recuperare quel gap economico e tecnologico che finora l’ha svuotata delle migliori risorse.
1) W.J.Mitchell, “City of Bits: Space, Place, and the Infobahn”, MIT Press, 1995;
rintracciabile anche online: http://www.mitpress.mit.edu/City_of_Bits/
2) G. De Carlo in AA.VV. “Dalla pietra al bit: architettura e telecomunicazioni”, a cura di
V.Saggini, 1995

link da non perdere www.comune.cairano.av.it/ + http://www.colletta.it/

comunità provvisoria / Antonio 2

Se posso fare una sintesi quasi tardiva della serata e prendere spunto per lanciare un dibattito, beh penso che la cosa più grave, o più interessante fate voi, è vedere un processo di disgregazione dell'intera provincia irpina. Un'area relativamente piccola che si divide fra il capoluogo e il baianese, l'alta Irpinia e l'Irpina d'Oriente, la valle dell'Ufita e le zone di confine con Puglia e Sannio. Un elemento che contraddistingue questa galassia è l'assoluta mancanza di un luogo che sia capo: penso che si sia d'accordo sul fatto che Avellino non solo non sia il capoluogo morale della provincia ma che addirittura consideri il suo territorio come se fosse totalmente estraneo, alimentando al suo interno conflitti e competizioni invece di lavorare per l'unità e la coesione. Si sente estraneo uno di Ariano che va ad Avellino cosi come uno di Avellino che va a Lioni. Perché dovrebbe farlo quando Salerno è più vicina e Napoli è a un passo? Al di là delle distanze fisiche e delle diverse vocazioni territoriali, penso che all'Irpinia tutta manchi un ruolo forte di Avellino che dovrebbe mettere sotto la propria ala protettiva tutte le aree di una provincia certa non ricca di occasioni e di prospettive. Come dicono gli economisti bisogna far sistema territoriale e la forza di un sistema dipende dall'autorevolezza del suo capoluogo. Più il capoluogo è forte da un punto di vista culturale, politico, economico più la provincia ne beneficia. Più cresce la provincia e più il capoluogo cresce: quello che i geografi chiamano causazione circolare e cumulativa. Avellino ha deciso di legare il suo destino a Napoli e all'Irpinia di Occidente: i frutti sono un decadimento culturale, morale, politico, urbanistico. Diceva mia nonna: "dimmi con chi vai e ti dirò chi sei!". Benevento invece preferisce legarsi a Roma: con la musica, con il teatro, con gli eventi estivi. Le quattro notti di Luna Piena non sono state la Notte Bianca, anche per la diversa visibilità mediatica dell'evento. Per noi ufitani è più facile andare e vivere Benevento o Foggia, piuttosto che Avellino o Salerno.Invito gli intellettuali del gruppo a riflettere sul disagio degli irpini non avellinesi e sul pensare ad un manifesto che possa recuperare quello che i non avellinesi soffrono di più: la lontananza e la mancanza di Avellino. Già oggi per molti di noi è più facile andare a Benevento o addirittura Campobasso: un capoluogo di Regione vi ricordo, di una regione bella e sorprendente. I processi geografici e demografici e culturali sono lenti, ma certamente inesorabili e se Avellino non recupera il tempo perduto farà la fine di altre città ben più importanti nel panorama europeo che hanno visto un processo di deurbanizzazione e di lento ed inesorabile declino.

25 settembre 2007

santoro+travaglio+mastella

il link alla trasmissione di Santoro / Travaglio su Mastella e famiglia cliccare per vedere il video http://www.youtube.com/watch?v=FGuQ4gbZMHk

sentinelle non solitarie

vanno bene, io penso, i pensieri, i sentimenti che ognuno vuole offrire agli altri. va bene anche che ognuno ci presenti esempi precisi di degenerazione della politica e della società. insomma, siamo qui anche per essere sentinelle non solitarie, per osservare e denunciare. se vogliamo fare una buona discussione sulla politica culturale dobbiamo indicare dove si spende molto e inutilmente (vedi notte bianca) e dove e come si dovrebbero indirizzare le risorse. f.a.

gruppo "irpinia" su flickr

flickr è un blog fotografico cliccare per accedere al gruppo http://www.flickr.com/groups/irpinia/pool/

ariano nella storia / mimì

... davvero bella questa iniziativa. Io cosa posso fare per questa nostra "alta irpinia-oriente?" Fammelo sapere, poi partecipo al blog. Ti comunico che ho finito di scrivere "ARIANO nella STORIA, dai NORMANNI all'UNITA' d'ITALIA". Ci sono tantenotizie contrastanti. Una di questa è quella a proposito del castello di Nusco. E su quello di Bagnoli, che è normanno come nessun castello normanno lo è al mondo, perche non se ne parla????? Saluti. Mimì

comunità provvisoria / F.F., il tasto

..Non cominciamo molto bene.. Grande confusione sotto il cielo.. Non potremmo affrontare un argomento alla volta? Vi erano le riflessioni di Carla e di Rosalba, che si sono perdute.. Poi le cose che dice Antonio Romano. Possiamo evitare di allargare il cerchio? Va bene il blog, ma credo che il tasto:rispondi a tutti, vada meglio. cari saluti Franco F.

24 settembre 2007

comunità provvisoria / Giovanni

Che bella rivoluzione sarebbe quella in grado di restituire forma e sostanza alle parole che usiamo con tanta leggerezza e/o superficialità. Bisogna ridare alle parole il loro vero senso e significato. Da anni -anche se con scarsi risultati- utilizzando un gergo molto parziale (il sindacalese), ho fatto della contaminazione un'esercitazione continua, sperando di riuscire a dare alla parola "credito" il suo vero significato, cioè fiducia nelle persone, nella loro generosità e lungimiranza in ciò che dicono/fanno. Senza annegare nella solita ed insopportabile auto-referenzialità. Vi allego a proposito la mia ultima "fatica sindacale".giovanni marino

comunità provvisoria / f.a., il miglior carmasciano

sulla serata bisaccese ho da recriminare solo sul formaggio.
mi ero affidato al buon vespucci per assicurarmi il miglior carmasciano e il miglior podolico, ma anche i contadini si sono fatti furbi e hanno ingannato il buon vespucci. comunque questo della terra e dei suoi prodotti è un tema da tenere in grossa considerazione. mi aspetto nei prossimi giorni uno scatenamento di immaginazioni positive. siamo qui per questo. f.a.

comunità provvisoria / Carla 2

Ho letto con molto interesse la dettagliatissima lettera di Antonio e, poiché mi sento direttamente chiamata in causa su una delle "cazzate" sparate nell'incontro, vorrei assicurare lui e tutti gli altri uomini presenti che la lettura di certi componimenti poetici fortemente polemici col maschio si giustificano in un contesto storico, geografico, politico e sociale (quello del Guatemala dagli anni Settanta) datato e ormai superato per tanti versi (non per tutti) sia
in America Latina, sia qui da noi. Mi facevo portavoce di una femminista storica, prendendone tuttavia le distanze rispetto all'oggi. Sono disposta a firmare la dichiarazione giurata che non tutti i maschi sono fascisti, che non lo sono per essere maschi, che non tutti i fascisti sono maschi.
Con simpatia, Carla

comunità provvisoria / Antonio

--dimenticavo un punto: se non si diventa apolitici si corre il rischio che qualcuno entri nel locale dove si sta discutendo e pensi che si stia parlando del Partito Democratico: come ha fatto il ragazzo che accompagnava Amalio Santoro. Hai voglia tu a gridare che non era vero: si è commesso quello che si chiama errore di comunicazione-- Una nuova Irpinia presuppone nuove idee, non necessariamente nuove persone, e nuove idee presuppongono una nuova sintesi fra idee diverse. da amante di lettere e da laureato in economia, amo la sintesi fra utopia e pragmatismo, fra la necessità di spararla grossa e non perdere mai di vista l'opportunità di realizzarle grosse! Saranno i miei eccessivi 32 anni che percepisco come sedici, sarà che la vita sai è l'altra dell'incontro, sarà che la mia impostazione liberale mi impone di accettare tutte le posizioni anche quelle non dico non condivisibili per faziosità ma proprio quelle logicamente incoerenti, beh io sono molto contento dell'incontro! Della capacità di Franco di riunire il fiore dell'Irpinia non avevo dubbi, cosi come non avevo dubbi che necessariamente la discussione per me avrebbe preso la forma dello scontro contro chi pensa di averlo più grosso ( il cervello, l'ego, la convinzione di essere classe dirigente, l'idea di potersi mettere a capo non dico di un gruppo di persone ma quanto meno dei loro cervelli). MI rendo conto che incontrarsi con delle persone che rappresentano delle istituzioni ( la scuola, l'università, la sanità) implica necessariamente il fatto di doversi scontrare con quella che John Kenneh Galbraith chiamava " La mentalità convenzionale" nel suo fortunato " La società opulenta". Dico questo per sottolineare due cazzate che ho sentito nel nostro favoloso incontro di Bisaccia: sentirmi dire che quello che dicevo non stava nè in cielo nè in terra (peccato che il presupposto del mio ragionamento era un passaggio di Globalizzazione e Libertà di Amartya Sen premio Nobel per l'economia nel 1998) senza poi sentirmi dire per quale motivo le cose che stavo dicendo non stavano nè in cielo nè in terra: posso definire questo atteggiamento come oscurantismo dogmatico percepire il disprezzo di chi avellinese non capisce perchè Ariano non si senta rappresentata da Avellino capoluogo (al di là delle antipatie per Bertolasi, Bassolini, De Simone, De Miti di varia natura invito il professore a fare una lettura sulla teoria delle aree esagonali strumentario necessario per ogni economista della localizzazione che voglia partire e dico partire per interpretare la strutturazione di un determinato territorio) sentirmi dare del fascista solo perchè uomo anzi perchè maschio Beh io sono molto tollerante alle cazzate perchè di cazzate credo di spararne davvero tante, ma mentre a me poi piace ridere delle cazzate che dico, molti e molte si prendono sul serio e rafforzano la propria posizione nella propria favolosa ed intoccabile torre d'avorio. io che sono stato tesserato con Rifondazione Comunista fino all'immane cazzata della desistenza bertinottiana del 1996/1998 penso che fare il pugno alzato cantare bandiera rossa in un incontro apolitico comporti il rischio grosso che chi non dico sia di destra ma quanto meno è venuto li per non parlare di politica una seconda volta non venga o trovi una scusa per non venire. Noi vogliamo unire gli irpini di buona volontà non dividerli su base faziosa. In mente ho il modello organizzativo dell'Ariano Folk Festival, esperimento unico a livello sociologico non dico dell'Irpinia dico di tutto il Sud Italia. In questo sono Sturziano: sono per l'interclassismo. io che ho avuto dei lutti operai in casa non ce la faccio a sentire la retorica di chi prima era PCI poi era DS poi diventa PD: pensa da 40 anni di avere sempre ragione e che ogni evoluzione sia frutto di un miglioramento e mai di un errore generazionale compiuto. Per cui il mio disagio è stato questo: io che nel 1993 ero a Milano con quelli del Leoncavallo contro l'amministrazione di Formentini e della Lega sentirmi dire da un mio paesano che poi la democrazia è meglio del fascimo quasi come se io stessi li a rappresentare i fascisti. Non vi preoccupate questo disagio lo vivo andando ovunque in Italia: essere di destra non significa essere fascisti, significa richiamarsi alla tradizione culturale di Adam Smith e David Ricardo o alla tradizione politica di Carlo Azeglio Ciampi giusto per fare un nome noto ai più. Spero quindi di percepire la prossima volta un'atmosfera meno pregiudiziale e meno ostile nei confronti della diversità. non preoccupatevi anche a scuola non avevo un bel rapporto con i professori.....ma visto che sono un ariete ottimista devo dire delle cose belle della serata:numero uno e non me ne voglia nessuno: Salvatore Salvatore Mi sono commosso a sentirlo leggere, pareva che veniva direttamente dall'EDEN e non da CarifeGiuseppe che fa il giornalista economico e che torna a Roma con la moglieecco un irpino che voglio invece vedere al lavoro in Irpinia che unisce in sè le doti importanti dell'essere cittadini: l'umiltà, la serietà nel lavoro e nell'impegno, la professionalità, la conoscenza del mondo attraverso le periferie delle città e non attraverso soltanto i suoi centri storici. Angelo Riccio e Maurizio Nardiello alla voce e alla chitarra: li sentivo spesso al Bar IRPINIA di Ariano, ma una performance cosi mai. Vito Arminio la sua famiglia ed il suo staff bene spero di vedere numerose risposte e grosse polemiche: io sono per la rete email chat e balle varie .... hanno lo stesso valore della discussione che si può avere in un incontro fisico, ma certo non la stessa valenza visiva....... a prestoAntonio Romano da Ariano

23 settembre 2007

comunità provvisoria / Carla

In questa sorta di confessionale laico ed emotivo che si è aperto fra noi, vorrei mandare un breve cenno di solidarietà a Rosalba e a Luciana, forse perché noi donne eravamo poche e silenti (non tutte hanno parlato) e ora invece vengono fuori le parole. Vorrei solo confidare nel fatto che silenzi ed omissioni, certe mancanze di attenzione al dettaglio, alla persona, sono state un
prezzo da pagare, neanche troppo salato, all'imbarazzo e all'andare un po' a tentoni del primo incontro, i cui risultati finali, invece, vedo suggestivi e compensatori, proprio perché hanno stimolato un colloquio e delle riflessioni fra sé e sé, e fra sé e gli altri. Care amiche, cari amici, vogliamo ricordare che il personale è politico? Che si fa politica, intesa come discorso sulla comunità dei cittadini, anche parlando delle proprie inclinazioni di lettura o del tempo liberato di chi ha lasciato il lavoro e si riappropria di un tempo del fare e del pensare che intende mettere a disposizione anche degli altri? Facciamo sì che nessuno si senta più a disagio intorno a noi. Un affettuoso abbraccio Carla

teoraventura, il blog prima e dopo il sisma

Noi irpini, quando cerchiamo di scandire la nostra cronologia, abbiamo un riferimento temporale imprescindibile: il 23 novembre 1980, lu terramot. In base a questo punto cardine, poi, stabiliamo un prima e dopo. E questo vale per molte cose, per le nostre comunità, le abitudini sociali, gli orientamenti di spazio, gli affetti. continua in http://teoraventura.ilcannocchiale.it/

antipolitica irpina, il blog di gaetano amato

Da quando è nato, questo blog ha avuto due obiettivi precisi: denunciare le malefatte della classe politica di centrosinistra in Campania ed in Irpinia, e denunciare la mediocrità, l'insipienza, spesso accompagnante dalla connivenza, dall'inciucio con gli "avversari", che caratterizzano il centrodestra. continua in http://gaetanoamato.go.ilcannocchiale.it/

comunità provvisoria / Rosalba

Una breve nota Alla fine della riunione mi sentivo serena... in macchina, con Franco e Carla Perugini, ho ascoltato della musica bella... ad Atripalda, però, all' improvviso, davanti a noi, abbiamo visto, nell'altra corsia, una macchina capovolta... il guard rail accartocciato... cosi è successo al mio cuore,,, che il giorno dopo è stato risucchiato da una serie di problemi importanti... a questo punto è come come se fosse caduta tra me e l'incontro del giorno prima una sottile barriera trasparente .... Eppure io ho ascoltato, con interesse, mi sono sentita a mio agio nel partire da me... nel parlare delle mie difficoltà.. di quella che oggi è la mia vita... so che forse, per la maggior parte di voi è cosa di poco conto... non è politica... in effetti Arminio, al secondo giro della discussione, voleva che alcuni, diciamo i più politicizzati, tirassero le conseguenze della discussione, stabilissero degli obiettivi concreti.. tutto giusto... a patto che i "meno politicizzati" non siano una base passiva (l'esperienza dei partiti insegna) _ P.S Vorrei sapere se qualcuno si è sentito a disagio... e perché... Ciao a tutti Rosalba

comunità provvisoria / Luigi

L'altra sera è stata una serata diversa, interessante la prima parte, perchè ognunuo di noi ha parlato della propria esperienza; qualcuno ha fatto proposte che meritano di essere approfondite. Il secondo giro, riservato non a tutti, è stato più noioso, si è caduti nelle solite polemiche, alcune giuste, ma non era il caso di affrontarle in quella occasione. Molto gustosa la parte finale. Sicuramente, se continuiamo a frequentarci, può nascere qualcosa di buono, tenendo ai margini la politca, anche se è il pane quotidiano della vita. Dobbiamo sforzarci di proporre a noi stessi e agli altri temi, a volte anche banali, cercare di dare risposte concrete e non limitarci a denunciare il problema. Insomma fatti non parole. Luigi DG P.S. Ieri sera mi sono incontrato con Felice e gli altri "amici dell'arte". Abbiamo discusso di arte e deciso di incontrarci periodicamente nei nostri paesi per conoscerci e far conoscere le nostre opere. Successivamente pensiamo di organizzare una collettiva d'arte. Questa è un'idea da sostenere ... A metà Ottobre ci vedremo a Calitri.

22 settembre 2007

l'Irpinia sul Sole-24 Ore

su Il Sole-24 Ore del 22.9.07 in "Case&Case" due servizi sul trend immobiliare in Irpinia. cliccare per ingrandire e leggere






comunità provvisoria / Giuseppe, il dibattito sì

Cari amici, mi ha fatto davvero piacere partecipare ad una serata che è riuscita a creare un giusto mix tra impegno e divertimento. Un'esperienza unica, che mi fa ripensare in modo nuovo allo slogan "il dibattito no!" che per molto tempo è divenuta una sorta di parola d'ordine. Io dico "il dibattito sì" se serve a mettere insieme idee, riflessioni, emozioni, frustrazioni, incazzature, progetti... Io sono quello che ha deciso, almeno per il momento, di andare via dall'Irpinia, dopo un anno di permanenza con scarsi successi professionali e umani. Ebbene, peccato che una serata come questa sia arrivata al termine della mia attuale esperienza, non dico che mi avrebbe fatto cambiare idea, ma certamente avrebbe potutto riempire certe buie e solitarie serate irpine. Voglio essere positivo però, e dico che comunque considero l'esperimento interessante e che se mi allontanerò vorrò fare del rapporto con voi il più nutriente dei cordoni ombelicali e fare quanto mi è possibile per contribuire a progetti che sapremo mettere in campo. Anche perché andrò molto probabilmente a Roma, da dove conto di rientrare con una certa regolarità (se non altro per riossigenarmi...).
E proprio per rendere da subito effettivo il mio impegno, dico che un'idea da lanciarvi l'avrei, è uno dei tanti chiodi fissi che ho cominciato ad avere quando sono arrivato in Irpinia. Il tutto si può riassumere con un paio di facili slogan: "Adsl per tutti", "banda larga in montagna"! Insomma si tratta di far capire che bisogna riuscire a portare la connessione veloce in tutti i paesini della provincia, e non per un semplice vezzo tecnologico, ma perché oggi Internet ti tiene attaccato al mondo, è fonte di informazione insostituibile, e il nostro modo di stare insieme ne è dimostrazione: uniamo il reale (che c'è ed è irrinunciabile, soprattutto se si tratta di un'ottima cena...) al virtuale che ci permette di scambiare in tempo reale informazioni e idee . Io mi sono già occupato per lavoro di telecomunicazioni in passato, e ho molti contatti aperti, quando riterrete di mettere all'ordine del giorno questa questione, secondo me fondamentale, io non potrò che mettermi a disposizione. Si tratta di sensibilizzare amministrazioni comunali, provincia e operatori telefonici a intervenire per fornire un servizio senza il quale oggi si rischia davvero di rimanere tagliati fuori da molte cose. Dandovi appuntamento alla prossima occasione vi abbraccio tutti e mi raccomando, non perdiamoci di vista!! Giuseppe

21 settembre 2007

belle foto sull'altairpinia

belle foto sull’altairpinia

Viva l'Irpinia Viva
http://www.flickr.com/photos/tristandacunha/sets/72157601333361665

Indignazione e gentilezza

l'ho mandato al giornale, ma è più importante farlo leggere a voi. abbraccio corale, f.a.
INDIGNAZIONE e GENTILEZZA
Grillo e Veltroni, per me pari sono. L'Italietta della finzione mediatica non fa altro che parlare di politica. Non importa se per difenderla o per contestarla. Il problema è che si parla di una cosa che non esiste o che comunque ha un ruolo assai superficiale nella vita nazionale. Quello che siamo, quello che stiamo diventando, non si decide certo in parlamento. I politici e gli antipolitici in fondo se la passano ugualmente bene. Berlusconi è molto ricco, ma sono ricchi anche Grillo e Travaglio. Queste persone non passeranno mai per vicoli di uno dei nostri paesi più sperduti. Loro vivono per i grandi giornali, per la televisione, per le piazze affollate. C'è una dimensione ormai puramente spettacolare in tutte le discussioni che hanno a che fare con la politica. Una volta c'erano Totò e Aldo Fabrizi. Adesso abbiamo Grillo e Mastella. La cosiddetta "casta" ormai più che una vergogna nazionale è materia di spettacolo. Di fronte a questa tragica mutazione della vita sociale in una perenne fiction di massa, gli alti stipendi dei nostri parlamentari sono veramente un problema minimo. Il fatto di contestare a questa gente di prendere troppi soldi non fa che confermare questa assurda dittatura del denaro che immiserisce ogni giorno di più lo spirito della nazione. La colpa più grave dei politicanti è che sono quasi tutti ignoranti e fanno un tipo di vita che li rende ancora più ignoranti. A me interessano le storie che raccontano i vecchi dei nostri paesi. L'altro giorno a Calitri un'anziana col Parkinson mi diceva di avere paura della solitudine più della malattia. Quando ha visto che stavo per lasciarla si è messa a piangere e mi ha preso la mano, come se fossi un figlio che se ne va lontano. C'è un dolore vero, c'è un dolore nella vita di tanta gente che non arriverà mai nelle trasmissioni di Michele Santoro. In quel circo bestie e domatori si scambiano i ruoli col comune obiettivo di fare spettacolo. La vita è un'altra, ma ormai la vita non interessa a chi per mestiere dovrebbe raccontarla. I politici vivono solo per conservarsi il posto, ma fanno la stessa cosa i direttori di Banca, gli scrittori, i bidelli. Viviamo in un mondo in cui ognuno ha dichiarato guerra a tutti gli altri. È in atto la terza guerra mondiale. È in atto tra gli individui e non tra le nazioni. Tra un individuo e l'altro ci sono solchi profondissimi. Da qui bisogna partire. I soldi che sprechiamo per mantenere partiti inutili sono bene poca cosa rispetto a quello che regaliamo alle compagnie telefoniche per telefonate che non ci danno calore ma ce lo tolgono. C'è anche la casta dei dispettosi e degli indifferenti, degli accidiosi e dei maldicenti. Mettiamo anche queste sul banco degli imputati e vedremo che sul banco degli imputati ci siamo anche noi. È il momento di unire severità e cordialità e questo Grillo non lo capisce e non lo capisce neppure Travaglio. Non servono le adunate di massa. Serve costruire incontri tra poche persone che si parlino, si guardino negli occhi. Persone che discutono dei loro territori. La politica non è un concerto a reti unificate, non è la giostra delle dichiarazioni. Da qualche giorno un gruppo di irpini assai variegato sta provando a dare vita a quella che chiamo una comunità provvisoria. È il tentativo di costruire un'agenda che parta dai noi stessi, dalla nostra indignazione, ma anche dal desiderio di compassione e gentilezza.

20 settembre 2007

serve un blog

Carissimi, siamo partiti alla grande… già con le mail di Antonio Romano e Franco Festa la posta si rigonfia ed è un piacere tornare in studio … e non tutti hanno ancora aperto la prima di stamane con l’elenco allegato … le foto sono belle, siamo tutti sorridenti (durante la cena)
1. in considerazione del “volume” di posta che si genererà a breve, prego Antonio –che è bravo ed esperto- di aprire un blog proprio della comunità provvisoria, caricando man mano tutto quello che arriverà nei prossimi giorni; ancora meglio se ci darà istruzioni per pubblicare ognuno direttamente
2. le foto le ho spedite ad Antonio che le pubblicherà a breve
3. Iermano (e altri) non hanno lasciato i propri recapiti o non sono leggibili “rosadiapule”; ce li fornirà Franco F.?
4. PreS/Tletter è una rivista on line di architettura; raggiunge ca. 50.000 utenti; punta di diamante sono gli “Intermezzi” di Eduardo Alamaro (ex-napoletano, oramai a pieno titolo post-irpino della comunità provvisoria); guarda caso l’ultimo numero, scritto prima della riunione bisaccese-oscatese, contiene un passaggio sull’Irpinia, sul terremoto e su Arminio; altri scritti, pubblicati precedentemente, parlano di Castelfranci, del Goleto, della piazza di Lioni, di Teora, ecc.; con il blog potremmo contenere il tutto… riporto di seguito uno stralcio della rivista che contiene lo scritto di eduardo (cambio colore e grassetto sono miei)

www.avellinesi.it

Volevo informarvi che una bella riflessione sulle notti bianche ad Avellino di Carla Perugini è stata pubblicata sul sito che gestisco con alcuni amici: http://www.avellinesi.it/
Ciao, franco

Alamaro a Bisaccia, estate 2007

PreS/Tletter è una rivista on line di architettura; raggiunge ca. 50.000 utenti; punta di diamante sono gli “Intermezzi” di Eduardo Alamaro (ex-napoletano, oramai a pieno titolo post-irpino della comunità provvisoria); guarda caso l’ultimo numero, scritto prima della riunione bisaccese-oscatese, contiene un passaggio sull’Irpinia, sul terremoto e su Arminio; altri scritti, pubblicati precedentemente, parlano di Castelfranci, del Goleto, della piazza di Lioni, di Teora, ecc.; con il blog conterremo il tutto… riporto di seguito uno stralcio della rivista che contiene lo scritto di eduardo (cambio colore e grassetto sono miei)
PresS/Tletter n. 24-2007
http://www.prestinenza.it http://www.presstletter.com
INTERMEZZO
Piedigrotta, Beppe Grillo e la Post/Irpinia: tre (intermezzi) al prezzo di uno
Buongiorno. Ci risiamo. Riprendiamo con questi “Intermezzi” senza mezzi. Non ne ho molta voglia oggi. Sarà il caldo, la desertificazione mentale. Che vi scrivo? Gli argomenti possibili son tanti, più o meno paràrchitettonici. Volevo fare ‘na cusarella “sfiziosa”. Locale, leggera, da introibo. Una notarella sulla ripresa, dopo 25 anni di abbandono, della festa di Piedigrotta, la famosa festa settembrina di Napoli, sacro-profano (più ano che prof.), addirittura priapica, pare, alle origini, nella grotta antica. Ne è lontana traccia il noto detto: «‘A Piererotta, trase sane e jesce rotta», con evidente doppio senso. Ne scrisse da par suo anche il citatissimo Walter, Benjamin, nell’ambito delle sue osservazioni sulla “Napoli città porosa” (o purulenta, chissà?) Quell’aggettivo “poroso” l’ho sempre associato istintivamente al pus, alla materia putrida, infetta. Ho cercato di motivarmi, son andato per la via Partenope benevolo, con le lenti rosa, per scrivere bene della “Bentornata Piedigrotta”. Ma mi hanno fatto cadere le braccia e le dita sul computer. Nemmeno un barlume di idea di nuovo folclore, tanto necessario. “Festa, farina e munnezza”, ha titolato “La Repubblica/Napoli”. Non posso sparare sulla croce rossa, né sperare su “Luna rossa”. E nemmeno su amici artisti ed architetti che hanno progettato quattro carri che mi son parsi, nonostante le apparenze iperfestose, carri funebri. Funerale del comune senso del pudore civile della già Napoli nobilissima. Pure i carri di Nicola Pagliara, che ci provò nel dopo-terremoto, nel 1982, al confronto sembrano opere di Guglielmo Sanfelice. Sempre peggio, specchio dei tempi! Vedi i carri e poi muori! Desisto, non insisto (per fede, speranza e carità di Patria locale).
Potrei scrivere sulla valanga Beppe Grillo. Mi attrae il rapporto tra il suo “vaffa” e il nostro possibile e specifico “vaffarch.”, anzi per esteso, con decenza parlando, “vaffarch.culo!! Cioè sulla “global sòla” (copyright Muratore) delle archistars, (‘a Sola mia sta ‘nfronte a tte!!!). Tutti i grilli parlanti su internet e sulla piazza reale, tra la rete e il corpo dei trecentomila firmati in piazza, a Bologna Maggiore, … cioè su come cambia, in questo ping/pong tra materiale ed immateriale, la percezione e la pratica della scena urbana. Ma dopo tutto quello che s’è detto e scritto sul rapporto tra “internet che entra in noi e noi che ci diluiamo nel mondo di internet” m’è passato ‘o ggenio. Desisto, non insisto. Fa caldo.


E allora, che scrivo? Vi parlerò dell’estate, delle mie vacanze, una parte della quali le ho trascorse in Alta Irpinia. E’ tutta un’altra Italia, questa medio-montana appenninica nostrana. L’ Italia minore non bagnata dal mare, dal clamore, dalle grandi masse che popolano invece l’infelice costa, “la polpa”, ‘o purpo. Qui siamo invece nell’osso, per la verità già tutto rosicchiato, architettonicamente parlando, dopo la ricostruzione del disastroso sisma del 23 novembre ‘80. Nell’«Irpinia d’Oriente», quella che guarda verso Foggia e Bari, sta di casa Franco Arminio, “paesologo”, un tipo interessante, con quale sono entrato subito in sintonia. Possiede quel giusto disagio di stare su questa Terra che lo mette in grado di capire la sua Terra d’origine, di scavare nelle sue radici antiche. Per poi scriverne, con arte. Come la voce “Terremoto” che ha redatto per il catalogo di una mostra sugli anni settanta, in programma prossimamente alla Triennale di Milano. Me l’ha fatta leggere in anteprima. Di getto confezionai questa risposta, che partecipo con pathos ai lettori di questa PresS/T:
“ … No, secondo me sbagli: quelli, gli "irpini di sotto", quei tremila che son rimasti sotto le macerie delle loro povere case dis-armate, avevano capito tutto. In anticipo, come succede ai poeti ed ai pazzi. O semplicemente ai disturbati come noi. Succede per intuito, per dono di preveggenza divina. Senti a me, “quelli” non sono voluti uscire a bella posta! Sono rimasti "sotto". Anzi, meglio, "dentro". Dentro le cose, le loro cose e le loro case di sempre. Il loro dialetto e le loro abitudini. La loro dignitosa povertà. Nel loro Presepe. Nei loro paesi-presepi, gerarchici, solidali, aggrappati alle montagne del Pan, dell’Appennino. Son voluti rimanere nella L' Oro Irpinia millenaria. Dove le parole erano poche e “pesavano”, non erano stata ancora inflazionate come oggi. E quella parola era legata allo sguardo. L’occhio "pesava" la persona. E non sbagliava mai! Erano lupi resistenti i sepolti vivi, le vittime sacrificali. Quelli che hanno rifiutato la scintillante miseria attuale edilizia. E così si sono salvati!
Si, io lo so, li sento quando vengo dalle tue parti. Sento i loro rumori e le loro voci che pro/vengono da sotto la vostra Terra antica. Sono come i vietcong dei miei tempi, combattenti per la liberazione. Utopie. Per questo hanno scavato come talpe, hanno costruito una Irpinia parallela che sta sotto le cose e case odierne. E resistono. E fanno incursioni, guerriglia. Sono la coscienza che rode giorno per giorno la crosta attuale abusiva post/irpina. E ogni tanto ciò viene alla luce in uno scritto, in una battuta, in un grido, in un’opera, in un “intermezzo”.
Quegli irpini resistenti sono stati come “Novecento” del film omonimo, ricordi? Non scese dal transatlantico, una volta giunto di fronte allo spettacolo della metropoli, il pianista. E così quel suo magico suono d’arte rimase per sempre chiuso dentro la nave, anche quando essa andò a demolizione. Amen. …. E l'Irpinia, come quel vecchio transatlantico d’arte del film, è stata rottamata, (pìù rotta che amata), lo sai bene. Rottamazione incentivata per legge. Legge di mercato. Rottamata col consenso degli abitanti, non dimentichiamo. Quelli che si erano “salvati”, gli attuali post/irpini dilatati, allargati, smodati. Zittiti e senza parola. Quelli che si son sentiti sdoganati dalla “Grande botta”, liberi dagli antichi vincoli colla natura del luogo. Tutti, nessuno escluso, ognuno colla sua giustificazione e scusante.
“E se non mò, quando?”, si dissero. “Apprufittamme!!”, Vaffarch.culo, Povera Irpinia!!
Ma "i resistenti" scavano ancora. Sono come l’inconscio che bussa alle porte, come disse Freud nella sua famosa conferenza. E noi, con questi nostri scritti, siamo sonde, agenti di collegamento. Noi siamo “in mezzo”, mediani tra i morti e i vivi, tra i resistenti e gli esistenti. Tra l'Irpinia e la Post/Irpinia. Siamo strani sensori, cavalieri a cavallo di quella notte del 23 novembre 1980. E faceva caldo quella sera, come oggi. Speriamo bene, non ho più l'età. Ora pioviggina. Forse pioverà!”. Un saluto, Eduardo Alamaro (Eldorado)


P.S. rileggendo, segnalo ai lettori un mio lapsus: ho scambiato il cardinale Guglielmo Sanfelice per l’architetto Ferdinando Sanfelice. Forse perché il Sanfelice fu Cardine e anima dell’architettura napoletana del ‘700, l’ultima veramente moderna e autoctona! Chissà che direbbe oggi, di fronte a queste macchine da festa continua. Sarebbe Santinfelice!!! E..A.

comunità provvisoria / Luciana

Momenti di stasi e di non voglia sono giustificabili .Però, forse, l’ andare e il cercare non sono mai inutili. I pensieri e le speranze, le delusioni e gli entusiasmi delusi e non, mai vanno perduti ma restano lì, da memoria e da monito. Gli incontri, le strette di mano e i sorrisi scambiati, così come le delusioni e il ripiegarsi su se stessi, sono mattoni della stessa costruzione Sinceramente anche io, che ho vissuto solo due ore dell’incontro, sono rientrata con un senso di… bhò forse delusione, forse mi aspettavo di miracolare certe situazioni in una sola serata ed invece avevo sentito solo molte lamentele, pochi buoni propositi e qualche…bip, oggi però sono fluttuante su di una straordinaria voglia di rifarlo, sul desiderio di materializzare le congetture che ho ascoltato. Succederà, non succederà, non lo so. Ma so che sempre ne vale la pena. Luciana

comunità provvisoria / Diario

Rosalba scrive un diario. E' un diario meraviglioso, che si nutre di cose apparentemente leggere e che invece mi dà la rotta nelle difficoltà di ogni giorno. Ieri le ho detto che attendevo con curiosità di poter leggere le cose che avrebbe scritto sull' incontro. Mi ha meravigliato, affermando che non aveva voglia di scrivere nulla. Dovrò capire meglio, lei forse scriverà. Ho riflettuto a lungo sul perchè di quella risposta. Anche io indugio, nonostante il giorno felice vissuto con voi, la serata serena. E' come se, dopo tanto inutile andare, avessi paura di provare di nuovo, dopo tanto vano cercare non avessi voglia di ripartire. Passerà. Un abbraccio a tutti franco festa

il blog di antonio romano

Cari tutti! sono molto contento di essere finito in questa combriccola di pazzi furiosi che, ad essere sinceri, amo alla follia già a prima vista.No alla politica ma si al lobbying politico, si agli accademici no all'accademia....... il dialetto deve essere la lingua ufficiale del gruppo non la spocchia italiota...... ahaha scherzo.....Angelo, mandami un pò di foto via email che ospiterò in un mio articolo sul mio blog che anzi vi invito a visitare. http://antonio.romano75.googlepages.com/fammi sapere angelo!un saluto a tutti ed uno al caro Ipocondriaco de Bisaz!

19 settembre 2007

comunità provvisoria / Franco

cari,
fa piacere quando qualcuno risponde alle nostre chiamate. la cosa acquista ancora più valore in questi tempi di diffidenza e in questi luoghi dove l'entusiasmo ha vita assai più difficile dello scoraggiamento. adesso secondo me ognuno deve fare girare i suoi pensieri in assoluta libertà utlizzando lo spazio virtuale.
ieri sera ci siamo incoraggiati e credo non sfugga a nessuno il valore di ciò che è accaduto. forse ognuno ha intravisto e intravede cose diverse, ma è essenziale continuare a incoraggiargi. due cose al momento mi sembrano chiare: 1. dal prossimo incontro ogni volta ci misureremo con una situazione specifica. 2. bisogna mantenere la forma conviviale, altrimenti si finiscono per riprodurre le dinamiche dei tradizionali e noiosi incontri politici. un abbraccio a tutti
franco arminio

architetti, tocca a voi rifare il mondo

"L'Architettura è l'identità di un Paese. Mi impegnerò appieno nella missione di restituire a questo mestiere la possibilità di essere audace" Sarkozy all'inaugurazione della cité de l'architecture a Parigi, 17.9.07
cliccare sulla foto per ingrandire e leggere il testo

Belfiore e Ciamarra su Nicolas Sarkozy
in PresS/Tletter n. 25-2007
Lunedì 17 ottobre Nicolas Sarkozy ha inaugurato la Citè de l’architecture a Parigi. Architetti, tocca a voi rifare il mondo, titola a tutta pagina Repubblica di mercoledì 19 ottobre riportando ampi stralci del discorso nel quale, tra l’altro, è detto testualmente: Voglio porre l’architettura al centro delle nostre scelte politiche.
Ecco ciò che vorrei dire agli architetti di oggi: voi avete una sfida fantastica da raccogliere, quella di sviluppare la vostra creatività in un universo stretto da vincoli economici. La scelta della bellezza architettonica è una sfida al più alto grado culturale e umanistico. Io mi auguro che le regole edilizie e urbanistiche lascino più ampi margini alla scelta dei mezzi per conseguire gli obiettivi. I committenti dovrebbero sempre preoccuparsi della qualità dei progetti e circondarsi di architetti in veste di consulenti.
Oggi in Francia l’83% delle abitazioni private si costruiscono senza il contributo di un architetto: un dato che la dice lunga sullo scarso riconoscimento di questa professione. Perciò dobbiamo promuovere le ragioni dell’architettura presso gli acquirenti, i promotori e i sindaci. L’architettura è l’identità di un Paese. Mi impegnerò appieno nella missione di restituire a questo mestiere la possibilità di essere audace.
-Nessuna meraviglia per queste parole (e idee) dette dal capo di uno Stato, la Francia, che da sempre – e con particolare impegno negli ultimi decenni con Pompidou e Mitterand - ha scelto l’architettura come lo strumento espressivo più importante di una politica.
-Istruttivo quanto impari il confronto con la realtà italiana. Mai nel nostro paese un uomo politico di pari peso istituzionale ha detto parole o espresso idee del genere di quelle pronunziate da Sarkozy.
-Parole e idee che invece appartengono al lessico familiare (alla cultura, ai convincimenti, alle azioni) dell’IN/ARCH.
-Da Parigi, viene un motivo in più per continuare a coltivare le ragioni dell’architettura in un Paese che non le intende appieno.

18 settembre 2007

comunità provvisoria, bisaccia, foto

l'intero album è in FLICKR
cliccare il link seguente
http://www.flickr.com/photos/verderosa/sets/72157603303103927/
Grazie di cuore a chi ha fatto le foto e a chi le ha messe a disposizione di tutti. Mi pare che, attraverso le immagini, sia evidente anche alla vista quello che si percepiva fra noi quella sera
di settembre, una comunanza di idee e di sentire. Forse non per caso mi torna in mente che la radice greca di idea e di vista è la stessa: per noi, un felice connubio di saperi e di grazia.
Un abbraccio circolare, Carla

14 settembre 2007

vaff agli scrittori

e io ho esteso il vaff anche agli scrittori. ti allego il pezzettino che esce domani sull'unità.
spero che martedì gli irpini d'oriente non siano meno degli avellinesi, cioè dei campani d'oriente.

Perché un comico e non uno scrittore? Perché un comico è abituato a stare sulla scena e il successo non gli crea problemi. Per uno scrittore che sia veramente tale la faccenda è più complicata. Un giorno il mondo ci riesce sopportabile, il giorno dopo gli voltiamo le spalle. Uno scrittore è tale proprio perché la corrente che lo lega al mondo non è mai salda, è una cosa che va e viene, una luce che si accende a intermittenza, la luce del batticuore più che la pubblica illuminazione dentro la quale il comico si muove a suo agio. Dico questo per dire che è normale che uno scrittore non possa prendere il posto di Grillo, ma è grave che gli scrittori non tentino almeno di porsi su quella strada. Significa semplicemente mancanza di vitalità. Significa semplicemente disincanto e rassegnazione nei casi migliori, viltà e opportunismo nei casi peggiori. Non si mai vista una stagione in cui la letteratura è confinata in una così assoluta irrilevanza. È una situazione che sta benissimo alle classi dominanti perché non porta assalti alla società totalitaria in cui stiamo vivendo. Dovrebbe stare assai scomoda agli scrittori, ma in giro non si vedono spiriti molto combattivi. Al massimo si combatte per vedere pubblicato il proprio ultimo romanzetto. La scrittura è un’altra cosa. È una pratica sovversiva, a volte comica a volte drammatica, mai affiliata alla ciurmeria dominante.
È curioso vedere come in questo autunno che si annuncia ricco di parole pubbliche e pretenziose da parte di movimenti e partiti politici, gli scrittori sembrano invischiati in giochi piccoli o piccolissimi. Ora se ci si limitasse ad accudire la propria rassegnazione non ci sarebbe nulla di male. Il fatto è che ci si adopera attivamente solo per demoralizzare qualcuno che ancora smania e scalpita. È vero che siamo anime inceppate, è vero che scriviamo perché non sappiamo andare col vento in poppa, ma non possiamo consentire di farci spingere a terra ogni volta che proviamo a sollevarci. In questo caso bisogna prendere al prestito lo slogan del comico e gridare vaffanculo anche agli scrittori.

saluti arrabbiati 3 _Eduardo

vaff a veltroni e a calatrava
Lo schermone, le faccione, le manone, il plasticone, le chiocciolone …tutti al loro posto per il Campus Day … non mancava niente e nessuno … sindaco, assessori, rettori, professori, amministratori, finanzieri, imprenditori, palazzinari, portaborse e quant’altro a gremire la sala Petrassi dell’Auditorium romano …Su tutti sovrasta l’onnivoro Santiago a presentare l’ennesimo superspottone stile Apocalypse Now dove, senza ironia e senza vergogna, sciorina i suoi disegnacci da analfabeta, … sforna la sua ennesima spadellata di cozze, vongole e tortiglioni alla marinara tecnologica … per i pratoni di Tor Vergata … là dove il superpapa polacco aveva ammucchiato milioni di ragazzini sudati per farli innaffiare dalla protezione civile … qualche agosto fa …tutto colla scusa dei Mondiali di nuoto…a Roma per i “Mondiali” c’è sempre qualcuno che ce marcia … ché questo sembra il replay dello stupro dell’Olimpico … stesse manfrine … stesse messe in scena … sono solo cambiati i nomi dei protagonisti … e quella si chiamava Tangentopoli … questa … chissà … tutto per far costare 1000 quello che si poteva fare con 100 …una facoltà-rettorato a forma di cartoccione tecno con ambienti che avrebbero fatto schifo anche al capo della Spectre … piscine ricoperte da un accrocco paracul-tecnologico il cui costo alla fine supererà quello di un’intera città universitaria “normale” … viali imperiali che puro Speer je fa un baffo …a Santià … ma chi t’ha chiamato? … qui, per tutti l’artri, nun c’è ‘na lira … manco pe le pensioni … e tu come cazzo fai a buttà ner cesso tutto sto ben di Dio?

Totti, Calatrava, Caltagirone … posti “riservati” … dal Comune di Roma …
Pubblicato Martedì, 11 Settembre 2007 alle 17:46:37
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3 Commenti a “11 settembre … Santiago Superstar … al Campus day …”
Eduardo Alamaro ha scritto: Mercoledì, 12 Settembre 2007 alle 09:46:31
“A Santià … ma chi t’ha chiammato? … qui, per tutti l’artri, nun c’è sta ‘na lira … manco pe le pensioni … e tu comme cazzo fai a buttà ner cesso tutto sto ben de Dio?” Chiusura più efficace non poteva immaginarsi per questa puntata di Veltronopoli. Muratò, sì bello!! Dalli ‘nfaccia, senza riguardi. Continua all’antica maniera. Alla muratore de Roma antica. Quella di “Pane e lavoro”! “Architettura e dignità”! Vai oggi e sempre a cucchiarate di cemento ustionante ‘nmocca!! Via le mezze misure, i mediocri grigi critici e le inutili buone maniere. Quanno ce vo ce vo, che sfaxximma!!! Ma se pensano, ca simme tutti strunze!!! Coraggio, Muratò, insisti. Quello che abbiamo di fronte in Italia non è più “il Palazzo”. E’ solo ‘na Palazzina abusiva! Popolata di politici e amministratori abusivi e di mezze cazette edilizie globali!Qui però, lo ridico, ci vuole il salto di qualità del movimento dei Muratorini! Convinciti, sei di fatto il nostro Beppe Grillo parlante e scrivente! Internet e architettura! Pane e lavoro. Ci manca un canale Tv, pensaci, pensateci muratorini! Altrimenti questo “Archiwatch” si riduce a un simpatico sfogatoio, folclore (che non disdegno) a futura s/memoria d’architettura. Solo un blog per livori, senza lavori effettivi. Insomma Muratò dai, raddoppia la dose quotidiana di male parole critiche. Fallo (alla lettera) per il popolo dei Muratorini! Qui ci vuole un tuo, un nostro “Vaffarch.culo day”. Non ci sono più dei che tengano! Manco Veltroni & C. ce bloccano. Noi li blog/ghiamo (& blocchiamo)!! O no? Forse. Saluti, vostro Eldorado

saluti arrabbiati 2 _Luca

Ai saluti arrabbiati di Giovanni hanno fatto seguito numerose indignazioni, tra l’altro se ne stanno occupando giornali e televisioni…
Allego di seguito una riflessione di Luca e di seguito una incursione di Eduardo Alamaro sul blog di Giorgio Muratore (forse un po’ per addetti ai lavori…)
il malcostume e l’affarismo non appartengono solo alla politica … e i blog non li tiene solo beppe grillo !

io credo che queste odiose spavalderie servano soltanto ad attirare l'attenzione della gente su di loro... del resto si sente spesso dire "oggi non fa più meraviglia niente" ... ed allora ecco la trovata che ancora "Meraviglia".... Poi Mastella!! ... ma l'avete mica visto il servizio delle Iene di qualche mese fa.. a casa Mastella di Domenica Mattina? Il Re e la Regina che ricevevano doni e dispensavano un pò di elemosina ! Del resto in Irpinia è prassi comune ( o era ??) con i troppi signori del territorio.- Allora come facciamo a sganciarci ? Basta davvero il vaffanculo di Beppe Grillo ???
Siamo in un epoca , forse , dove si sta materializzando un forma di "nuovo anarchismo" il cui fine è forse quello di non interagire - per sovvertirli - con i sistemi politici ed istituzionali e soprattutto economici....ma semplicemente creare gruppi (anche piccoli e piccolissimi) organizzati a costruire per loro le strade di crescita economica , culturale, associativa,..... questo è un tema (forse)...! Luca

saluti arrabbiati 1 _Giovanni

Carissimi della mailing list “Irpinia”,
anche noi siamo il popolo di Internet, quello che ultimamente si fa sentire con Grillo nelle prime pagine dei giornali_
E’ bene informarci a vicenda, scambiarci le opinioni, fare politica dal basso…
Oltre il link di Grillo http://www.beppegrillo.it vi inoltro quanto ricevuto dall’amico Giovanni.
Saluti a tutti

Guardate un po’ cosa succede nella nostra “civile” Italia (cliccare di seguito) :
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/Senza-grazia-e-senza-giustizia/1765034
Nei paesi europei i politici (nostri dipendenti) usano i mezzi pubblici, come tutti noi mortali.
Qui invece è il paese delle meraviglie. Mah……
Mi verrebbe di dire, alla Grillo, ma vaf……..o.
Saluti un pò arrabbiati
Giovanni

13 settembre 2007

dietro il paesaggio parafrasando Zanzotto

Domenico Cipriano risponde all’invito “DIETRO il PAESAGGIO” e ci manda un suo scritto. Bel titolo “Dietro il paesaggio”, parafrasando Zanzotto. Il nostro paesaggio, l’Irpinia, o il nostro alter ego di scrittori, quindi il metalinguaggio della nostra esistenza in cui cerchiamo, e dove troviamo cosa? Il paesaggio è l'unico elemento che può durare, mutando, nella disgregazione inevitabile di tutte le cose. “Dietro” occorre costruire una coscienza civile e intellettuale. In Zanzotto l’io si muove all’interno del paesaggio cercando rifugio e protezione che però non trova e pertanto si limita a guardarlo in una visione che si allontana: “Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio/qui volgere le spalle”. In Irpinia occorrerebbe una politica culturale per muoversi all’interno del paesaggio. Lo sento dire da una vita soprattutto da chi spreca il denaro pubblico e a cui fa comodo che mai si crei il confronto e nasca una concreta e reale politica culturale. Così accade che non si crea nulla di nuovo che resista, bistrattando e trafugando le idee senza dare fiducia a chi le propone e mostra di saper lavorare con compiutezza ed onestà intellettuale, fuori dagli schemi dell’amicizia e del rancore personale, cercando il confronto con professionalità, mentre si cede da sempre alla compiacenza amicale affidandosi ad una ricostruzione “dilettantistica” del “paesaggio” al quale non ci resta, a questo punto, che volgere le spalle. Sappiamo che l'unico a resistere alla mutazione della trascrizione poetica è il paesaggio, ma non ci sono rimasti veri intellettuali, tranne singole eccezioni, con cui partire per raccontare la nostra esistenza e ritornare al paesaggio, dopo un percorso dentro e oltre la nostra coscienza, ma anche fuori dalla ristrettezza campanilistica. Rischiamo così di perderci, come accade da sempre, nel disfacimento dell'esistenza, dove guidano politici e cultori improvvisati, interessati allo spazio svilente della politica locale, usando purtroppo la cultura come tramite. Un saluto caro a tutti coloro che saranno presenti, Domenico Cipriano Avellino, 13 settembre 2007

5 settembre 2007

dietro il paesaggio - parlamenti in osteria

DIETRO IL PAESAGGIO . PARLAMENTI IN OSTERIA
Martedì 18 settembre Ore 16:00 passeggiata sul Formicoso Ore 17.00 conversazione al Grillo d’oro Ore 20.00 cena d’autore / L’idea nasce dalla voglia di stabilire contatti tra persone che vivono nella nostra provincia e sono intente a produrre bellezza o a tutelare la bellezza esistente di un territorio inteso come mirabile opera d’arte e non come luogo vuoto da riempire di merci e veleni. Non c’è spazio per ulteriori indugi: anche la comunità provvisoria di un incontro conviviale può diventare un salutare esercizio di ricostruzione dello spazio pubblico. Chi intende partecipare è pregato di dare un cenno di adesione il prima possibile. farminio@libero.it . studio@verderosa