30 novembre 2007

siamo tutti carpentieri

Lo so che sono impaziente, che la mia impazienza è colossale, ma io sento fortissimo il desiderio di un'altra vita. E questo desiderio mi fa sbattere come mosca in una bottiglia. Immagino che altri abbiano problemi diversi dai miei. E penso che ognuno ripete in fondo sempre la stessa vita. Cambiare è difficile e avviene solo quando si entra in una bolla di ardore collettivo. Magari non si cambia neppure in quel momento, ma almeno si ha la sensazione che la cosa possa avvenire. Ecco, noi forse stiamo edificando questa bolla, una bolla etica e non speculativa. Non mi pare un'impresa trascurabile. Anzi, è un'impresa enorme. Siamo tutti carpentieri allegramente sospesi sui ponteggi. Chi non vuole salire ancora è meglio che scenda. franco arminio

enciclica

Carissimi e carissime, con piacere vi giro la Enciclica SPE SALVI di Benedetto XVI http://images.corriere.it/Media/Foto/2007/11/30/ENCICLICA.pdfLessi mesi fa con immenso impegno e piacere il libro Gesù di Nazareth: una lettura favolosa e sconvolgente. Penso che il Teologo Ratzinger non si sia smentito nella sua ultima Enciclica. Sia che crediate sia che non crediate, vi consiglio di leggerla. Avremo tutti un motivo in più per pensarla diversamente o un motivo in più per pensarla allo stesso modo. Sicuramente un motivo in meno per arroccarci tutti in posizioni dogmatiche sia che siano di fede siano che siano di non fede. a presto. Antonio Romano

no all'incuria

... i cassonetti sono vuoti, la spazzatura è sparsa sulla strada; a pochi metri l'Abbazia del Goleto, monumento eccelso, portale del sistema turistico dell'Alta Irpinia... meta continua di pellegrini e visitatori e comunitari. Si impegnano risorse europee per la promozione turistica della Campania e non si riesce ad eliminare un poco di monnezza. Il nostro è stato per secoli un territorio pulito, abitato da una civiltà contadina che non ha mai sprecato risorse, mai ha imbrattato la campagna. Perchè succede questo ? Sono i cittadini che lasciano la spazzatura fuori dai cassonetti o i cassonetti vengono svuotati dagli operatori senza raccogliere le buste a terra ? Per favore chi può si adoperi per ripulire il nostro territorio. Impegnamoci tutti nella raccolta differenziata. Quando non c'è spazio nei cassonetti non lasciamo le buste a terra ma portiamole in altra postazione. Per gli elettrodomestici, i pneumatici, gli imballaggi dell'ikea ... adoperiamo le isole ecologiche, ce ne sono quasi in ogni comune.
Ho l'impressione che i politici utilizzino il nostro territorio quale merce di scambio per le proprie ambizioni personali. che senso avrebbe altrimenti continuare a parlare di discariche in alta irpinia ? siamo rimasti in pochi ad abitare qui, produciamo quindi pochi rifiuti, non solo, siamo virtuosi nella raccolta differenziata. Qualcuno ha calcolato quanto costerebbe trasportare le migliaia di tonnellate di rifiuti dai luoghi in cui si producono (area metropolitana, asse caserta-napoli-salerno) alle nostre aree interne? Logica ecologica vorrebbe che lo stoccaggio si facesse nelle immediate vicinanze delle città più abitate. A noi andrebbero bene piccole discariche dando facoltà ai comuni di consorziarsi liberamente tra loro per l'individuazione e gestione dei siti. In attesa dei termovalorizzatori e di una raccolta differenziata estesa anche a Napoli e provincia. angelo verderosa

il fuoco della speranza

(fiaba immaginifica di anime perse che spiccarono il volo come uccellini e si mangiarono le mosche cattive) C'era una volta ... tante anime perse ed ognuna cercava di mettere un legnetto per tenere accceso il fuoco della speranza. Quel fuoco, era proprio difficile da tenere acceso, perchè c'era Bastardìsssimologooo che ogni tanto buttava benzina sul fuoco. Un giorno Pennalà disse che era stanco di portar legna da solo, mentre gli altri non facevano niente, o pensavano solo: chi a pregare, chi a mangiare, chi se ne andava a passeggiare per i borghi; chi sognava l'isola che non c'è o, peggio ancora, il paese delle meraviglie...figurati! C'era anche Programmatico.....che ogni tanto gridava: Fermi tutti! Organizziamoci! Bisogna fare un programma! Un giorno che Programmatico gridava e Bastardissimologooo buttava benzina sul fuoco, un uccellino, udendo queste grida di disperazione di Lapennalà, volò sul davanzale della finestra della casetta di Lapennalà. Lo guardò fisso negli occhi e gli disse con aria anche un pò troppo arcigna per un'uccellino della sua stazza: ....dai non lamentarti continua mettere il Tuo legnetto nel fuoco della speranza. Vedrai che prima o poi anche gli altri si accorgeranno di quel che stai facendo tu e ti daranno una mano. L'uccellino volo via, dopo aver mangiato una mosca che era riuscita finalmente a liberarsi dalla prigionia di una bottiglia poggiata sul tavolo della cucina. Chi sà che cercava nella bottiglia se era vuota? Ma! Dopo poco arrivò Frarminio con altri amici e disse Lapennalà: sai abbiamo incontrato un uccellino e ci ha detto di non preoccuparci, di non crucciarci più di tanto perchè possiamo prendere esempio da loro. Loro volano tutto il giorno. Raccogliendo ognuno un rametto al giorno....e poi ..mangiano....guardano e vanno in giro per paesi...giocano...raccontano storie .......in verità non sono molto organizzati. Ma, vivono la bellezza del giorno. Questa li aiuta. Li fà sentire liberi di andare avanti. Pensa che tutto il tempo che sono preoccupati per qualcosa lo dedicano a star seduti davanti ai tramonti in silenzio. E, quando sono arrabbiati contano le sfumature del cielo all'alba. A quel punto arrivò di corsa Gilloliberà la moglie di Pennala. Si chiamava Gillolibera, perchè era un pò gillosa del marito ma aveva in seguito anche apprezzata la libertà. Gillolibera era bellissima e dolce come il miele. Portava sotto il braccio un fascio di legno che aveva raccolto nel bosco vicino per il fuoco della speranza. Gillolibera era emozionatissima ed iniziò a raccontare l'incontro che aveva fatto poco prima. Sapete ho incontrato un sacco di uccellini che stanno venendo qui con il loro legnetto a darci una mano, su non ci scoraggiamo. Manco finì di dire questa storia fantastica che uno stormo di uccellini tutti colorati invasero la casa. Ognuno di loro aveva un rametto nel becco. Il Capo, e si certamente doveva essere il Capo, un capo bisogna sempore averlo prima o poi, si chiamava Vorreisaperechisei. Il capo a quel punto ordinò di scaricare nel fuoco tutti i legnetti. Così il fuoco della speranza esplose in mille scintille ed illumino la casa e tutta la comunità provvisoria. Verderosa corse in casa anche lui insieme al mitico Romanoniò (grande Guerriero della Reteelettrica:Luce) gli chiese ma chi siete? Da dove venite? Giovanotto! Innanzitutto sono io che mi chiamo Vogliosaperechisei e quindi chi sei Tu! Qui le domande le faccio io! Al chè, il figlio di Vogliosaperechisei, Nonmifaccioicazzimiei intervenne e rivolgendosi al padre gli disse: dai Papà non essere così impennato in queste condizioni è dovere nostro presentarci: Siamo anime perse! Ma, è vero che avete aperto un cantiere per costruire l'isola che non c'è. Il paese di Alice. Sapete anche noi stiamo fuggendo dal nostro passato e dal nostro futuro di morte. Per questo vorremo vivere adesso! Qui! Con Voi! Per questo anche noi abbiamo portato un legnetto. A quelle parole Lapennlà, Fràrminio, Gillòlibberatà, Verderosàrosa, Romanoniò sbarrarono i loro occhi. La beatitudine, si impadroni dei loro cuori, ed a volo d'uccello preso a volare anche loro. Già erano alti sulla comunità provvisoria. Era tanta la gioia della comunità provvisoria che anche tutti gli altri, quando videro questo spettacolo, corsero a prendere il legnetto, per tenere acceso il fuoco della speranza. Se andate dalle parti Baronia e vi capita incontrare dei bellissimi uccellini, Guardateli negli occhi. Vi diranno chi sono. Nanosecondo&Prof. Sproloquio

anime con il naso rosso

Il volo delle Anime con il Naso Rosso, luogo d'atterraggio: Avellino, Corso V. Emanuele - Data dell'atterraggio: 2 dicembre 2007 (a parte le scoordinate spazio tempo la data è certa) 11,00-13,30 - 16,30/18-19 promozione: Ridere per Vivere all’interno di uno stand realizzato dai ragazzi di "Zia Lidia Social Club" di Avellino nell’ambito del Premio Nazionale cinematografico “Camillo Marino” http://www.premiocamillomarino.it/

zialidiasocialclub

grazie ad enzo maddaloni sono venuto a conoscenza della Comunità... credo che molti aspetti possano essere condivisi con la nostra zialidiasocialclub http://www.zialidia.napodano.com/ spero possa nascere un connubio di ideali e di intenti. ciao, antonio damiano

29 novembre 2007

da Michele Bortone

 

 NON SEMPRE I CONTI TORNANO, MA STAVOLTA È ANDATA COSÌ

 DISABILI SCONFITTI

"NELLA CONFEDERAZIONE ELVETICA

PASSA LA 5° REVISIONE DELL'A.I. CON IL 59'1%"

Felice,  Pascal Couchepin soddisfatto per il sì, avanti tutta per il risanamento dell'Assicurazione Invalidità. Nato il 5 aprile 1942,a Martigny si è laureato in giurisprudenza all'Università di Losanna e ha in seguito lavorato come avvocato per il proprio studio legale. Nel 1968 ha iniziato la sua attività politica come membro dell'esecutivo della sua città natale, nella quale ha assunto la carica di sindaco dal 1984 al 1998. Nel 1979 Pascal Couchepin è stato eletto Consigliere nazionale per il Partito liberale radicale (PLR). Dal 1989 al 1996 ha presieduto il gruppo parlamentare del suo partito. Eletto in Consiglio federale l'11 marzo 1998 Pascal Couchepin ha assunto le redini del Dipartimento federale dell'economia il 1 aprile 1998 sino al 31 dicembre 2002. Il 1 gennaio 2003 è passato alla testa del Dipartimento federale dell'interno a cui competono in particolare la politica sociale, la salute, l'educazione e la ricerca. 
 
Il consigliere federale ha assicurato ai disabili e agli handicappati che il risanamento dell'Assicurazione Invalidità non avverrà a loro spese. E così di punto in bianco la Svizzera del buon cioccolato,  dai buoni principi e precisa come un orologio, si risveglia una mattina  e di punto in bianco  dovrebbe creare da 1000 a 3000 nuovi posti di lavoro all'anno per persone con handicap.
Solo a condizione che la 5. revisione A.I. sia stata accettata, in quanto l'AI ha per compito principale l'integrazione professionale già dal 1960? Si parla di abusi degli assicurati, quando i primi ad abusare dell'A.I. sono stati la Confederazione, le ex regie federali e le aziende private? Ecco le coordinate di come o se meglio vogliamo gli ingredienti per il risanamento dell'Assicurazione Invalidità. Tenendo conto della prevista riduzione del numero delle nuove rendite, la reintegrazione professionale (individuazione e intervento tempestivi nonché provvedimenti di reinserimento) permetterà all'AI di risparmiare fino al 2025 in media 200 milioni di franchi all'anno.Il progetto posto in consultazione, che il Consiglio federale si era prefisso di ridurre del 10% il numero delle nuove rendite rispetto al 2003. Ma a tutto oggi le modifiche apportate alla revisione A.I. già in corso nel 2007 potrebbero permettere persino una riduzione del 20%. Per cui l'A.I. chiama in causa l'assicurazione malattie obbligatoria ad assumersi la loro responsabilità in materia di provvedimenti sanitari, ad eccezione dei casi di infermità congenita per cui l'abrogazione dell'articolo 12 LAI permetterà all'A.I. di ridurre le uscite di 69 milioni di franchi.
 
Durata minima di contribuzione per aver diritto all'A.I.
 
La durata minima di contribuzione nell'A.I. deve essere portata da uno a tre anni. Si può così impedire, cosa da non escludere,  che dopo appena un anno di soggiorno in Svizzera degli assicurati si annuncino precauzionalmente all'A.I. Con  questa misura si potranno risparmiare circa 2 milioni di franchi.
Ripercussioni finanziarie della 5a revisione A.I. L'ente pubblico finanzia il 50% delle uscite dell'A.I. i risparmi summenzionati di 510 milioni di franchi vanno dimezzati e portati al bilancio dell'A.I. come riduzione delle entrate. (50% di 510 milioni di franchi= 255 milioni di franchi).
 
Se la quota dell'oro della Banca nazionale spettante alla Confederazione dovesse essere utilizzata per ammortizzare i debiti dell'A.I. (ammesso che il trasferimento senza interessi avvenga alla fine del 2009), basterebbe aumentare l'IVA di 0,7 punti percentuali a partire dal 2008.
L'A.I. uscirebbe dalle cifre rosse nel 2010. Alla fine del 2025 il suo indebitamento ammonterebbe a 20 milioni di franchi.
La formula giusta è sempre la stessa "prevenire e meglio che curare" oppure se tanto mi da tanto uguale scopo, ma! "Se l'abuso da parte degli assicurati sarà accertato  e documentato perché la legge lo permette,  si dovrà restituire quanto percepito fino all'ultimo centesimo e sicuramente con gli interessi".
 
Tutto sommato l'argomento si commenta da solo, al cittadino spetta sempre l'ultima parola e con le sue strategie sa come farsi ascoltare, (petizioni, referendum e controprogetto sono sistemi per creare legge e abolirne). La 5. revisione A.I. sta creando un enorme polverone, paragonabile al referendum Swarzenbach contro gli italiani, ma è giusto che sia così! In una Svizzera dove il cittadino spesso è chiamato a mettere mano al portafoglio perché!!
 (E' TUTTO GRATIS QUELLO CHE NON SI PAGA). Per cui basta spreghi, chi ha tanto paga, e chi a poco da quello che può, "la legge in tutti i sensi avvolte, è uguale per tutti".
 
Michele Bortone

poesie della sinistra erotica, invito

Cari amici della comunità, mi piacerebbe ritrovarvi alla presentazione di un libro che ho curato e tradotto dallo spagnolo, della scrittrice guatemalteca Ana María Rodas, "Poesie della sinistra erotica", ed. Palomar, Bari, che si terrà mercoledì 5 dicembre, h. 18,30 al caffè Koesis di Napoli, v. Luigia Sanfelice 2, angolo Funicolare Chiaia al Vomero. Grazie, e a presto. Carla Perugini

28 novembre 2007

un focolaio di affetti e di democrazia

Cari, mi pare utile chiarire alcune cose in vista dell'incontro del sedici dicembre al Goleto. La nostra non è una comunità new age e neppure una rete di sfaccendati in cerca di scampagnate. Siamo consapevoli di vivere una stagione terribile, non solo dell'Irpinia, ma del mondo intero. Siamo in cerca di un nuovo modo di abitare i luoghi, in cerca di nuove relazioni tra le persone. Non sfugge a nessuno, credo, l'implicita natura politica di questa ricerca. Il programma del sedici dicembre è solo un canovaccio. Non è una manifestazione fatta per un pubblico. Ognuno può avere tutto lo spazio che vuole per fare e dire ciò che gli sta a cuore, ma bisogna proporsi o proporre la presenza di propri amici. Qui non c'è chi organizza e chi aderisce. Bisogna mettere il proprio legnetto sul focolaio che si è acceso, un focolaio di affetti e di democrazia. p.s. ___ è stato cestinato il post di bortone (quello sulla vicenda della lotteria) perché ci aveva scambiato per una confraternita paesana. La nostra comunità vive e vegeta in luoghi piccoli, ma non ci piace lo spirito paesano, non ci piace chi pensa che qui non si possa fare una grande vita. _ f.a.

26 novembre 2007

terremoto e protezione civile

Negli ultimi mesi, in diversi comuni della provincia di Avellino, sono stati varati i Piani Comunali di Protezione Civile, vale a dire le predisposizioni da adottare nella prima emergenza in caso di calamità e disastri di grave entità. ... continua in http://teoraventura.ilcannocchiale.it/
Ciao, ho scritto questo articolo per il corriere irpinia, è stato pubblicato oggi 26 novembre; parla di come è cambiata la protezione civile dopo il terremoto del 1980. può essere anche interessante per il blog della comunità provvisoria ? A presto, Stefano Ventura 349-6499285

il sud c'è

Il Sud c'è. Basta con i sogni. È ora di passare all'azione, di Michele Bortone
Quante volte ci siamo chiesti dove siano svaniti i nostri sogni. Non ricordo più quello che ho sognato, quello che volevo fare anch'io. Da quanto tempo non sogno più! Sarà per lo stress o perché non crediamo più nei valori della vita, non abbiamo più fiducia in noi. Per fortuna, sognare non costa niente. Eppure vi dico, amici, sognare si deve e si può. Sono piccoli e grandi castelli invisibili. E' bello sognare ad occhi aperti. Così i sogni si realizzano più facilmente. Oggi siamo tutti un po' artisti o poeti. E' vero, la poesia mette le ali al pensiero. Tutti noi abbiamo quel vizietto: poi lo faccio, poi lo faccio. Ma non facciamo mai niente e non avviene mai niente. Immaginiamo tante cose sospese, che poi finiscono nel dimenticatoio. Naturalmente commettiamo un errore abbastanza pesante. Tutto ha un prezzo e un costo, perché a pagare siamo sempre noi. Possiamo nutrire ambizioni, coltivare progetti e illusioni. Qualche svincolamento può anche starci, quando per esempio gettiamo la spugna, con la scusa che tanto non potremo mai farcela. Ma basta con i giri di parole e affrontiamo il lato pratico. Un conto è parlare e scrivere, un conto è realizzare. Forse state pensando a quello che penso io, cioè che un po' di colpa è da addossare alla burocrazia e agli abusi di potere. Ma non si può scaricare sugli altri quello che spetta solamente a noi: non possiamo sapere cosa l'altro ci risponde, se prima non gli rivolgiamo la domanda. Dunque, passiamo dalle parole ai fatti. Costo, tempo, pazienza equivale al progetto realizzato. Oggi con le nuove tecnologie a nostra disposizione è più facile fare impresa. Ma ci spaventiamo già in partenza, perché tendiamo ad ingigantire sia l'impegno che i relativi rischi. E allora restiamo bloccati, incapaci di agire. Nel nostro Sud la rassegnazione e l'impotenza sono cresciute a dismisura. Ma basta con i sogni che restano eternamente chiusi nel cassetto. È venuto il momento di svegliarsi, di rimboccarsi le maniche e passare all'azione. Il pessimismo produce soltanto altro pessimismo. È una catena che bisogna spezzare. Cerchiamo di sostituirlo con l'ottimismo della volontà, perché ne va della vita non solo nostra, ma anche di quella dei nostri figli e dei nostri nipoti. Il nostro Sud ce la può fare.

le prime foto del council a rocca

http://www.flickr.com/photos/verderosa/sets/72157603301700845/

cliccare sul link per accedere a flickr

una volta entrati in flickr cliccare su : visualizza slideshow (a destra in alto)

sul council di rocca

Grazie per l'esperienza del council che abbiamo creato sabato sera da parte mia e del mio fraterno amico Sidney. Parlare con il cuore può risultare a volte difficile, specialmente quando da tempo ci hanno fatto perdere il senso di questa cosa. Ci hanno abituato ad apparire, ad essere pragmatici, competitivi, efficienti ed efficaci perdendo la nostra essenza di esseri unici e divini. Il rito, la sacralità del cerchio del council è in ognuno di noi se riusciamo a parlare con il cuore. Le parole possono essere finestre oppure muri ed a volte, consapevoli di questo, utilizziamo più il mentale che il cuore. Che cosa è parlare con il cuore se non amore fondamentalmente verso noi stessi, superando ogni paura: la vergogna , la rabbia, l'invidia, la morale, il risentimento, la protervia. La verità non esiste. Esistono le verità. La verità di ognuno di noi che si confronta con l'altro. La verità che a volte abbiamo paura di amarci perchè non ci conosciamo davvero. Ecco il senso della poesia che avete appena letto. Voglio sapere chi sei. Lo voglio sapere adesso. Al di la delle maschere che siamo costretti ad indossare tutti i giorni. C'è bisogno di sapere chi siamo per trovare un sogno comune che è già in atto. "Ritornare a creare" una comunità. Alice. Il Paese delle Meraviglie? E' possibile realizzarlo se solo noi lo vogliamo. Il pensiero e realtà. Riscoprire il sacro che è in noi attraverso il cerchio del council c'è utile per comprendere il bisogno d'amore di cui ognuno ha bisogno. Il desidero di contribuire alla realizzazione di cio diventa comune e magicamente attraverso la consapevolezza di tutti si realizza in ognuno. Questo è il council. Questa è una modalità di comunicazione che ci fà riscoprire un modello che può illuminare i luoghi dove viviamo, la nostra identità, la direzione e lo scopo del nostro stare insieme come persone facendoci rivolgere al nostro profondo bisogno di significato nell'esistenza. Solo ora adesso nel tempo presente e non più (solo) rivolto al passato e al futuro, l'atto creativo si compie. Si compie perchè il suo bisogno non nasce dalla mente ma dal cuore. Ecco ora siete (più) pronti se volete per ripetere l'esperienze e praticare la via del cuore per la creazione della nostra "comunità provvisoria". Nel sorriso mettendo fine al dolore, perchè a parlare con il cuore si prova sempre gioia. enzo – enzo maddaloni – nanosecondo – prof. sproloquio – mototempo – comunitario – provvisorio – comunitario provvisorio – irpino – altirpino –altroirpino – d’oriente e d’occidente

voglio sapere chi sei...

La comunità ringrazia Enzo e Sidney per il grande Council tenuto a Rocca; ringrazia ancora Tancredi per l’ospitalità.

VOGLIO SAPERE CHI SEI
NON MI INTERESSA sapere cosa fai per vivere . . .
VOGLIO SAPERE quello che desideri ardentemente e se osi sognare ciò
che il Tuo cuore brama !
NON MI INTERESSA quanti anni hai . . .
VOGLIO SAPERE se rischieresTi di renderTi ridicolo per amore,
per i Tuoi sogni, per l’avventura di esistere !
NON MI INTERESSA quanti
pianeti quadrano la Tua luna . . .
VOGLIO SAPERE se hai toccato il
centro della Tua sofferenza,
se i tradimenti della vita Ti hanno aperto
o Ti sei accartocciato e chiuso per paura di altro dolore !
VOGLIO SAPERE se puoi sedere col dolore, mio o Tuo,
senza muoverTi per nasconderlo o logorarlo o ripararlo !
VOGLIO SAPERE se puoi stare con la gioia, mia o Tua,
se puoi danzare selvaggiamente e lasciare che l’estasi
Ti riempia fino alla punta delle dita

delle mani e dei piedi
senza avvertirci di stare attenti, di essere realistici,
o di ricordarci i limiti dell’essere umani !
NON MI INTERESSA sapere se la
storia che racconti è vera . . .

VOGLIO SAPERE se sei in grado di deludere un altro
per essere fedele a Te stesso,
se puoi sostenere l’accusa di tradimento
senza tradire la Tua stessa anima !
VOGLIO SAPERE se puoi essere fedele, perciò degno di fiducia !
VOGLIO SAPERE se puoi vedere la bellezza,
anche quando non è bello ogni giorno !
VOGLIO SAPERE se puoi vivere col fallimento, il Tuo e il mio,
e saper stare ancora sulla riva di un lago
a gridare alla luna argentea: SI!

NON MI INTERESSA sapere dove vivi e quanti soldi hai . . .
VOGLIO SAPERE se riesci ad alzarTi dopo una notte di dolore e
disperazione, consumata fino all’osso,
e fare ciò che deve essere fatto con i bambini !
NON MI INTERESSA sapere dove o cosa o con chi hai studiato . . .
VOGLIO SAPERE cosa Ti sostiene quando tutto casca !
VOGLIO SAPERE se puoi stare solo con Te stesso,
E se ami veramente la compagnia
che tieni a Te stesso nei momenti vuoti !

(di Oriah Mountain Dreamer - Vecchio Indiano -)

25 novembre 2007

il council a Rocca

Council del 24-11-2007 a Rocca San Felice - A distanza di un giorno, ancora un pensiero sul bellissimo momento vissuto ieri sera in quel di Rocca San Felice, insieme agli amici della "Comunità Provvisoria". Un grazie che viene dal profondo del cuore per coloro che hanno voluto questo momento di incontro, forse per alcuni singolare, certo un po' fuori dall'usuale, intrigante ma allo stesso tempo un po' inquietante. Un grazie alla comunità di Rocca che ci ha accolti con amicizia e discrezione. Bellissima la scenografia serale che questo piccolo borgo sa offrire. Guardiamo sempre lontano e non sappiamo coglier il bello che ci è vicino. La "Comunità", anche se rappresentata solo da una parte, ha goduto di un momento veramente unico, vero, fatto di grande e palpabile emozione. Dopo alcuni momenti di incertezza, ognuno ha saputo aprire il proprio animo agli altri, ha saputo trovare il modo più bello di comunicare, quello del cuore, liberando sensazioni ed emozioni. Il Council come momento di incontro, unico, cosi vicino a noi, più di quanto possa sembrare, è nei nostri ricordi ancestrali, è parte viva della storia degli uomini, è un rivissuto che ci riavvicina, è forse uno strumento fine, capace di far dismettere a molti di noi la maschera che indossiamo con troppa frequenza, per far apparire la nostra vera identità. Abbiamo bisogno di comunicare di più con gli altri, per poterci liberare delle nostre oppressioni, per sconfiggere il senso dell'incertezza, del vuoto, del pessimismo che si radica in noi soffocandoci. Un rapporto sincero e leale che possiamo ricostruire nel confronto con gli altri, può, forse, dico forse, perché molto dipende dalla nostra capacità di liberarci delle paure, aiutarci a ritrovare energie sopite e nuove, positive, che possono, anche in momenti difficili, farci tornare a sorridere alla vita. E' necessario, e questo lo grido con forza anche a me stesso, più volte, vivere con pensieri positivi, attaccarsi con forza alla vita, allontanare quanto più si può una visione pessimistica della stessa, anche se mi rendo ben conto che alcune situazioni difficili, ci provano a tal punto da svuotarci di ogni energia. Credetemi, queste poche cose da me dette, vengono dal cuore, non sono facile retorica, fanno parte del mio vissuto quotidiano, sono l'espressione di un modo di essere che viene da una vita vissuta intensamente. In questo momento, come forse può accadere a molti di noi, la mia unica paura è quella di non avere tutto il tempo necessario per realizzare i tanti progetti che ho ancora in mente. A cinquantasette anni sento ancora il desiderio di mettermi in discussione, di provare a realizzare cose per me importanti. Ancora un grazie a coloro che hanno pensato a questo bellissimo progetto che è la: "Comunità Provvisoria", con un augurio sincero di crescita morale, sociale, spirituale e perche no anche politica, chiaramente non di parte, sperando in sempre nuove adesioni. Il ritrovarsi, il confrontarsi, il dialogo, sono sicuri momenti di crescita per ognuno di noi. Non è forse questa la vera filosofia della Comunità Provvisoria? Da un amico che guarda al futuro con uno spirito da " Nuova Era" Antonio Lapenna

23 novembre 2007

per non dimenticare

UNO SPARTIACQUE STORICO - Sono ormai trascorsi 27 lunghi anni dal terribile sisma che il 23 novembre 1980 rase al suolo alcuni centri dell'Alta Irpinia e della Basilicata, cancellando intere famiglie, decimando e stremando le popolazioni locali. Si trattò di un immane cataclisma, le cui rovinose conseguenze non furono causate solo da elementi naturali, bensì pure da fattori di tipo storico-politico e antropico-culturale. Ricordo che nei mesi immediatamente successivi alla catastrofe, non furono pochi gli osservatori e gli analisti politici che si spinsero a formulare l'agghiacciante ipotesi di una vera e propria "strage di Stato". La furia tellurica investì in modo traumatico e devastante le comunità di Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni e Conza della Campania, i centri più gravemente danneggiati dal sisma. Ebbene, da quel funesto giorno sembra separarci un'eternità! In tutti questi anni, le tematiche collegate al terremoto del 1980 e alla ricostruzione post-sismica sono state oggetto di validi e complessi studi, inchieste e approfondimenti, condotti e pubblicati anche su blog e siti Internet (naturalmente sono state scritte anche scempiaggini). Per cui sembrerebbe che non ci sia molto da aggiungere. Invece, credo che valga la pena di spendere qualche frase in occasione delle consuete e rituali commemorazioni, celebrate nel 27° anniversario del triste evento. Per gli abitanti dell'Alta Irpinia, in modo particolare per i cittadini di Lioni, Sant'Angelo dei Lombardi e Conza della Campania (i tre Comuni più disastrati dell'area del cratere) il terremoto del 23 novembre 1980 ha costituito indubbiamente un avvenimento luttuoso, per cui quel giorno non rappresenta una data qualsiasi del calendario, ma segna un vero spartiacque storico-cronologico e antropologico-culturale. Equivalente all'11 settembre 2001 per gli Americani, oppure all'anno zero, ossia all'avvento di Gesù, per i cristiani. L'espressione "data-spartiacque" indica anzitutto che, a partire da quel momento storico, la nostra vita quotidiana è radicalmente mutata sotto ogni profilo. La realtà delle nostre zone si è trasformata visceralmente sul versante economico e sociale, persino a livello psicologico ed esistenziale, facendoci letteralmente regredire sul piano antropologico e culturale. Il terremoto ha straziato le nostre vite, turbato le nostre emozioni e percezioni, segnando profondamente le nostre menti, i nostri stati d'animo, la sfera interiore degli affetti e dei sentimenti più intimi, perfino i nostri istinti più elementari. Il cambiamento, inteso come imbarbarimento, si è insinuato dentro di noi, negli atteggiamenti e nelle relazioni più comuni, penetrando fino in fondo alle viscere della terra. Una terra sempre più infetta e corrotta dall'inquinamento chimico-industriale, avvelenata dai rifiuti e dalle scorie d'ogni genere. Così pure l'aria e l'acqua, che un tempo erano assolutamente pure e incontaminate. Ciò che invece sembra mantenersi perennemente intatto, immutato e quasi indisturbato, è l'assetto del potere politico-clientelare che continua a ricattare i soggetti più deboli e indifesi, a condizionare la libertà di scelta delle coscienze individuali, influenzando gli orientamenti elettorali dei singoli, vale a dire di vasti strati della popolazione. Pertanto, al fine di non dimenticare l'immane tragedia collettiva che 27 anni or sono fece precipitare nel lutto più doloroso ed insanabile le comunità dell'Alta Irpinia e della Basilicata, concludo citando un celebre aforisma: "UN POPOLO SENZA MEMORIA E' UN POPOLO SENZA SPERANZA E SENZA FUTURO". lucio garofalo

22 novembre 2007

TERREMOTO / franco arminio

Dalle mie parti siamo tutti esperti di terremoto, almeno quelli che quando venne la scossa erano adulti: ventitré novembre 1980, le sette e mezza della sera, la terra fa tremare tutto l'Appennino meridionale, l'epicentro è tra le province di Avellino, Salerno e Potenza, una decina di paesi completamente distrutti (Conza, Laviano, San Mango, Sant'Angelo dei Lombardi, Lioni, solo per ricordarne alcuni) altre centinaia danneggiati più o meno gravemente, tremila persone morte, schiacciate dal peso delle case rotte, adesso penso al fatto che non tutte sono morte subito, c'è chi sarà rimasto in agonia per qualche ora, chi avrà sentito i soccorritori che stavano per raggiungerlo e non ce l'hanno fatta a prendergli le mani, il terremoto dal punto di vista dei morti è una cosa fatta di travi sulla pancia, di buio, di gambe rotte, è un trovarsi nella spina della vita all'improvviso, sei con la bocca davanti alla maniglia della tua stanza, guardi un televisore spento, stavi vedendo la partita, tua moglie era in cucina che preparava la cena, giocavano la Iuventus e l'Inter, ma non sai com'è andata a finire, sai che sta finendo la tua vita e ti fa rabbia che continua quella degli altri, ombre che staranno lì a spartirsi questo curioso bottino che è il tempo che passa, tu sei stato appena riportato tra loro, non puoi sapere che stanno polemizzando sui soccorsi che non sono arrivati, è arrivato il presidente della Repubblica e ha fatto una scenata alla classe politica, quella che ignorava che il cemento della tua casa era disarmato, quella che non si è preoccupata che la casa in cui è morta tua madre era fatiscente nonostante tu vivessi nel mondo che si dice progredito, il mondo che anche nel tuo paese aveva voltato le spalle alla civiltà contadina per sistemarsi nella modernità incivile, è in nome di questa modernità che cominciarono a ricostruire la tua casa e quella degli altri, pensarono perfino che non bastavano le case, ci volevano anche le industrie, ora molte di quelle case sono chiuse come la tua cassa da morto e lo stesso è avvenuto per quelle industrie, non sai che questo fatto a un certo punto è stato utilizzato per combattere quelli che comandavano in queste zone, non sai che le persone del nord Italia che vennero qui ad aiutare furono assai deluse dal sapere di tanti sprechi (si parla di una spesa di sessantamila miliardi di lire, ma i conteggi cambiano a seconda di chi li fa) e diedero credito a un partito che nasceva per dire basta con questa storia del sud, il problema siamo noi, i soldi che facciamo col nostro lavoro non ce li deve togliere nessuno, e infatti nessuno glieli ha tolti, come nessun scandalo a noi ci ha tolto quelli che comandavano e che comandano ancora e che adesso fanno coi fondi europei quello che fecero col terremoto, pure questa è una faccenda scandalosa, ma per ora non fa notizia, manca il detonatore della tragedia, intanto pure l'ingegnere che ha costruito la tua casa caduta non è andato in galera e neppure chi l'ha ricostruita in maniera piuttosto orrenda, il terremoto per te è finito con la fine della scossa, ma per gli altri è continuato molti anni ed è stato una corsa a fare soldi, in questa corsa non c'era tempo per pensare alla bellezza dei paesi, il problema era solo allargali, allungarli e l'opera è stata compiuta con genio e vi hanno partecipato un poco tutti, dal parlamentare che ha fatto la legge per cui si potevano aggiustare anche case che non si erano rotte, all'architetto che ha disegnato con la matita della venalità, al cittadino che si è messo in fila ad attendere quello che gli spettava e se possibile anche qualcosa di più, ora tutti si lamentano, tutti a dire che si stava meglio prima del terremoto, tutti a rimpiangere un tempo in cui si era più uniti e più buoni, a me pare di averla vista questa bontà e questa unione solo fino a quando è durata la paura, fino a quando la gente ha dormito nelle macchine, fino a quando abbiamo cercato di salvarti, poi è andata un po' come ti ho detto.

27 anni fa

QUELLA DOMENICA DI VENTI SETTE ANNI "DI QUEL "23 NOVEMBRE 1980"
Una data che nessuno mai dimenticherà, la terrà alle 19.36 tremò per interminabili 90 secondi, nono grado della scala mercalli.
Aiuto fratello qui ci manca di tutto la terra ha tremato la casa ha distrutto.
L'Irpinia e la Basilicata fu devastata, il dolore e la paura mi è rimasta dentro, ricordo quella pagina del Mattino con la scritta "fate presto"! Il terremoto del 23 novembre 1980 ha sconvolto e cambiato il volto della Campania, in Irpinia le cifre si commentano da sole: morti 2998, feriti 8245, i senzatetto 234,960. Sul terremoto dell'Irpinia si è parlato, argomenti poveri e di poca credibilità, tanti altri montati ad arte. Se attraversiamo oggi l'Irpinia del Cratere, troviamo ancora le tracce e ferite di quella terribile Domenica. Mi guardo dentro, la paura, l'ansia mi assale nel ricordare quelle notizie non stop alla Tv. Cerco di gestire il dolore, l'emozione e lo sfogo dell'anima è il pianto. Si dice che tutto passa, il tempo e fa dimenticare, sono trascorsi venti sette anni, ma sembrano soltanto venti sette giorni. Tutto si commenta da solo, il verde è sempre più verde di una Irpinia sempre più bella. Con cordialità Michele Bortone

Venti tre novembre 1980
Quel tragico venti tre novembre
correndo e scherzando per le strade,
una bella giornata di festa
avvolta dentro un tiepido sole.
Pensavo fra un mese è Natale
e quanti ricordi di amici e miei cari lontani,
vola il mio pensiero tra loro
rincorrendosi con la luce, il mio cuore palpita e mi dice,
questo giorno non finisce mai.
Vai speranza corri anche tu tra loro
non chiudere mai il tramonto,
e non fermarti a guardare,
fai che la notte non insegua più il giorno
e fermi il vento che mi porta il pianto,
e le grida di aiuto di quella povera gente.

comunità ( eduardo )

la comunità provvisoria è vicina ad Eduardo e lo abbraccia in questo momento di dolore e di speranza

Casa-Madre / eduardo alamaro

“La casa e l’albero”. E’ il sottotitolo di un vecchio libro del non dimenticato professor Roberto Pane che ha come tema l’ambiente naturale e costruito della Campania. Edito da Montanino Editore-Napoli, in occasione di «Italia ’61 », documentò magistralmente, attraverso ottime foto dell’autore, introdotte da poche ed efficaci schede tematiche, “singolari aspetti dell’edilizia popolare ed agricola campana”. L’architettura quindi, “non era presentata nei suoi aspetti monumentali, ma in quelli più propriamente corali”. Quando lo scoprii, amai quel libro, oggi raro (in molti sensi). Vi trovai molta poesia e verità “antica”. L’addio ad un mondo “normale”, niente performance. Solo Pane e lavoro. Sfogliarlo oggi è addirittura struggente, per chi conosce ed ama quei “nostri” delicatissimi luoghi, oggi spesso irriconoscibili. E perciò son diventati miei luoghi della memoria, nutrimento, arte, poesia, ironia, sberleffo…. insomma «‘a casciaforte», come da titolo della famosa canzone.
Mi è venuto in mente prepotentemente questo libro, anzi il titolo di questo libro, “la casa e l’albero”, in questi giorni, dolorosi per me e la mia casa “antica”: la mia anziana e nobile madre siciliana, appartenente ad una Sicilia profonda e misteriosa, si va spegnendo lentamente, inesorabilmente, come una candela. Quel titolo “amico” del libro del professor Pane mi ha fatto perciò molta compagnia. Insieme alle sue struggenti immagini b/n, quelle che lo rendono documento di un mondo che fu. Mi sono passate nella mente quelle case, quelle chiesette, quei volti paesani e faticati, …. quelle architetture semplici e corali, "normali", santi quotidiani. Sono scese una ad una, lentamente, quelle immagini, come le mie silenziose lacrime sul foglio. Come le gocce di sangue che dalla bottiglietta montata sul trespolo dell'ospedale vanno ad irrorare un “monumento” antico, mia madre, che non vuol cedere. Una lotta disperata, quella tra quella “mia” antica Casa-Madre e la ruspa della Morte … il sangue della trasfusione, come iniezioni di cemento nelle vecchie mura, tentano di trattenerla in vita, ancora per un giorno, per due, una settimana, chissà? Erano case forti, casceforti ben costruite, quelle d’ante-guerra, tradizionali ma robuste e adatte all'uso… ma dalli e dalli, a colpi di ruspa, saranno tutte demolite, rottamate. Ora sembra il turno di mia madre …..
Stamani il medico mi ha detto: "E' una donna d'acciaio, … la pressione e il cuore reggono,… è aggrappata con le unghia e con i denti alla vita, alla Terra, perciò resiste. E’ 'nu lione!!” Scusate, sto piangendo, mi faccio forza, proseguo. La vita continua, lo so. Si faranno altre case, altre madri partoriranno, altri alberi si pianteranno, altri figli nasceranno. Altri libri d’amore si scriveranno, spero. Ma questo “mio” b/n è chiuso. Stop, rivado in ospedale. Chissà se ha resistito la mia “casarella”?, la mia Casa-Madre?
Oggi a Napoli è una bellissima giornata, meravigliosa. C’è il sole che scalda, che mi asciuga le lacrime. E come si dice qui: “Quanno jesce ‘na jurnata ‘e sole pigliatella, pecchè chella malamente sta arreta ‘a porta!” E perciò, uscito stamani dal “Fatebenefratelli” di via Manzoni a Posillipo, ho fatto il "giro largo" per andare alla Stella. Me ne sono andato in macchina per via Caracciolo, via Partenope, … ho rivisto la città, l’arco del golfo, la sagoma-madre del Vesuvio, il Sole, … piangevo, … ma ho anche respirato: v’immaginate se ci fosse stato anche il freddo ed il nebbione del Nord? Non sarebbe stato peggio? Saluti, scusate questo intermezzo triste, ma anche di speranza, ... non ho voluto “mancare”, nonostante tutto, Eduardo Alamaro

21 novembre 2007

lacedoniesi nel mondo

Comunicato stampa con preghiera di pubblicazione grazie. Michele Bortone

a proposito di rottamazione...

...a proposito di rottamazione, caro Franco, e del tuo emozionante intervento, forse la chiave per capire questo nostro tempo sta nel riconoscere che è ormai venuto meno uno strumento primitivo d'interpretazione: quello, cioè, del segno che corrisponde alla parola, del significante al significato. Noi ex-tutto (ex-sessantottini, ex-comunisti, ex-ribelli...) ci aggrappiamo ancora
alla promessa del Medesimo. Come il Don Chisciotte analizzato da Foucault (sono bellissime quelle poche pagine a lui dedicate in "Le parole e le cose"), ancora crediamo che le parole dicano il vero, che siano il linguaggio del mondo. Noi, come lui, leggiamo il mondo, mentre altri lo agiscono. E sanno che esso è il regno della Differenza, dove nulla è realmente così come viene etichettato. Così si puo' spacciare per "politica progressista" lo sfacelo dei luoghi, per solidarietà l'interesse di pochi, per realismo politico la più trita pratica di consociativismo. "Umili e oppressi" non significano più. "Comunismo" meno che mai. E forse anche parole come "compassione" e "dignità" dovremo andarle a cercare sotto i sassi delle nostre piccole patrie sconquassate, dove sono andate a rifugiarsi in attesa di chi torni a prendersene cura. Carla

METAFORE, terzo appuntamento

Il comunitario Domenico Cipriano ci invita per “METAFORE” (a cura di Raffaele Barbieri, Domenico Cipriano, Enzo Marangelo) Venerdì 23 novembre alle ore 21,00 presso Azienda Agrituristica “TERRANOVA” . SOLOFRA In questo terzo appuntamento ascolteremo le poesie e le performance dei poeti: Ciro Vitello, Ugo Piscopo, Enzo Rega, Giuseppe Vetromile, Enrico Fagnano e Rosaria Zizzo.. Chiuderà la serata il “diario di bordo” a cura di Luigi Grosso, un’occasione per dialogare con il pubblico che intenderà essere coinvolto per uno scambio di opinioni e di sensazioni trasmesse dalle letture. info e contatti: prenotazione@agriterranova.it, tel./fax 0825 534235, cell. 346 8711020 (Maria Buonanno)


20 novembre 2007

comunità provvisoria, aggiornamenti

-nuovi orizzonti del paesaggio, un invito di Biagio Cillo per il 4 e 5 dicembre

-rottamazione comunista, scritto stamane da Franco Arminio in giro per la sua bisaccia

-council con Sidney e prof. Sproloquio, programma e conferma adesioni per sabato 24 novembre

-liberiamo il vento dalla torri eoliche, messaggio di Michele Bortone, da Lugano CH

-il padre degli animali, l’ultimo libro di Andrea di Consoli, comunitario provvisorio

-droga e disagio giovanile, continua l’analisi di Lucio Garofalo

per il “council” la conferma di partecipazione è nei “commenti” del post

per “nuovi orizzonti del paesaggio”, napoli 4 dicembre, chi vuole partecipare >>> “commenti”

"nuovi orizzonti del paesaggio"

Con la Convenzione Europea del Paesaggio le popolazioni assumono un ruolo centrale nei processi di trasformazione e gestione dei paesaggi. Per affrontare questa sfida servono idee innovative e un forte entusiasmo. In tal senso il seminario mette a confronto originali apporti di giovani studiose in grado di aprire nuovi orizzonti sulle tematiche riguardanti il paesaggio.
Biagio Cillo (auspicabile futuro comunitario)

Claudia Cassatella / IPERPAESAGGI - LO SPAZIO DELL’INNOVAZIONE E LA CREAZIONE DI NUOVE IDENTITA’ NUOVI ORIZZONTI DEL PAESAGGIO ___ Tessa Matteini / PAESAGGI DEL TEMPO - I SEGNI DEL PASSATO NEL PROGETTO DI PAESAGGIO ___ Silvia Mantovani / TRA ORDINE E CAOS - NUOVE REGOLE PER L’URBANISTICA PAESAGGISTA ___ Barbara Pizzo / IL PAESAGGIO COME COSTRUTTO STRATEGICO

Napoli, Palazzo Serra di Cassano - via Monte di Dio 14
Martedì 4 dicembre 2007, ore 15.00
Mercoledì 5 dicembre 2007, ore 9.30

rottamazione comunista

Oggi Raffaele Solimine, un vecchio comunista di Bisaccia, ha pianto sulla mia spalla. Parlava del fatto che sente vicina la morte e che non se la sente più di salire le scale che portano al Comune. Mi diceva che gli piacerebbe vedere un altro sindaco prima di andare al cimitero. Mi diceva che io sono la sua ultima speranza. Dopo che mi ha detto questo si è messo a piangere. Ora voglio dire qualcosa in cui non c'entra niente il sindaco e neppure io, che il sindaco non lo farò mai.
C'è una delusione verso la politica che in qualche caso si trasforma in dolore, il dolore di chi sente che non c'è più nessuno che si occupa veramente dei più deboli, di quelli che una volta si chiamavano gli umili e gli oppressi. Anzi, si ha l'impressione che si faccia di tutto per tenersi alla larga da queste persone. Molti dei vecchi dirigenti comunisti hanno messo nel cassetto ogni foga, ogni smania di cambiamento. Quello che conta è partecipare in qualche modo alla spartizione del potere. E le persone che per decenni si sono illuse che dovesse arrivare il sol dell'avvenire, adesso non hanno più alcuna bandiera a cui rivolgersi. Queste persone si sfogano con il medico di famiglia, con un prete, con il direttore della posta. Se hanno un problema sanno che il politico a cui si sono rivolti ha risposto con una menzogna ed è pronto a dirne un'altra appena torneranno a chiedere aiuto. In un momento in cui nessun partito ha in agenda la trasformazione del mondo, la politica che non sa aiutare le persone non serve a niente. Girando per i paesi mi capita praticamente ogni giorno di parlare con anziani che hanno problemi di cui non si occupa nessuno.
Non c'è la sezione, non ci sono i vicini di casa, non ci sono i figli e se ci sono hanno altro da fare. Veramente stiamo rottamando in maniera impietosa un grande quantità di uomini e donne che hanno il difetto di essere anziane e di aver vissuto con grande dignità. Quello che una volta era il popolo della sinistra, adesso è un informe ammasso di solitudini e disperazione di cui nessuno si prende cura. E fa un certo effetto che debba arrivare uno come Berlusconi a rispolverare questa parola. L'uomo che oggi ha pianto sulle mie spalle è stato in galera per avere occupato le terre dei galantuomini negli anni cinquanta. Adesso c'è la galera dell'indifferenza. Chi soffre non trova compassione. Chi ha i soldi ha molti modi per farne altri. Chi ne ha pochi, ha solo il modo di averne sempre meno. Non rimane che piangere per chi non ha la fede in un altrove in cui gli ultimi saranno i primi. franco arminio

17 novembre 2007

council rito con sidney e prof. sproloquio

"ritornare alla creazione" è uno degli obiettivi fondamentali dell'azione che si prefigge lo stesso COUNCIL. camminiamo nella bellezza.
apppuntamento SABATO 24 alle coordinate 40°57'06 lat. N - 15°09'51" long.E elev. 712
sotto il Tiglio di Rocca S.F. alle ore 17 per la visita del Borgo; alle 18,30 arriveranno Sidney e il Prof. Sproloquio
l'incontro durerà 2 ore (dalle 19 alle 21)
per fare un council per bene non si può essere più di 15/18 persone

non serve spiegare cosa è un council; il council va fatto perchè ogni council è unico e divino_
>>> >conviene organizzare una lista di partecipanti certi e chiuderla a 20 persone
la lista si formerà nei commenti di questo 'post'
ci vediamo direttamente a Rocca il 24 !
dare conferma per il post-council: prodotti tipici e una zuppa calda nel "Donjon" a Rocca, probabilmente dalle 21.30 alle 23
scrive nanosecondo:
… Questa esperienza del “tempo” la ritroviamo anche nel Vangelo di San Tommaso che ci indica un Gesù “vivente” , che vive oggi in mezzo a noi. Oggi o tra duemila anni Egli è qui adesso. Gesù non è remoto, nascosto. E’ immediatamente accessibile. Dà insegnamenti per guidare chi è in viaggio con Lui.
… Ecco il Council è una modalità, un rito, una “macchina del tempo” che ci aiuterà a far emergere quella luce interiore e quel potere che è già in noi, ma noi gli abbiamo impedito di uscire.
… Possiamo dare vita a una sensazione corporea olistica, inizialmente poco chiara (forse) ma sarà certamente la sensazione globale del significato di una questione particolare.
… E’ percorrrendo questo “luogo” - il cerchio del council - che può avere origine una serie di cambiamenti interiori. Un “transito” costituito da molti passi.
approfondimenti in http://www.girodivite.it/Il-Council-un-percorso-di-transito.html

14 novembre 2007

liberiamo il vento dalla torri eoliche

6900 Lugano, 14 novembre '07
SCEMPIO DEL TERRITORIO IN NOME DELL'AMBIENTE
NON RICONOSCO PIÙ IL MIO PAESE
LIBERIAMO IL VENTO DALLE TORRI EOLICHE
Carissimi irpini, sarebbe opportuno sfruttare il sito altairpinia per delle discussioni di utilità pubblica. Io non sono contrario alle pale eoliche, però sarebbe interessante sentire il parere d'altri. Con cordialità Michele Bortone. Associazione Lacedoniesi nel Mondo - CH Lugano
-ulteriori post di Michele Bortone seguono nei "commenti"
-per la discussione, inserite i vostri testi in "commenti"

il padre degli animali

Il figlio dice: “Papà, io ho paura dei serpenti”. E il padre risponde: “Non devi avere paura dei serpenti. Tu devi ucciderli, ma dopo che li hai uccisi devi avere pietà, perché sono indifesi. E anche seppellire, li devi, perché ogni creatura su questa terra deve essere seppellita.” __ Il padre parla e tenta di indicare una strada al figlio, un percorso di vita, una strategia di sopravvivenza. Parla e a volte sbaglia, a volte si smarrisce. __ Il figlio ascolta il padre, ma si dimentica – o forse non sa – che il padre è anche figlio e che anche lui, che ora è figlio, un giorno sarà padre. Non pensa, o forse si rifiuta di pensare, il figlio, che il padre è uomo e che in quanto tale è soggetto a errori e fallimenti. __ 'il padre degli animali' è l’ultimo romanzo edito da Rizzoli di Andrea Di Consoli, comunitario provvisorio >>>

>per approfondimenti: http://www.kultunderground.org/articoli.asp?art=655

13 novembre 2007

droga e disagio giovanile

Il problema delle tossicodipendenze non è una questione di ordine pubblico, benché come tale venga considerata nelle nostre zone, rinunciando ad un'analisi razionale del fenomeno e ad una rigorosa prassi politico-sociale, per abdicare a favore dell'azione poliziesca e invocare una crescente militarizzazione del territorio. Tale scelta politica (che sembra aver coinciso con l'orientamento, autoritario ed iper-proibizionista, del governo Berlusconi), non solo non ha mai eliminato o dissuaso determinati atteggiamenti ritenuti "devianti", ma al contrario li ha ulteriormente aggravati. E' indubbio che alcune sostanze, come le cosiddette "droghe pesanti", siano letali, per cui chi ne abusa rischia la morte; ma è altrettanto certo che la pericolosità di simili droghe, in quanto proibite, anzi proprio perché proibite, venga notevolmente amplificata. __ Del resto, qualsiasi comportamento sociale che produca effetti nocivi per la salute psicofisica delle persone (si pensi anche all' abuso di superalcolici, al consumo eccessivo di nicotina o all'assunzione abituale di psicofarmaci), nella misura in cui venga ridotto ad oggetto di ordine pubblico, perché vietato e perseguito penalmente, potrebbe far salire il livello della tensione sociale, degenerando in atti criminali condannati alla clandestinità e alla disapprovazione sociale e determinando una crescente spirale di violenza. __ Tale riflessione va approfondita in altre sedi, in maniera lucida e libera da condizionamenti emotivi. __ Non si può rimanere indifferenti, delegando ogni responsabilità ed ogni onere esclusivamente alle forze dell'ordine. Penso che si debba rilanciare l'iniziativa politica democratica, per sollecitare anzitutto un'opera di analisi e costruire un vasto momento di confronto pubblico che coinvolga la nostra gente, i giovani, le varie agenzie politiche, istituzionali, sociali e culturali, presenti sul territorio. Credo che si debbano sostenere tutte quelle idee e quelle azioni volte ad indagare seriamente il fenomeno delle tossicodipendenze, per conoscerlo nelle sue effettive dimensioni locali e nella sua reale consistenza sociale. __ A tale scopo si dovrebbe finalmente porre in essere l'istituzione di un "osservatorio territoriale", formato soprattutto da elementi esperti, ossia da una serie di figure professionali - psicologi, sociologi, medici, educatori ed operatori di strada -, ma anche da rappresentanti della politica locale. Tale gruppo dovrà essere in condizione di studiare con efficacia il fenomeno, agendo con cautela nei riguardi delle famiglie interessate, per dare risposte incisive e concrete ai soggetti in difficoltà. __ Occorrerà discutere e decidere se questo "osservatorio" possa avere un raggio d'azione sovracomunale, e da quali istituzioni potrebbe essere promosso e finanziato. __ Si tratta quindi di compiere una radicale inversione di rotta rispetto alla linea politica finora seguita. Il problema delle tossicodipendenze non si può più fronteggiare usando la forza pubblica o attuando progetti di segregazione sociale, come avviene in alcune "comunità". Al contrario si deve prendere coscienza della reale natura del problema, dissimulata sotto una veste deformata dalle reazioni più irrazionali messe in moto dal sistema vigente. Bisogna rendersi conto della pericolosità sociale delle risposte repressive ed alienanti scatenate dal regime proibizionista, ormai fallito. __ Pertanto, sgombrando il campo da ogni luogo comune - come la tesi che equipara le "droghe leggere" a quelle "pesanti"- , il problema delle tossicodipendenze appare per quello che in effetti è: una questione di carattere socio-culturale ed educativo, da un lato, ed una grave emergenza sanitaria, dall'altro. Pertanto, credo che si debba perseguire una duplice finalità: - avviare una campagna di sensibilizzazione, di prevenzione e di controinformazione politica, per abbattere lo stato di ignoranza che genera pregiudizi, paure ed eccessi di allarmismo sociale; - intraprendere una serie di azioni per mettere il nostro territorio in condizione di fronteggiare l'emergenza sanitaria, che presuppone quantomeno l'esistenza di un presidio di pronto intervento, il che comporta un rilancio della sanità pubblica nelle nostre zone, di fronte al degrado esistente. __ A riguardo si potrebbe e si dovrebbe richiedere all'ASL-AV1, l'istituzione di un SERT nel territorio dell'Alta Irpinia, dato che il più vicino alle nostre zone è dislocato nel Comune di Grottaminarda. __ Questo articolo non prescrive alcuna soluzione, ma si propone di suscitare un serio dibattito pubblico a partire dall'innegabile realtà del disagio giovanile, che richiede nuovi e più incisivi strumenti di indagine e di prassi politico-sociale, finora mai concepiti, e tantomeno messi in opera. __ La questione del disagio giovanile è da tempo oggetto di un'ampia rassegna di studi, di analisi e di ricerche, e malgrado ciò non si conoscono ancora risposte efficaci, mentre l'universo giovanile, anche nelle nostre zone, continua a manifestare aspre e dure contraddizioni, a cominciare dall'emergenza di nuove forme di tossicodipendenza e di devianza troppo spesso sottovalutate. __ Preciso subito che, rispetto al tema del disagio esistenziale dei giovani (benché occorra ammettere che il disagio non è una condizione esclusivamente giovanile in senso strettamente anagrafico, ma appartiene purtroppo anche ad altre categorie di persone, come ad esempio gli anziani), si dovrebbero tener presenti alcune nozioni che non sono affatto ovvie né superflue. __ E' noto che il fenomeno del "disagio" o, per meglio dire, della "disobbedienza", della "trasgressione", costituisce una caratteristica fisiologica, quindi ineludibile ed inscindibile, dell'esistenza giovanile, in modo specifico della fase adolescenziale. __ Infatti, gli psicologi fanno riferimento alla tappa evolutiva della pubertà descrivendola come "età della disobbedienza", in quanto momento assai importante e delicato per lo sviluppo psicologico e caratteriale dell'individuo in giovane età, ossia del soggetto in fase di crescita e di cambiamento, non solo sotto il profilo fisico-motorio e dimensionale, ma anche sul versante mentale, affettivo e morale. Proprio attraverso un atto di rifiuto e di negazione dell'autorità incarnata dall'adulto - sia esso il padre, il professore o il mondo degli adulti in generale -, l'adolescente compie un gesto vitale di autoaffermazione individuale, per raggiungere un crescente grado di autonomia della propria personalità di fronte al mondo esterno. Senza tale processo di crisi e di negazione, di rigetto e di disobbedienza, vissuto in genere dal soggetto in età adolescenziale, non potrebbe attuarsi pienamente lo sviluppo di una personalità autonoma, libera e matura, non potrebbe cioè formarsi la coscienza dell'adulto, del libero cittadino. Inteso in tal senso, il disagio acquista un valore indubbiamente prezioso, altamente positivo, di segno liberatorio e creativo, nella misura in cui l'elemento critico concorre in modo determinante a promuovere nell'essere umano un'intelligenza cosciente ed autonoma, ossia una mente capace di formulare giudizi, opinioni e convinzioni proprie, originali e coerenti, requisito fondamentale per acquisire uno stato di effettiva cittadinanza che non sia sancito solo formalmente sulla carta della nostra Costituzione. __ Ebbene, a mio modesto avviso, tale processo di maturazione e di emancipazione non si conclude mai, nel senso che una personalità veramente libera, duttile e creativa, è sempre pronta a reagire, a ribellarsi, a disobbedire, per salvaguardare la propria dignità, la propria libertà, la propria vitalità. __ Al contrario, credo fermamente che ci si debba preoccupare dell'assenza, non solo nell'adolescente ma nell'essere umano in genere, di un simile atteggiamento e di un simile stato d'animo, di ansia liberatoria, di desiderio di riscatto e di autoaffermazione, di capacità di rivolta e disobbedienza, un complesso di sentimenti e di attitudini che suscitano sicuramente motivi di disagio e di crisi, ma sono comunque necessari per una continua maturazione della persona. Mancando tali dinamiche psicologico-esistenziali ci sarebbe da allarmarsi, in quanto non avremmo formato una personalità davvero autonoma, cosciente e matura, ma solamente un individuo passivo, inerte e succube, un conformista vile e pavido, un gregario, insomma un servo. __ Quando, invece, il disagio può determinare una situazione davvero inquietante e preoccupante? __ Secondo me, quando il disagio non viene rielaborato in chiave critica e creativa, dunque in funzione liberatoria, ma degenera in un malessere devastante, quando produce una condizione esistenziale estremamente alienante e patologica, se non addirittura criminale. __ Ebbene, la tossico-dipendenza (intesa in senso lato, anche come alcool-dipendenza) costituisce una delle manifestazioni patologiche, devianti ed autodistruttive, che sono la conseguenza di un disagio che non è stato superato in modo cosciente, inducendo comportamenti di auto-emarginazione, di rifiuto nichilistico verso la società, di chiusura egoistica del soggetto in crisi. __ Anche nelle nostre comunità mi pare che negli ultimi anni il fenomeno della tossicodipendenza giovanile - che, ripeto, si configura soprattutto nella forma dell'alcool-dipendenza - sia cresciuto a dismisura e sia estremamente diffuso ed avvertito all'interno della nostra realtà quotidiana. __ Ciò vale per l'intera area territoriale circostante, che fa capo al contesto sociale di Lioni ed a Lioni ha trovato un importante centro di attrazione e di gravitazione, soprattutto per ragioni economico-commerciali e consumistiche, ivi compreso il consumo di sostanze alcoliche e stupefacenti. __ Un consumo che è sciocco ed illusorio pensare di interrompere o eliminare facendo ricorso a misure esclusivamente alienanti e repressive, ovvero a provvedimenti di polizia e di ordine pubblico o di chiusura anticipata dei locali, che sono metodi assolutamente sterili. __ A questo punto, proviamo ad esaminare le ipotetiche cause che si presume possano essere all'origine della condizione del "disagio giovanile", nello specifico delle realtà locali. __ In linea di massima, i principali fattori che possono provocare situazioni di disagio e, degenerando, di devianza, sono riconducibili sinteticamente e schematicamente: - alle problematiche ed alle contraddizioni familiari; - alla marginalità socio-economica; - alla deprivazione culturale; - alla carenza, sul territorio, di offerte di socializzazione e di aggregazione nel tempo libero; - all'assenza ed alla genericità dei programmi di formazione professionale; - ad atteggiamenti di emulazione di fronte alla devianza. Le cause succitate sono state rilevate e descritte efficacemente in "Un'indagine sulla condizione giovanile nelle province di Avellino e Benevento", un valido documento dal titolo "Giovani e condizionamenti ambientali", patrocinato dal Consorzio Interprovinciale Alto Calore, la cui stampa risale al mese di Marzo del 2000 (io sono riuscito a leggerne una copia disponibile presso il servizio Informagiovani di Lioni). __ Tale analisi si conferma molto valida anche nella situazione odierna, considerando soprattutto i tragici episodi che hanno segnato la cronaca locale degli ultimi anni. __ Non m'illudo certo di aver esaurito un argomento tanto vasto, complesso e difficile, né di aver fornito la soluzione "magica" per una simile emergenza sociale. __ Tuttavia mi auguro di riuscire a lanciare un input utile ed efficace, capace di promuovere e suscitare una riflessione più ampia, approfondita e, soprattutto, pubblica e corale, in merito a tali problematiche che ormai fanno parte della realtà quotidiana delle nostre zone, che lo si voglia riconoscere o meno. Lucio Garofalo

comunità provvisoria, aggiornamenti

13.11.2007 - aggiornamenti post-cairano su www.altairpinia.blogspot.com

-council rito, un invito dal dr. Sproloquio alla “comunità” per sabato 24 novembre

-ecco i miei irpini, un racconto di Carla Perugini (da non perdere)

-una splendida giornata, di Antonio Romano

-chi c’è nella comunità provvisoria, adesioni dopo cairano

-prime foto e primi video dell’11 (inviate voi gli altri)

-teora infuriata, continua il viaggio di Alamaro (infuriato)

-disagi irpini, continua l’analisi di Lucio Garofalo

AVVISI comunitari (necessita comunicare meglio):

-sono troppe le e.mail inviate con “reply” e quindi dirette a tutti: intasano le mail.box e irritano alcuni comunitari !

evitare di spedire link, barzellette, catene, ecc.

per comunicare a tutti ci sono 3 possibilità:

-scrivere una mail all’indirizzo: altairpinia@gmail.com ; provvedono i blogger ad inserire il tutto nel BLOG

-scrivere un “commento” all’ultimo rigo di un POST

-scrivere direttamente un POST nel Blog, inviando una mail a : studio173.altairpinia@blogger.com

---nell’oggetto scrivete il titolo del “post” (dell’articolo)

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le e.mail restano per comunicare in modo ristretto (ad esempio per battibeccare Franco e Antonio)

nanosecondo / council rito

carissimi provvisori,
SU CAIRANO: Che dire? semplicemente bellissimo e perfetto proprio per la provvisorietà dell'evento che credo e spero possa essere ripetuto come esperienza, facendo anche visite a domicilio; alcuni vecchietti non potevano muoversi da casa per venire in ambulatorio. Ho invitato i ragazzi a raccontar(si); se mi arrivano delle e.mail ve le giro_
(CONSIDERATO) che stiamo studiando per essere più stupidi di quello che già siamo ed il 16,17 e 18 novembre con la nostra carovana di volontari e clown dottori saremo a "capovolgere" la Fiera dell'Hobby Show alla Mostra d'Oltremare a Napoli. Questo è il secondo anno che ci invitano all'evento ospitandoci; si raccoglieranno fondi per i nostri progetti in ospedale_
PROPOSTA APPUNTAMENTO (vi preciso però che NON C'ENTRA RIDERE PER VIVERE Campania perchè questa è un' "altra via che sto cercando di percorrere" con la mia moto del tempo): sabato 24 novembre viene il mio carissimo amico Sidney da Roma. Lui è un "vecchio indiano d'america" e la sua esperienza sul "COUNCIL RITO" (per la tradizione), modalità di comunicazione non violenta (con Rosenberg), oggi biologia della credenza con Bruce Lipton (e/o con il Sistema APUD neuroscienze), credo possa essere un'esperienza da praticare nella vostra/nostra comunità provvisoria, "nel tempo presente" proprio in rapporto a quella esigenza che tutti noi avvertiamo di "ritornare alla creazione". Per questo vi propongo un incontro specifico (se volete) per questa occasione (da non perdere) di incontrare e farvi conoscere Sidney. Considerato che lui è impegnato in un seminario formativo a Napoli fino alle 17,00 potremmo stare lì da voi alle 18/19,00. Fatemi sapere che ci organizziamo tutto aggratis. cogli l'attimo! Prof. Sproloquio ___ P.S. si parla di depressione e di sdoppiamento di personalità, ormai cerco sempre più di essere uno e trino e di per sè unico e divino come voi tutti.

ACCOGLIAMO la proposta del Prof. Sproloquio alias "nanosecondo"... perché siamo curiosi e perché è molto generosa. si potrebbe immaginare qualcosa dalle 17.00 alle 19.00, per esempio darci appuntamento a rocca san felice e poi puntare sul goleto. un pò di moto prima della riunione da fermi può essere utile. si può anche immaginare una cosa al goleto dalle 17.00 alle 19.00, tipo una lezione di paesologia, con proiezione del documentario, ma forse teniamo le persone troppo sulle sedie. in ogni caso sarebbe da immaginare la cena collettiva con derrate proprie. è chiaro che l'incontro del 24 sarebbe anche utile per definire la manifestazione del 16 dicembre. il 24 potrebbe essere una cosa più "lavorativa". il 16 più festosa. la discussione è aperta. f.a.

va bene Rocca, sotto "l'albero delle libertà", alle 17 di sabato 24 novembre; potremmo anche restare lì e trovare un locale dove riunirci ... angelo

per i tantissimi che hanno chiesto approfondimenti sul dr. sproloquio, sulla gelotologia, su nanosecondo, sulla comicoterapia, sull'ambulatorio delle coccole, sulla clownterapia, su RIDERE per VIVERE >>>> >www.riderepervivere.it

ecco i miei irpini

Carissimi, le emozioni producono frutti. La giornata di ieri a Cairano mi ha ispirato questo raccontino: ve lo regalo, in cambio dei doni che avete fatto a me ieri. Carla
Parla il daimon
Dormivo. Dormivo così profondamente e da così tanto tempo, ormai, che neanche i sibili più feroci del vento bastavano a interrompere i miei sogni. E a che scopo, poi. Solo nelle visioni che il misericordioso Hypnos si ostinava a inviarmi dai perduti Elisi mi è concesso tornare a vivere i tempi del vino e del grano, delle messi giù nella valle e delle viti sulle terrazze, del riso delle fanciulle irpine e della forza degli atleti. Fuori del sogno, solo poche ceneri e fosse li ricordano. Anche se il vento soffia con l’intensità d’allora, non più il fumo dei sacrifici agli antichi dei s’alza dalla rocca sul monte, ma strani volatili silenziosi, chimere ibridate d’uomo e uccello, che dalla mascella di Cairano vedo (non visto) lanciarsi nel vuoto e non precipitare, novelli Icari di questo mondo a me ignoto. ___ Io me ne sto fra le mie botti, nella culla gelata di queste pietre più vecchie di me, ancora annusando lontani effluvi di vini, calpestando detriti di passati abitatori delle grotte, svolazzando, se me ne viene l’estro, fra le volte su cui penzolano le ragnatele, o infilandomi in quei cunicoli oscuri, un tempo pozzi o ghiacciaie, oggi vuoti di senso, come tutto, qui. ___ Dormivo anche stamani, dunque, sotto il mio tetto di silenzio e di anni, quando le tegole del sogno hanno cominciato a cadere ad una ad una, e d’improvviso la luce ha vinto il buio, più voci hanno invaso le mie orecchie non più riempite di suoni, ma una su tutte mi ha scosso come una mano che mi dicesse finalmente: svegliati! ed era un canto inaudito, di una donna, una voce di quel tempo che avevo lasciato mille e mille anni fa, ancora uguale ad allora, densa di parole sconosciute eppure a me note. Mi ha ricordato le veglie di novembre attorno al fuoco, lo spillare delle botti fra mani callose e gote rosse di freddo, le nenie delle contadine nei campi… ___ Ma chi cantava, a chi battevano quelle mani che sentivo vibrare nell’aria, chi calpestava nuovamente il terreno attorno, fra lo scricchiolio dei vetri di bottiglie rotte e i gridolini di sorpresa di voci infantili? ___ Avevo gli occhi appesantiti dall’oscurità dei secoli, l’udito semitappato dalla solitudine, ma ho voluto accompagnare (non visto, non visto) quello strano drappello di uomini e donne per le spire di questo paese-serpente addormentato, luminoso e tranquillo. Vi ho aiutato io a non scivolare sui sassi muschiosi, io ad allontanare le nubi e a lasciarvi il sole, io ad aprire le porte delle chiese e le braccia degli abitanti. Vi ho anche preso del cibo e del vino novello, certo che me l’avreste offerto. ___ Cercavo di capire chi foste. Poi, quando il lupo ha fatto sentire ancora una volta il suo ululato, lì, dove meno me lo sarei aspettato, nella sala dove eravate riuniti a parlare, vi ho riconosciuti: Ecco i miei irpini, mi sono detto. Da oggi farò altri sogni. ___ Carla Perugini

una splendida Giornata

Cari comunitari ed extracomunitari provvisori, come al solito prendo spunto per i titoli dalle canzoni! __ Penso che il titolo di questa canzone di Vasco Rossi colga in pieno lo spirito della Giornata. Per quale motivo? Perchè penso che tutti abbiamo raggiunto l'obiettivo. E qual è l'obiettivo? Nessuno: può essere conoscere gente come bere il vino emozionarsi di poesia o contemplare il paesaggio, guardare i culi ( frase no mia ma che faccio mia del mitico Michele Fumagallo) o cogliere l'essenza del divino e dell'antico nella bellezza struggente della voce di Caterina. Vengo con piacere cosi parlo con Angelo, ho l'onore di dare il braccio a Carla Perugini, mi faccio un sacco di risate con Luigi di Calitri o con Franco l'ex ipocondriaco, cosi invito Carmen a bere un caffè ad Ariano o suggerisco ad Angela di fare una tappa ad Ascea quando è morta.
Dico a quelli che non hanno partecipato: tutto questo vi sembra poco? ma soprattutto si racchiude in un comunicato stampa o un manifesto ma soprattutto De Mita capirebbe il senso di tutto questo? L'amma fa asci matto! Bella la giornata di Cairano anche se mi aspettavo più persone, forse qualcuno si è vergognato di farle vedere. Fessi loro: ma chi ha detto che a Cairano non ci sono giovani? Me ne stavo andando ad Ariano seguendo Franco e mi sono imbattuto in Giusy di 23 anni, una favolosa bionda che non ha nulla da invidiare a Michelle Pfeiffer. Studia a Benevento e viagga tutti i giorni fra Cairano ed il capoluogo sannita. Ma non è venuta fra noi...... sarebbe una perfetta comunitaria provvisoria. un grosso plauso a Nanosecondo e alle sue ragazze: francamente non avrei voluto fare naso naso con lui ma certe volte ti tocca che devi fare? Preferivo Favola ma lei non preferiva me....... La cosa importante è incontrarci sempre in libertà come personaggi in cerca di autore. Ma l'autore alla fine siamo sempre noi. Ergo dobbiamo ricercare noi stessi: imparare a parlare fra noi a comunicare a volerci bene.
Ecco questo mi sembra un obiettivo da perseguire: stimarci e volerci bene! Vi pare poco?
Propongo per il prossimo viaggio della Clemenza un giro fra gli anziani di qualche paese: farci aprire le case e farci raccontare le loro storie. Potremmo arricchirci di esperienze ed alleviare la loro solitudine e la loro dose di televisione. Da economista penso che lo scambio sia equo. Penso che gli eventi debbano essere calibrati su di noi e vederci sempre parte attiva. Oggi ho visto tanta serenità e tanta tenerezza, tanta voglia di abbracciarsi e di stare insieme. In una espressione: la voglia di ESSERCI QUI ed ORA! io ci sono e voi?