5 novembre 2007

S.Angelo / Conza / Lioni / Irpinia

Se non disturbo, vorrei intervenire per ragionare un pò sui "fatti locali" invocati da qualcuno, pur sapendo che se dovessi addentrarmi troppo nel merito di tali "fatti", rischierei di espormi a qualche denuncia, giacché un (mal)costume tipico dei potenti e politici nostrani è proprio quello di sentirsi facilmente "diffamati" e di querelare chiunque provi a sostenere una verità sacrosanta, sempre malintesa, confusa con la menzogna e tacciata d'essere una "accusa infamante". Dico ciò a scanso di eventuali equivoci. __Fatta questa premessa, vorrei sollecitare un dibattito sulla situazione politico-sociale santangiolese a partire da un'analisi storica. __Preciso subito che non sono nato e non vivo in questo paese, ma ci lavoro da qualche anno, per cui posso asserire di conoscere piuttosto bene la realtà sociale, politica e culturale del paese. A Sant'Angelo lavoro come insegnante, esattamente nella scuola elementare (pardon, volevo dire "scuola primaria"), per cui potrei parlarvi soprattutto dei problemi che riguardano il mio settore. ___ In sintesi, vi confesso che i problemi esistenti discendono essenzialmente da una cattiva gestione politica antecedente, quindi dipendono da quanti hanno retto in passato l'Amministrazione comunale e da chi ha controllato e guidato la scuola negli ultimi anni. __Nei post ospitati in precedenza su questa "piazza virtuale" ho provato ad esaminare i problemi della nostra terra, l'Irpinia. Fino a prova contraria mi risulta che anche il Comune di Sant'Angelo è collocato in Alta Irpinia, di cui è un importante centro amministrativo, sede distrettuale di numerosi uffici, enti ed istituzioni civili e religiose, quali la Diocesi vescovile, l'Ospedale, il Tribunale, l'Agenzia delle Entrate, il Commissariato, il Comando dei Carabinieri, la Tenenza della Guardia di Finanza, ecc. __Se si vuole discutere di problemi reali penso che si debba partire dalla piaga più dolorosa che affligge (non solo) la realtà santangiolese, ossia la disoccupazione giovanile, la mancanza di lavoro e di prospettive occupazionali per l'avvenire delle giovani generazioni. La disoccupazione è una tragedia collettiva in quanto genera disgregazione e conflittualità che lacerano il tessuto sociale, esponendo i soggetti più deboli al ricatto clientelistico e riducendo gli spazi di libertà, convivenza e agibilità democratica. Pertanto, i migliori cervelli delle nostre zone sono costretti alla fuga, ovvero ad emigrare per trovare fortuna e successo altrove. In molti casi, senza fare più ritorno nella terra d'origine. Il problema dell'emigrazione intellettuale è la più grave perdita di ricchezze, la sciagura peggiore che possa capitare ad una comunità, poiché questa è costretta a rinunciare alle sue migliori intelligenze, a privarsi delle sue risorse più preziose. Certo, i giovani più intelligenti, colti e preparati (si pensi, ad es., alla sedicente "milanese" che gestisce questo Blog) scappano via dal luogo in cui sono nati, cresciuti e dove hanno studiato, anche perché non intendono (giustamente) soggiacere e piegarsi al ricatto clientelare imposto dai notabili politici locali che li costringono a mendicare la concessione di un lavoro che invece è un sacrosanto diritto che spetta ad ogni cittadino. Ma si sa che da noi la "cittadinanza" rappresenta un lusso riservato a pochi eletti e privilegiati, ai "figli di papà". Invece, i "figli del popolo", della povera gente, sono condannati ad elemosinare continuamente favori, elargiti attraverso un metodo arcaico che è probabilmente un retaggio del feudalesimo. Una prassi comune applicata sia per ricevere un misero lavoro (oltretutto a tempo determinato, pagato male, senza diritti e tutele), sia per ottenere qualsiasi altra cosa, anche la più banale richiesta di un certificato, scambiando e svendendo i diritti come volgari concessioni in cambio del... voto a vita! __Inoltre, credo che non si possa più ignorare un dato di fatto talmente evidente che segnala l'estensione delle fasce sociali colpite dalla povertà e dalla precarietà materiale. Tali problemi esistono e si aggravano anche nei piccoli centri di provincia, che non sono più "oasi felici", anche perché si è allentata la rete di reciproca solidarietà che un tempo proteggeva le nostre comunità. __A questo punto non si può evitare di porsi una domanda capitale: di chi sono le responsabilità storico-politiche? __Di certo le responsabilità appartengono a molti soggetti, ma principalmente ad un ceto politico che ha (mal)governato il paese, una classe dirigente che per lunghi decenni ha ruotato e si è formata attorno alle sedi della Democrazia cristiana, in modo particolare intorno ad alcune figure di potere (locale e nazionale) note a tutti. __Ora, se mi fermassi qui rischierei di troncare e banalizzare la discussione, avendo sfiorato solo superficialmente i problemi reali. Invece, credo che si debba approfondire l'indagine, anche a costo di risultare lunghi e noiosi. Ritengo che si debba introdurre un ragionamento di tipo storico, a partire dal sisma del 1980 e dalla ricostruzione post-sismica per individuare e vagliare meglio le decisioni politiche che hanno contribuito al tipo di sviluppo promosso-imposto in questo paese. A tale proposito, io mi/vi chiedo: chi ha stabilito di ricostruire la cittadina santangiolese sullo stesso sito montuoso su cui era stata edificata sin dai suoi albori? Non credo che fosse indispensabile ricostruire il paese in montagna come accadeva nel Medio Evo, quando i villaggi erano necessariamente arroccati sui monti per difendersi da eventuali assalti di eserciti ostili. __Pongo tale interrogativo in quanto considero tale scelta come un grave errore storico, una sorta di peccato originale. __Infatti, anche per la sua posizione geografica il Comune di Sant'Angelo dei Lombardi è stato estromesso dal crocevia e dalle opportunità strategiche dello sviluppo (un concetto che non va confuso con il "progresso", che è un valore ben più alto ed importante). Uno sviluppo produttivo e commerciale che invece ha arrecato enormi vantaggi ai centri limitrofi come, ad esempio, Lioni. __Si pensi a un piccolo Comune come Conza della Campania, che a suo tempo ha compiuto una scelta storica esattamente inversa. Il paese, inteso come agglomerato abitativo, non è stato più ricostruito nel luogo (montuoso) dove era situato in origine, bensì a valle, nelle vicinanze della Strada Statale "Ofantina", in modo da svilupparsi più agevolmente sul versante urbanistico ed economico-industriale. Invece, le rovine del vecchio centro, devastato dal sisma, sono state salvaguardate e valorizzate in chiave storico-culturale e turistica, allestendo un importante Parco Archeologico, una sorta di museo a cielo aperto che ha prodotto non pochi benefici economici alla collettività conzese. Ebbene, perché Sant'Angelo non ha seguito lo stesso percorso? __Qualcuno potrebbe obiettare che "il passato è passato", per cui bisognerebbe pensare al futuro. Ma non è esattamente così. __Le proposte politiche per l'avvenire di Sant'Angelo non competono certamente al sottoscritto, anche perché non mi sembra giusto abusare della Vostra pazienza ed ospitalità, risultando oltremodo invadente. __Mi limito a suggerire che la memoria del passato riveste una funzione altamente educativa e serve proprio ad interpretare correttamente il mondo presente e ad organizzare meglio l'avvenire della nostra società, ovvero delle future generazioni. __Comunque, per non tediare troppo il lettore mi avvio alla conclusione, congedandomi e consegnando questo modesto contributo ad un eventuale dibattito sul Blog.__ Lucio Garofalo



1 commento:

Antonio Romano ha detto...

Caro Lucio,
tutto quello che scrivi è sacrosanto e fa riferimento alla realtà storica più o meno recente. Nulla da eccepire alla tua analisi. Ti inviterei comunque a riflettere su due aspetti:
la necessità di una forma di comunicazione che sia più efficace visto il mezzo che ospita le nostre discussioni e la necessità di individuare una luce per poter discutere e cotruire qualcosa, quanto meno nella coscienza di ognuno di noi o quanto meno di chi legge. Cosa vedi che funziona nella tua comunità? Cosa pensi possa essere considerato modello e possa essere portato avanti e valorizzato?
Vogliamo concentrarci su queste cose. Ad esempio ad Ariano quel che vedo è una ripresa della vitalità economica e commerciale, dopo 20 anni di torpore. La sera nonostante il freddo c'è sempre un pò di gente e ieri un tedesco di passaggio è rimasto incantato dal nostro centro Storico........ cosa dire?
Vogliamo alimentare e convogliare queste energie e positività, altrimenti quando morirà De Mita ne potremmo sentire la mancanza...... forse per voi altirpini questa cosa è tabù.... per noi bassi irpini ufitani sarà una liberazione.
A domenica
Romano