21 settembre 2007

Indignazione e gentilezza

l'ho mandato al giornale, ma è più importante farlo leggere a voi. abbraccio corale, f.a.
INDIGNAZIONE e GENTILEZZA
Grillo e Veltroni, per me pari sono. L'Italietta della finzione mediatica non fa altro che parlare di politica. Non importa se per difenderla o per contestarla. Il problema è che si parla di una cosa che non esiste o che comunque ha un ruolo assai superficiale nella vita nazionale. Quello che siamo, quello che stiamo diventando, non si decide certo in parlamento. I politici e gli antipolitici in fondo se la passano ugualmente bene. Berlusconi è molto ricco, ma sono ricchi anche Grillo e Travaglio. Queste persone non passeranno mai per vicoli di uno dei nostri paesi più sperduti. Loro vivono per i grandi giornali, per la televisione, per le piazze affollate. C'è una dimensione ormai puramente spettacolare in tutte le discussioni che hanno a che fare con la politica. Una volta c'erano Totò e Aldo Fabrizi. Adesso abbiamo Grillo e Mastella. La cosiddetta "casta" ormai più che una vergogna nazionale è materia di spettacolo. Di fronte a questa tragica mutazione della vita sociale in una perenne fiction di massa, gli alti stipendi dei nostri parlamentari sono veramente un problema minimo. Il fatto di contestare a questa gente di prendere troppi soldi non fa che confermare questa assurda dittatura del denaro che immiserisce ogni giorno di più lo spirito della nazione. La colpa più grave dei politicanti è che sono quasi tutti ignoranti e fanno un tipo di vita che li rende ancora più ignoranti. A me interessano le storie che raccontano i vecchi dei nostri paesi. L'altro giorno a Calitri un'anziana col Parkinson mi diceva di avere paura della solitudine più della malattia. Quando ha visto che stavo per lasciarla si è messa a piangere e mi ha preso la mano, come se fossi un figlio che se ne va lontano. C'è un dolore vero, c'è un dolore nella vita di tanta gente che non arriverà mai nelle trasmissioni di Michele Santoro. In quel circo bestie e domatori si scambiano i ruoli col comune obiettivo di fare spettacolo. La vita è un'altra, ma ormai la vita non interessa a chi per mestiere dovrebbe raccontarla. I politici vivono solo per conservarsi il posto, ma fanno la stessa cosa i direttori di Banca, gli scrittori, i bidelli. Viviamo in un mondo in cui ognuno ha dichiarato guerra a tutti gli altri. È in atto la terza guerra mondiale. È in atto tra gli individui e non tra le nazioni. Tra un individuo e l'altro ci sono solchi profondissimi. Da qui bisogna partire. I soldi che sprechiamo per mantenere partiti inutili sono bene poca cosa rispetto a quello che regaliamo alle compagnie telefoniche per telefonate che non ci danno calore ma ce lo tolgono. C'è anche la casta dei dispettosi e degli indifferenti, degli accidiosi e dei maldicenti. Mettiamo anche queste sul banco degli imputati e vedremo che sul banco degli imputati ci siamo anche noi. È il momento di unire severità e cordialità e questo Grillo non lo capisce e non lo capisce neppure Travaglio. Non servono le adunate di massa. Serve costruire incontri tra poche persone che si parlino, si guardino negli occhi. Persone che discutono dei loro territori. La politica non è un concerto a reti unificate, non è la giostra delle dichiarazioni. Da qualche giorno un gruppo di irpini assai variegato sta provando a dare vita a quella che chiamo una comunità provvisoria. È il tentativo di costruire un'agenda che parta dai noi stessi, dalla nostra indignazione, ma anche dal desiderio di compassione e gentilezza.

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