21 dicembre 2007

dedicato ai provvisori che ...

Dedicato ai provvisori che vogliono cambiare il mondo ___ ____ ___ Non si può pretendere che il grado di adesione ad un’occasione sociale sia uguale per tutti coloro che dell’occasione sociale sono chiamati a far parte. C’è chi vi partecipa con fervore quasi religioso, chi si piega volentieri alla logica collettiva, chi sta più sulle sue, chi addirittura vi partecipa da contrariato non dimenticandosi mai di manifestare la propria distanza mentale dall’evento. // C’è, poi, chi, partecipandovi, investe qualcosa di sé e presto si accorge di non esserne premiato abbastanza: chi si fa triste col tempo che passa, non si sente amato, vede altri amati e vi si confronta. Per esempio, allorché si sente escluso dai rituali di quel corteggiamento che di ogni festa è elemento costitutivo – escluso per il proprio ritegno o perché non si piace a sufficienza per piacere ad altri. // C’è un sapere comune che emerge da queste situazioni, cui possiamo attingere in radi momenti di bisogno e su cui, comunque, entro certi limiti di buon senso, possiamo anche contare, ma è anche vero che questo sapere, come un’altra faccia della stessa medaglia, implica anche un dovere. Parola per parola, azione per azione, tutto questo patrimonio che ci fa riconoscere in un noi collettivamente inclusivo, costituiscono anche quel quadro ideologico in virtù del quale le cose del mondo vanno come vanno. Sono modelli di comportamento, prontuari di contegno, imperativi, gerarchie, quieto vivere, ubbidienze nell’inconsapevolezza. Un tesoro di falsa coscienza che significa tutta la nostra subalternità al potere. // Se, da un lato, possono costituire il passaporto per la comunità, dall’altro costituiscono il banco di prova di una prima subordinazione. E chi allo stato di cose del mondo si oppone con tutte le sue forze si trova sgomento di fronte alla scelta: partecipare o no, come partecipare, manifestare la propria opposizione con la conseguenza di un’esclusione o uniformarsi, riconoscersi e accettarsi con il rischio o forse la certezza di accettare nell’umanità altrui anche ciò che la disumanizza ? // il giardiniere

franco arminio nel PD

Io sto qui e altrove...e se non sarò qui , non sarò nemmeno altrove"
Scelta poeticamente espressa la tua,Franco Arminio , nonostante la nota "paesologica Non ho avuto il piacere di conoscerti nel corso degli ultimi due anni di impegno irpino... ma condivido la scelta di campo : si tratta pur sempre di una angolazione, di una prospettiva particolare , ma è di tutto rispetto. // L' impegno civile e sociale è già impegno politico, nel senso più antico di attitudine a sentire, pensare ed agire in favore della polis, della città, della comunità. // Ti auguro solo che il " Politichese" non si insinui nel tuo linguaggio, allontanando gli occhi e gli altri sensi dal cuore . Buona esperienza // Teresa Cella HERA-KlèS

fattore tempo

Su sollecitazione degli amici della Comunità provvisoria, intervengo di nuovo su questa creatura fragile messa in piedi da Franco Arminio e gli altri. Per le idee generali rimando a un mio precedente intervento, perché davvero non ho altro da aggiungere se non la conferma di quelle idee. Con la sottolineatura, questa volta, di un punto decisivo per qualsiasi intervento, non solo della comunità: il fattore tempo. Vedo spesso, anche nei promotori dell'iniziativa, troppa impazienza, troppa voglia di bruciare i tempi. Allora ripeto: vediamoci ogni mese (non occorre di più, anche se incontri spontanei aggiuntivi non fanno male) con un'iniziativa corposa e che lascia il segno. // Facciamolo per un tempo giusto, cioè un anno, che non è né brevissimo quindi effimerro e inconcludente, né lunghissimo, impossibile per una cosa che si definisce giustamente provvisoria. Poi, alla fine, ritorniamo a riunirci, magari là dove ci incontrammo la prima volta (Bisaccia) e facciamo il punto della situazione. // Tutto il resto, intendo il massimo di discussione tra di noi su qualsiasi cosa, va lasciato al nostro sito internet che certamente va arricchito con la partecipazione di quanti più comunitari è possibile. Gli incontri mensili, quelli decisivi, certo, possono essere un pò riordinati, magari per tema. Mantenendo però tutta la ricchezza di vitalità, arte applicata a incontri tra amici, benessere direi, che si è stati capaci di mettere in atto nelle giornate precedenti. Ma, per favore, niente fretta. Lasciamo la fretta ai manipolatori. Oggi noi abbiamo un solo obiettivo. Preparare per bene l'incontro previsto per il 16 dicembre e poi saltato per la neve. Dedichiamoci a questo. Segnamo un altro punto a favore dei comunitari. Poi, sul sito, la discussione continua per il nostro prossimo incontro. __ Michele Fumagallo


"Provvisori" o definiti e diretti?

Cari amici della post/irpinia, vecchi lupi del Pan, dell’apPanno, e dell’apPannino campano, coraggio! Lo so, siete depressi: l’Arminio dell’Irpinia d’Oriente (non a sorpresa, per me che intuisco le cose dai piccioli segni, e vengo da lontano, da Napoli) s’è accasato. Ha fatto il gran passo. Ci comunica nel blog che entra nel “direttivo” provinciale pd. Che dirigeranno? Dove dirigeranno la provincia democratica irpina? Non si sa, io non lo so. Forse nessuno lo sa. Neanche i direttori, i “maestrini”. Voi lo sapete? E’ una direzione “a sorpresa”, ma non troppo. E’ interessante che prima si facciano (alla faccia!!) i dirigenti, poi si decida dove andare con “i diretti”. I direttissimi, i rapidi, gli eurostar. Probabilmente star-euro verso se stessi, ad alta-velocità verso le antiche cose e case Madri. Le antiche tasche( e le Tosche)! La scuola “democratica di fatto” irpina è maestra, antica e callaudata. O no? // Non sono pessimista, ma non mi piace fare aperture di credito così, senza tenere nulla in mano provvisoria. Il dubbio esaminatore mi accompagna ancora, fortunatamente, comunitariamente. Che vi devo dire? Questa scelta dell’Arminio, di Harmin il guerriero d’Oriente, credo che ponga una questione delicata, ai "Provvisori" tutti di questa comunità web. Io son vecchio della politica e dei movimenti della costa s-partenopea (dal verbo “spartere”, spartimmo, … e andarono, col malloppo). Dell’interno della Campania non so molto. Voi lupi d’Irpinia siete più pratici, ragguagliatemi, di grazia!!! So che a Napoli ne ho visti e partecipato “da dentro” a tanti. Dico ai movimenti, a tutti i venti e ai sacramenti (… e chillemmuorte!!!), sempre fottuti da partito di turno, e di torno. Siamo maestri, a Napoli, sin dal ’68, da studenti, studenti/operai, .. poi il colera, i disoccupati organizzati post/colera del ’74- 75, ve li ricordate? … e via via colle “giunte rosse”, con Valenzi sindaco (che ha scritto ora un libro, Pironti editore: “Confesso che mi son divertito”!, nda), .. poi le politiche del ’76, il sorpasso mancato, il cartello di estrema sinistra che assorbi e prosciugò i movimenti di allora, una catastrofe, (Mimmo Pinto, ve lo ricordate?)… la lotta continua … al Parlamento, sospensione provvisoria, …. lasciateci lavorare, non disturbate il manovratore, …. lasciatevi manovrare, non rompete il cazzen!!, .... sempre sedotti, inculati ed abbandonati, ecc… ecc… // Insomma, io mi son fatto l’idea (che qui scrivo succintamente, pecché Antonio ave raggione: questa forma di comunicazione web va per vie brevi e brillanti, sennò ci rompono le palle, che già son rotte per la lettura del manifesto di Harmin, …), mi son fatto l’idea, dicevo, che persistono i vecchi modi e moduli di far politica; che persiste la divaricazione strutturale tra movimenti e partiti; tra strutture direttive e società civile; tra rigidi e sciolti, magari anche al selz; vale a dire tra direttivi rigidi fuori tempo max e com-unità, com-unitari, com-unicati, scomunicati …., tutti Noi eretici post/politici diffusi, capillari; Panici dell’Irpinia e della costa; com-unicatori, com-unicauntori e poeti senza versi perduti; com-unistazzi con com-puter e senza più liste dirette (da altri); blognauti d’assalto al cielo, … diteli com-me cazzo ve pare. Anzi non lo dite, facciamola insieme, tutta un’altra storia, progetto a mano-mano libera, in rete, ma senza rete protettiva, dise-retata, senza preservativo di partito, a rischio, del doman non c’è certezza, menomale, per carità !!!!… … // Insomma, per concludere veramente: a me ‘sta storia di Arminio etero-direttivo dei Provvisori, non mi piace? Me puzza. Pè me fete!!! Puzza di bruciato (ma non c’è niente di personale, la mia è una critica “politica”, nel senso di apparente ed appartenente alla nostra Polis, alla Comunità, per metodologie comunitarie, per non comunicare a cose fatte, dico!!!). E penso, ma chiedo conforto ai blogaaamici, che la Comunità, se è veramente e strutturalmente Provvisoria, pienamente situazionevole (e non fatta di sfrattati mentali pensionistici per gite, pranzi e pranzotti), deve porsi l’interrogativo: cambia qualcosa con questa novità di Harmin-direttivo? Con questa scelta privata calata a sorpresa sui Provvisori? (che, per quanto mi riguarda, non sono degli Improvvisati, né dei lupetti di primo pelo).Tutto è come prima?, anzi, meglio di prima? Siamo Comunità o no? Vincoli o sparpagliati? Provvisori o diretti? // Solo un interrogativo e un bacio affettuoso ad Harmin, neo-babbo Natale d’Irpinia. // a presto, Eduardo Alamaro

note redazionali

AMICI e COMUNITARI vi invito tutti ad evitare di postare "commenti" ANONIMI; ne risente l'impostazione del Blog e si finisce con l'innescare un meccanismo calunnioso e autodistruttivo. FIRMATEVI o sceglietevi un alias in modo che i lettori riescano a tenere il filo del dibattito anche nei post e nei commenti successivi. ALIAS finora intravisti: NHAT, il GIARDINIERE, IRPINO. angelo

Alvaro Belardinelli ha postato l'articolo sulla scuola (4 cartelle) o è un copia e incolla di un comunitario? sarebbe utile, nel caso di copia e incolla di un comunitario, almeno una riflessione propria sull'articolo; si potrebbe postare la riflessione e caricare l'articolo nei commenti. Se nessuno risponde si può cancellare il post ? angelo

Lo dico con estrema franchezza: con questi lunghi articoli non firmati avete rotto ... Un articolo deve essere mezza pagina A4: per destare attenzione … altrimenti non lo legge nessuno. Ma lo volete capire o no che Internet ha una concezione del tempo diversa da quella barbosa degli anni 70? antonio

Proposta: nel caso di articoli o video di vostro interesse, che volete partecipare alla Comunità, postate solo il LINK. Grazie. angelo

POST BREVI e senza CORSIVI, senza NERETTI e FONT COMPLICATI, grazie

tra paesologia e politica

Sono contento di entrare a far parte dell'esecutivo provinciale del PD. Più che a un partito, ancora tutto da costruire, ho risposto a una persona. Mi pare un bel gesto nei miei confronti, ma anche un gesto di apertura verso quella che di solito viene definita "società civile". Ciò che posso fare è lavorare senza riserve e pregiudizi, ma anche senza ansie di compiacimento. Non ho altro da dire, non ho intenzione di trasformarmi in una macchina oratoria: la vita pubblica è già tutta
costituita di voci effimere che ogni giorno si sparpagliano in aria.
Adesso mi pare opportuno comporre questo intervento utilizzando un testo "letterario" di qualche anno fa. Lo avevo intitolato "manifesto per la nuova politica".
La nuova politica nasce e muore ogni giorno, è fatta di incontri tra persone che si guardano negli occhi e che guardano i luoghi in cui vivono. / La nuova politica è il modo di mettere gli uomini a proprio agio nei loro luoghi e con le persone che ci vivono. Bisogna mettersi bene nel pezzetto di mondo in cui viviamo, respirare docilmente, obiettare serenamente. / La nuova politica è una casa che ci aspetta, è un parlare di grandezze e di inezie, ma senza arroganza, stendendo i
pensieri in modo che aderiscano davvero alle cose che si vogliono rappresentare. / La nuova politica è una sobria lietezza, mai pronunciata fino in fondo, ma fatta trapelare in ogni discorso. La lietezza di stare con gli altri senza piegarli con la nostra vanità, la lietezza di andare dietro il paesaggio, misurarne con calma le luci e le ombre. Non c'è bisogno di alcun giudizio preordinato. Le cose si riveleranno per quello che sono. A volte bastano due o tre persone che decidono di seguire la storia di una casa o di un ponte, di una piazza o di un anziano, la storia di un paese o di un albero. Il mondo non ha bisogno di essere rettificato e di esser posto su strade non sue. Questa è solo un'isteria, un'arroganza di chi si comporta con il mondo come un adulto verso un bambino. In realtà, il mondo è più grande di noi e più incomprensibile. Da qui parte bisogna partire, e il cammino non si definisce con grandi proclami e formule che devono andar bene per tutti. / La nuova politica ha bisogno di individui che camminano, che girano per i loro luoghi senza stancarsi. Esseri curiosi e ventilati. Esseri che non cercano di incollarti alle loro idee o di spingerti nei loro inferni. / La nuova politica è un ritrovarsi senza illusioni, ma finemente protesi a proteggere la luce e il calore di ogni essere. / La nuova politica è intrecciata alla vita di ognuno e ne costituisce un sostegno, una cornice. / La nuova politica non è una maschera, né una
protesi dell'esistenza civile, ma è un andare incontro agli altri, con le nostre paure, con il pochissimo che sappiamo e il molto che ignoriamo. Anche così si possono fare i sindaci e i governi, si possono togliere al mondo molte delle leggi che inutilmente gli abbiamo imposto, si possono intrecciare le leggi della convivenza e quelle della solitudine. / La nuova politica ci dice che dobbiamo aver cura di sporgerci fuori dalle nostre case e di guardare la vita da finestre più
alte. Più vicini al celeste e più capaci di vedere cosa c'è in basso. __ franco arminio

la follia

L’incubo / sta scomparendo, / un tormento / assale la mia mente, / il mio cuore / è preda dell’angoscia. / Ancora per quanto / resisterà / la sottile barriera / tra l’essere ed il divenire / quando nel suo grembo / già si annida / il folle germe / di un mondo / per troppi diverso / ma per me anelato. Tancredi / 26.10.2007

Natale in città

Devi aspettare la notte per trovare un tempo di silenzio. Un breve tempo, un soffio. Già all'alba i primi rumori lacerano la quiete, poi si avvia il vomito ininterrotto e continuo di auto, dalla periferia al centro, dalla Piazza ai Platani, in ogni strada, in ogni buco, in ogni zona, auto in fila, auto inquiete, auto che si affrontano, auto che si sfiorano, auto che si urtano, auto che aggrediscono, auto che si sfidano. Tra le enormi macerie dei cantieri una città pavida riavvia
un altro giorno di guerra collettiva, senza sosta. Qualcuno avrà dormito vestito, per correre primo al volante, qualcuno ha già pronto un arpione per agganciare, qualcuno ha montato nuove gomme antiuomo, nuovi paraurti, nuovi clacson per affrontare le ore che verranno. Nel
deserto di nuove piazze senza un albero, di tunnel senza senso, di superstrade che sfondano i parchi, di persone che vagano colme di inutili pacchi, di povertà nascoste senza diritto di cittadinanza, di brandelli di storia senza connettivo emotivo, senza ricordi, nella vendita al mercato di ogni memoria, di ogni dignità, è Natale, in città. __ franco festa
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