6 gennaio 2008

rifiutano (le dimissioni)


dal corriere della sera di oggi 6 gennaio (tanto per dare di stomaco e aprire un dibattito; proviamo a montare anche un sondaggio _ a.v.)
... Ma nonostante l'impegno del governo, resta alta la polemica politica. Nel mirino il sindaco Rosa Russo Iervolino e il suo predecessore, il presidente della Campania Antonio Bassolino. Contro di lui anche un esponente del centrosinistra, il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, che senza mezzi termini ha chiesto le sue dimissioni. Bassolino, dal canto suo, ha parlato di parole irresponsabili da parte di un ministro del governo. La tensione resta alta. Ancora oggi, dai microfoni del Gr3, Di Pietro ha ribadito la necessità di un passo indietro di Bassolino e di un «ricambio generazionale» alla guida della regione, non rinunciando ad attaccare anche Clemente Mastella e l'Udeur che difendono Bassolino: «Mastella e il suo partito sono tra quelli che governano la Regione - ha detto l'ex pm -. Alla presidenza del consiglio regionale c'è sua moglie, assessori ce ne sono del suo partito in Regione e in tutta la Campania, quindi, piuttosto è davvero strano che diventino giudici di se stessi. Questi che hanno governato devono lasciarsi giudicare, non fare i giudici...

della vergogna RIFIUTI è opportuno discuterne adesso sul BLOG della C.P.
è auspicabile un manifesto, una petizione firmata da tutti i comunitari che vogliono partecipare alla discussione
anche questo è un'esperimento

il sax si arrampica

Omaggio a Pasquale Innarella


Un post autografo del Poeta Errante dell'Irpinia Gaetano Calabrese

cliccare sull'immagine per ingrandire e leggere (sono graditi i commenti, grazie -la redazione del comintern AR + AV- , da oggi AVAR acronimo dell'AVATAR che alberga in ognuno di noi)


ancora stipendi

so che molti qui dentro non vogliono sentire parlare di quella che viene chiamata politica. ma come ho già scritto nell'ultimo post, per me il lavoro paesologico e poetico a volte s'intreccia con la passione civile.
questo pezzettino uscirà domani sul corriere, ma la precedenza è per la "comunità".
arminio

Questo non è un articolo. Ne ho scritti due nei giorni scorsi e ovviamente non ho ricevuto nessuna risposta. Il tema era lo scandaloso rifiuto dei consiglieri regionali campani di ridursi lo stipendio del dieci per cento.
Lo so che i loro stipendi incidono ben poco sul complesso dei tanti sprechi della politica. Lo so che nessuno si è mai ridotto lo stipendio senza essere costretto a farlo. Ma queste evidenze non possono far considerare meno vergognoso il comportamento di consiglieri regionali che s’ispirano a valori cristiani e socialisti.
Io al gioco che il problema è sempre un altro non ci sto più e credo che non ci stiano più neppure le tante persone che hanno dato fiducia al progetto del partito democratico pensando che con le vecchie logiche né si risolvono i problemi e neppure si prendono i voti. Per quanto mi riguarda aggiungerei una R: partito democratico rivoluzionario. Una “rivoluzione” che viene dalla voglia di rifare comunità e di riannodarsi al proprio paesaggio. Una spinta pacifica ma potente, capace di coniugare scrupolo e utopia. _f.a.

viaggio e poesia

INVITO AL VIAGGIO

di Domenico Cipriano

Ti invito al viaggio

in quel paese che ti somiglia tanto

(Franco Battiato)

Osservate il movimento del treno

nel viaggio rende tutto rettilineo

annulla le case, i tralicci,

l’erba e gli alberi divengono

un colore maculato, le onde

la linea del coma profondo.

Il pensiero si distanzia

segue la retta ininterrotta

ogni geometria si dissolve

abbandona visibili rotondità:

le sfere solide della realtà.

Quindi potremmo dire che in viaggio è come se l’anima si staccasse dal corpo abbandonando le forme della geometria solida e acquistando una dimensione propria. Questo è anche la poesia: un viaggio incondizionato, il passaggio tra due tappe, il punto di sutura tra due nuclei vivaci d’osservazione: uno dinamico, l’altro di riflessione.

Leggevo su un numero di Donna, il settimanale de La Repubblica che studi recenti sostengono che il pensiero dell’uomo e della donna si sviluppano in modo diverso: precisamente il pensiero maschile in modo rettilineo a differenza di quello femminile che è circolare.

Riportandoci alle osservazioni sul viaggio, della poesia in apertura, e prendendo spunto da questa teoria, si può constatare che la circolarità delle cose appartiene all’aria respirata nelle tappe dell’itinerario prefissato o improvvisato che ne rappresenta il moto rettilineo.

Da questa riflessione vorrei far notare quanto il pensiero come il viaggio (o viaggio/poesia) hanno bisogno di due momenti distinti nella forma, ma unitari nella sostanza per ritrovarsi nell’individualità delle due parti inscindibili dell’essere umano: maschio e femmina.

Il percorso comporta fermate, momenti circolari, periodi di azioni svolte prima di ripartire. Situazioni in cui il corpo s’interpone alla luce e forma l’ombra, passaggio colmo di odori, sapori, colori: incontri più tenaci della fase di movimento, ma accomunati dalla precarietà dell’ombra.

Quindi dove cercare poesia? Essa vive nell’ombra del viaggio: è il bisbiglio chiuso nell’attimo raccolto nella foto scattata; rappresenta l’incredulo momento del risveglio dall’ipnotico, breve tragitto nel mondo. In queste tappe anche brevi nasce il confronto con gli altri, osservandone la diversità: la luminosità o la tristezza che nasce dai loro occhi, per cogliere una luce che serva a proiettare nuove conoscenze. In tal modo modifichiamo le nostre regole prefissate, acquisite nei luoghi d’origine, che risentono a volta della mancanza di confronto, mentre altre volte si rafforzano, facendoci comprendere come alcuni comportamenti semplici e radicati, siano indispensabili alla nostra esistenza e siano anche più coerenti rispetto alle nuove realtà che si aprono davanti a noi.

È attraverso l’incontro con diversi usi, esperienze, costumi, che comprendiamo quanto in noi può o deve essere modificato perché fonte di assurdi pregiudizi e quanto dentro di noi va rafforzato perché reale, sincero e stabile, come una pianta salda alle radici che cresce sul terreno fertile. Così chiediamo al viaggio di cambiarci e farci diventare migliori, perché in giro per il mondo portiamo noi stessi, con le nostre paure e le nostre sicurezze e la poesia ci spiega i percorsi, non come una macchina fotografica che raccoglie immagini per un depliant turistico, ma come una cartina dell’anima dove con un pennarello tracciamo le nostre sensazioni/sentieri per partire e ritornare attraverso l’itinerario offerto dalla nostra vita.

Tutto questo ci è donato dall’esperienza che, secondo Walter Benjamin, parte da un condizionale, il dubbio rispetto al senso comune. E vediamo come “l’esperienza ha qualcosa del viaggio, il suo movimento è complesso: essa muove dal senso comune, ne nega l’immediatezza e nomina nuovamente le cose” (Paolo Jedrowski), proprio come fa la poesia:

Col viaggio mi fingo ombra

per segnare passaggi nel tempo

senza traccia neppure accennata,

essenza visibile nell’istante, dubbio

di essere apparso, o essere un falso.

Ma possiamo anche vedere un’altra comunanza tra il viaggio e la poesia, prendendo spunto dalle esperienze della Beat Generation e la loro esigenza di spostarsi in giro da una costa all’altra degli Stati Uniti per calmare il loro “malessere interiore”; un malessere che aveva bisogno anche della scrittura, della poesia, per essere rasserenato. “Neal incarna la necessità universale di andare, di spostarsi; senza dubbio, non è un esploratore, non cerca di conquistare nuove frontiere, come qualcuno ha voluto leggere. [...] semplicemente hanno dentro un dolore che li calma con il movimento” scrive Emanuele Bevilacqua. Allo stesso modo racconta Donatella Bisutti: “Conosco poeti famosi che, se si svegliano di notte in preda a un incubo e non riescono a riaddormentarsi, cercano di liberarsi scrivendo una poesia [...]. E se avessero preso un tranquillante? [...] Una volta o l’altra l’incubo sarebbe tornato”. Questi due elementi, quindi, viaggio e poesia nascono da uno stesso bisogno, la ricerca e la liberazione di un incubo, l’incubo primordiale che cerchiamo di affrontare per imparare a parlargli.

Ho conosciuto anni addietro un ragazzo che raccontava la sua storia di viaggiatore e la sua passione per la scrittura poetica. Viaggiava il mondo per convivere con una forma depressiva che gli dava momenti di euforia e momenti di totale immobilità, creandogli un vero e proprio sdoppiamento della personalità. L’unico dottore che gli aveva saputo dare una ragione di speranza lo aveva esortato nel viaggio, a cercare nello spostamento la ricerca della sua interiorità. Si era incamminato in questa avventura con ardua decisione, sapendo, nei suoi momenti di lucidità, che si sarebbe trovato in successive situazioni di abbandono, ma da cui, esortato dalla voglia di fare, ne sarebbe uscito di volta in volta. In un suo viaggio era andato ad incontrare Madre Teresa di Calcutta, un esempio di umanità che raccontava con estrema devozione, ma tanti altri erano stati gli incontri positivi ed i posti che entravano nella sua vita e nella sua poesia. In tal modo provava a calmare la sua febbrile convivenza con la vita, scavando pian piano dentro il suo mondo, conoscendo e comprendendo sempre meglio come difendersi da se stesso, attraverso l’incontro con gli altri, le altre civiltà, le altre esperienze.

Certo quello appena raccontato è un caso molto particolare, ma vuole far riflettere: nel nostro piccolo, infatti, ognuno ha il suo mondo di paure ancestrali e di difficoltà nel comprendere la strada più giusta per la propria esistenza, ha le sue smanie di vita e le sue indecisioni. Soprattutto l’artista sente forte il bisogno di scontro con la civiltà che lo contiene, e sente nascere da dentro un bisogno che non riesce a soddisfare con le cose che esistono intorno a se; così cerca di crearsene nuove o le cerca in un mondo distante sapendo che, mettendo insieme tanti elementi eterogenei, potrà trovare ciò che lo accontenterà per un pallido istante prima di ripartire col viaggio, con la poesia. Dopo tutto il viaggio è fonte continua di ispirazione e per molti scrittori è esso stesso l’immaginazione, la letteratura: “Viaggiare, è proprio utile, fa lavorare l’immaginazione. Tutto il resto è delusione e fatica. Il viaggio che ci è dato è interamente immaginario. Ecco la sua forza.”, come spiega Louis-Ferdinand Céline.

Quindi con le stesse dita che scavano per cercare dentro di noi, dobbiamo cercare di scavare altrove, così vedremo che i semi trovati nascosti sotto la nostra terra possono convivere con semi di altra terra, ma sempre accarezzata dallo stesso vento prima di dare nuovi frutti. Questo è anche il motivo perché il poeta si libera nella ricerca di se stesso e del mondo che lo circonda, confrontandosi con le varie realtà e con le loro ombre, nella consapevolezza che:

Solo il viaggio

mi rende vivo,

libero dai dogmi ancestrali

che mi appartengono:

figlio di terra e vento!

Note: le poesie riportate sono dell’autore.

L’articolo è già apparso in differenti versioni su:

1. LE VOCI DELLA LUNA n. 26/27, dicembre 2003

2. MUSICAOS n. 24, numero speciale “La cattiva strada”, gennaio 2007.