La vera sfida che dovrebbe impegnare il nascente Partito Democratico e, ci permettiamo di dire, anche gli altri processi politici federativi e "innovativi", è sicuramente la sfida del superamento degli attuali blocchi sociali. Il sud, a differenza di quello che si dice, non è in questo momento storico dilaniato dalla contrapposizione tra istanze moderniste e istanze conservative; o, ancora, tra l’impoverimento crescente di alcune classi sociali e l’arricchimento di altre. _Questi sono sicuramente problemi importanti, ma non sono il problema principale. Il vero problema è il trionfo e il radicamento, purtroppo trasversale, della mentalità piccolo-borghese di ascendenza televisiva. Siamo ormai tutti consapevoli che le teorie di Franco Cassano possono benissimo convivere con un riformismo pragmatico che ha nella modernizzazione il suo scopo principale. E questo, in qualche modo, chiude vecchie discussioni ideologiche che ormai non portano da nessuna parte. _La nuova sfida, invece, è molto più complessa, e riguarda lo smembramento e il superamento del blocco piccolo-borghese che sta impoverendo la nostra società meridionale. Viviamo in una comunità in cui trionfa un moralismo senza morale, una evidente discriminazione nei confronti delle sessualità non ortodosse, una mentalità che porta a curare ossessivamente la propria casa a discapito della "casa" pubblica. Tutto, per la piccola-borghesia, è piccolo: piccoli gli orizzonti, piccole le ambizioni, piccole le faccende con cui si passa il tempo. Il tutto è accompagnato dal rumore di fondo della programmazione televisiva. _Nessuna politica potrà davvero imporsi se poi, dopo la riunione, ognuno torna a casa ad accucciarsi nelle proprie piccole sicurezze "pantofolaie". Una grande politica dovrebbe fondarsi su temi estremi come l’amicizia, l’amore, la morte. E, sia detto a chiare lettere, la morte (la tanto rimossa e temuta morte) è sempre il motore dei grandi sentimenti, finanche dell’amore. Forse è anche arrivato il momento di ridimensionare la politica diffusa del "particulare", dei piccoli problemi, dei piccoli interessi, delle piccole manutenzioni quotidiane: la tirannia, cioè, della "concretezza". Cosa, in fondo, ci fa orrore di questo nostro sud? Ci fa orrore il disprezzo che la maggioranza ha per le tante diversità, per i grandi desideri, per i grandi sogni, per le grandi narrazioni. Ci fa male vedere le ragazze con le braccia incrociate, ci fa male vedere i bambini già disincantati, ci fa male questa contrazione generale dei sentimenti. Non cambierà il sud con una legge in più o con una legge in meno. Il sud cambierà se saprà amare i bizzarri, gli inventori, gli estrosi, i poeti, gli affamati di amore. Se saprà valorizzare, cioè, tutto il contrario del rischio calcolato della piccola-borghesia. Oltretutto la piccola-borghesia ha il vizio di creare blocchi sociali, e questo significa controllo "familistico" delle opportunità, e ovviamente selezione interessata e censoria dei movimenti sociali meno controllabili. _Il partito democratico vincerà sicuramente la sfida del riformismo, cioè di una politica che guarda le facce e i problemi veri del proprio tempo al di là delle facili rassicurazioni "resistenziali", delle ideologie e dei moralismi. Però adesso la sfida più grande è smembrare il blocco sociale piccolo-borghese. È una "liberazione" ancora più grande della liberazione dalle ideologie. _Vorremmo finalmente vivere in un sud plurale, fatto di famiglie eterodosse, abitato da omosessuali non costretti a nascondersi, tutto percorso da persone finalmente libere di vivere la propria piccola grandezza, il proprio desiderio di amare, di sognare, di rompere gli schemi del perbenismo. I giovani, i migliori giovani del sud, non chiedono la villetta, il posto fisso e un matrimonio rassicurante. I migliori giovani del sud chiedono libertà, intelligenza, vitalità, calore. Compito del partito democratico, cioè del principale fenomeno politico riformista degli ultimi anni, è aggredire coraggiosamente la piccola-borghesia, rompere vecchi schemi conservativi, liberare energie e, soprattutto, impedire i moralismi, da qualsiasi parte essi provengano. _Franco Arminio + Andrea Di Consoli
18 ottobre 2007
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