...a proposito di rottamazione, caro Franco, e del tuo emozionante intervento, forse la chiave per capire questo nostro tempo sta nel riconoscere che è ormai venuto meno uno strumento primitivo d'interpretazione: quello, cioè, del segno che corrisponde alla parola, del significante al significato. Noi ex-tutto (ex-sessantottini, ex-comunisti, ex-ribelli...) ci aggrappiamo ancora
alla promessa del Medesimo. Come il Don Chisciotte analizzato da Foucault (sono bellissime quelle poche pagine a lui dedicate in "Le parole e le cose"), ancora crediamo che le parole dicano il vero, che siano il linguaggio del mondo. Noi, come lui, leggiamo il mondo, mentre altri lo agiscono. E sanno che esso è il regno della Differenza, dove nulla è realmente così come viene etichettato. Così si puo' spacciare per "politica progressista" lo sfacelo dei luoghi, per solidarietà l'interesse di pochi, per realismo politico la più trita pratica di consociativismo. "Umili e oppressi" non significano più. "Comunismo" meno che mai. E forse anche parole come "compassione" e "dignità" dovremo andarle a cercare sotto i sassi delle nostre piccole patrie sconquassate, dove sono andate a rifugiarsi in attesa di chi torni a prendersene cura. Carla
21 novembre 2007
a proposito di rottamazione...
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