20 novembre 2007

rottamazione comunista

Oggi Raffaele Solimine, un vecchio comunista di Bisaccia, ha pianto sulla mia spalla. Parlava del fatto che sente vicina la morte e che non se la sente più di salire le scale che portano al Comune. Mi diceva che gli piacerebbe vedere un altro sindaco prima di andare al cimitero. Mi diceva che io sono la sua ultima speranza. Dopo che mi ha detto questo si è messo a piangere. Ora voglio dire qualcosa in cui non c'entra niente il sindaco e neppure io, che il sindaco non lo farò mai.
C'è una delusione verso la politica che in qualche caso si trasforma in dolore, il dolore di chi sente che non c'è più nessuno che si occupa veramente dei più deboli, di quelli che una volta si chiamavano gli umili e gli oppressi. Anzi, si ha l'impressione che si faccia di tutto per tenersi alla larga da queste persone. Molti dei vecchi dirigenti comunisti hanno messo nel cassetto ogni foga, ogni smania di cambiamento. Quello che conta è partecipare in qualche modo alla spartizione del potere. E le persone che per decenni si sono illuse che dovesse arrivare il sol dell'avvenire, adesso non hanno più alcuna bandiera a cui rivolgersi. Queste persone si sfogano con il medico di famiglia, con un prete, con il direttore della posta. Se hanno un problema sanno che il politico a cui si sono rivolti ha risposto con una menzogna ed è pronto a dirne un'altra appena torneranno a chiedere aiuto. In un momento in cui nessun partito ha in agenda la trasformazione del mondo, la politica che non sa aiutare le persone non serve a niente. Girando per i paesi mi capita praticamente ogni giorno di parlare con anziani che hanno problemi di cui non si occupa nessuno.
Non c'è la sezione, non ci sono i vicini di casa, non ci sono i figli e se ci sono hanno altro da fare. Veramente stiamo rottamando in maniera impietosa un grande quantità di uomini e donne che hanno il difetto di essere anziane e di aver vissuto con grande dignità. Quello che una volta era il popolo della sinistra, adesso è un informe ammasso di solitudini e disperazione di cui nessuno si prende cura. E fa un certo effetto che debba arrivare uno come Berlusconi a rispolverare questa parola. L'uomo che oggi ha pianto sulle mie spalle è stato in galera per avere occupato le terre dei galantuomini negli anni cinquanta. Adesso c'è la galera dell'indifferenza. Chi soffre non trova compassione. Chi ha i soldi ha molti modi per farne altri. Chi ne ha pochi, ha solo il modo di averne sempre meno. Non rimane che piangere per chi non ha la fede in un altrove in cui gli ultimi saranno i primi. franco arminio

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