Caro Antonio, desidero commentare, per gli amici comunitari, il pezzo di Giuliano Ferrara sull'aborto, apparso su "Il foglio" del 19/12/2007, e che tu mi hai gentilmente inviato. "Non so se userò l'arma del sarcasmo per demolire dal mio punto di vista le ragioni di Giuliano Ferrara sull'aborto. Certamente mi piacerebbe usare l'arma dell'indignazione. Perchè indignazione, che è espressione quanto mai forte nel ragionamento di un individuo con un altro individuo? Ma perchè usare il termine assassinio per gli aborti è cosa assolutamente violenta, falsa, ipocrita. Aggiungere poi una frase del tipo "il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza", porta l'ipocrisia all'ennesima potenza. E' notorio invece che le legislazioni sull'aborto portano alla luce ciò che già avviene in modo nascosto, pericoloso per la salute della donna. Insomma un prendere atto di una realtà per porvi rimedio, non il contrario, cioè un incentivo a fare ciò che prima non avveniva. / Le leggi sull'aborto, insomma, non sono in nessuna parte del mondo incentivi ad abortire ma il contrario. Che poi la prevenzione dell'aborto, cioè l'uso delle precauzioni (preservativo, pillola e quant'altro) nella sessualità, non venga stimolato come si deve è un altro discorso. Ed è un discorso che bisognerebbe portare avanti con energia, mentre invece, soprattutto da parte delle organizzazioni antiabortiste, viene portata avanti una tesi oscurantista, banale, peccaminosa sulla sessualità. / Non mi convince poi, ovviamente, tutta la chiacchierata pedagogica sulle donne. / Mi fa sempre impressione una persona che discute di ciò che avviene nel corpo di un'altra persona senza chiedere il permesso all'interessata. Qui non sto parlando del diritto di ognuno di noi di pensarla sull'aborto come vuole, ma semplicemente del diritto della donna di coinvolgere sulla sua (sottolineo: sua) gravidanza chi vuole e solo se lo vuole. / L'equivoco di fondo nasce infatti dall'ignoranza delle cose. Il rapporto donna-nascituro è naturalmente e squisitamente un rapporto dittatoriale, principesco (uso parole forti, evidentemente, ma è quel che ci vuole). A nessuno è lecito intervenire, pena l'intromissione autoritaria dentro la vita più intima di una persona. Naturalmente le cose cambiano se a decidere l'intervento di altre persone è la donna stessa, ma è una sua benevolenza, la benevolenza appunto della principessa, agli altri non spetta nulla. E' questo che fa impazzire gli uomini di tutte le tendenze politiche e culturali e anche le donne stesse impaurite dalla scoperta del loro potere e della loro possibile autonomia e libertà. / Ovviamente tutto cambia con la nascita del bambino che comincia a diventare essere sociale a tutti gli effetti. Quì, è ovvio, il potere di una persona singola (la donna) è ridimensionato a favore del collettivo e della società. / In questa sede tralascio il discorso fondamentale sulla sessualità, lo faremo magari un'altra volta. Ma, è ovvio, che tutto o quasi dipende da lì. C'è un'ansia di controllare la sessualità, e soprattutto ovviamente quella femminile, per evidenti ragioni di potere maschile. Ne riparleremo. / In ultimo segnalo l'evidente manipolaziuone che mette in atto Ferrara a proposito della pena di morte e del parallelismo tra le due cose. / Non c'entrano nulla l'una con l'altra. E' una strumentalizzazione persino troppo scoperta. La pena di morte, che è cosa prima che disumana, vile e stupida (gli stati nazionali sono così forti in rapporto a qualsiasi delinquente, del resto già catturato e giudicato da un tribunale, che è totalmente ingiustificato dare la morte), è un argomento che non c'entra proprio nulla con l'aborto. Metterli insieme è solo manipolazione, cinismo e mancanza reale di argomenti". Con affetto, Michele Fumagallo
Appello, ora la moratoria per l'aborto, di Giuliano Ferrara - Il Foglio 19/12/2007
C'è anche una pena di morte, legale, che riguarda centinaia di milioni di esseri umani. Le buone coscienze che si rallegrano per il voto dell'Onu ora riflettano sulla strage eugenica, razzista e sessista degli innocenti.
Questo è un appello alle buone coscienze che gioiscono per la moratoria sulla pena di morte nel mondo, votata ieri all'Onu da 104 paesi. Rallegriamoci, e facciamo una moratoria per gli aborti. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell'amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell'asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486. Questi esseri umani ai quali procuriamo la morte legale hanno ciascuno la propria struttura cromosomica, unica e irripetibile. Spesso, e in questo caso non li chiamiamo "concepiti" ma "feti", hanno anche le fattezze e il volto, che sia o no a somiglianza di Dio lo lasciamo decidere alla coscienza individuale, di una persona. Qualche volta, è accaduto di recente a Firenze, queste persone vengono abortite vive, non ce la fanno nonostante ogni loro sforzo, soccombono dopo un regolare battesimo e vengono seppellite nel silenzio. La pena di morte per la cui virtuale moratoria ci si rallegra oggi è di due tipi: conseguente a un giusto processo o a sentenze di giustizia tribale, compresa la sharia. Sono due cose diverse, ovviamente. Ma la nostra buona coscienza ci induce a complimentarci con noi stessi perché non facciamo differenze, e condanniamo in linea di principio la soppressione legale di un essere umano senza guardare ai suoi motivi, che in qualche caso, in molti casi, sono l'aver inflitto la morte ad altri. Bene, anzi male. Il miliardo e più di aborti praticati da quando le legislazioni permettono la famosa interruzione volontaria della gravidanza riguarda persone legalmente innocenti, create e distrutte dal mero potere del desiderio, desiderio di aver figli e di amare e desiderio di non averli e di odiarsi fino al punto di amputarsi dell'amore. E' lo scandalo supremo del nostro tempo, è una ferita catastrofica che lacera nel profondo le fibre e il possibile incanto della società moderna. E' oltre tutto, in molte parti del mondo in cui l'aborto è selettivo per sesso, e diventa selettivo per profilo genetico, un capolavoro ideologico di razzismo in marcia con la forza dell'eugenetica. Rallegriamoci dunque, in alto i cuori, e dopo aver promosso la Piccola Moratoria promuoviamo la Grande Moratoria della strage degli innocenti. Si accettano irrisioni, perché le buone coscienze sanno usare l'arma del sarcasmo meglio delle cattive, ma anche adesioni a un appello che parla da solo, illuministicamente, con l'evidenza assoluta e veritativa dei fatti di esperienza e di ragione.
1 commento:
Grazie, Michele, per aver distinto fra discorsi e categorie totalmente diversi. Non se ne puo' proprio più di questi ipocriti convertiti, inginocchiati e baciapile, che sdottrinano su tutto.
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