12 dicembre 2007

Ariano nella storia


Ho avuto il piacere di leggere in anteprima le bozze del nuovo testo di Domenico Cambria, “ARIANO NELLA STORIA DAI NORMANNI ALL’UNITA’ D’ITALIA” e con estremo piacere debbo dire che ancora una volta il nostro autore hirpino (piace tanto all’amico Cambria porre la “h” iniziale ad Irpinia) si è superato. Quella che Cambria ha voluto mettere in evidenza non è tanto la storia di Ariano, che rappresenta certamente un pezzo di storia della nostra provincia, bensì il contesto storico medioevale del mezzogiorno d’Italia, al suo interno la potente contea di Ariano che, assieme a Capua, Melfi, Benevento e Salerno rappresentarono a partire dall’anno 1000 il fulcro della storia del meridione d’Italia. Così come assemblato, il libro di Cambria non solo rappresenta una novità assoluta per gli arianesi ma per noi stessi della provincia di Avellino in quanto Cambria parte da lontano per giungere infine ai momenti storici che maggiormente interessano la nostra provincia a partire dai normanni e da Ruggiero II agli angioni, agli aragonesi, alla Repubblica Partenopea, infine al Risorgimento. Ed è una pagina di storia narrata non tanto dallo storico ma da un romanziere, tanto sono avvincenti alcune sue pagine ed alcune sue considerazioni che lasciamo interpretare al lettore. All’interno dei grandi avvenimenti, quelli locali con Mazas, sino alla fine della feudalità, a Morelli e Silvati, per proseguire con una notevole pagina sul brigantaggio: “una grande pagina di storia occultata”. A questo punto Cambria, evidentemente per inserire il suo pensiero politico probabilmente da tempo riposto, si chiede: cosa è cambiato al sud dal 1860 ad oggi? Niente, si risponde l’Autore “… al sud non è cambiato proprio nulla!”; anzi la situazione si è aggravata. E qui Cambria “piazza” tre capitoli che possiamo considerare i gioielli del testo: il primo dedicato all’Europa Globale, nel quale si evince chiaramente che Cambria è un non-global, un cattolico ed un convinto centrista; nel secondo Cambria accusa l’Italia di essere passata con le regioni ed i suoi enti ad un sistema di stampo feudale; nel terzo ammonisce addirittura la Chiesa per essere poco presente, o addirittura di avere timore di parlare, in un momento di non valori nel quale deve fare sentire maggiormente la sua voce che è speranza, fede, carità.
Pensiamo che ancora una volta Cambria abbia centrato un obiettivo di grande rilevanza non solo storica, ma sociale. Il testo necessita da parte di tanti, di risposte precise e significative.
Prof. Ottaviano D’Antuono, direttore del Museo Civico di Ariano Irpino

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande Mimmo!
speriamo di fare una bella presentazione del libro in uno dei nostri incontri.
A presto

Anonimo ha detto...

mimì la comunità ti vuole bene (senza statuto e senza altre finalità)

Anonimo ha detto...

Vi ringrazio per la premura nel segnalarmi le cose belle della nostra amatissima terra d'Irpinia. Attendo con interesse di leggere l'opera di Domenico Cambria. Penso che sia importante far crescere, soprattutto fra i più giovani, l'amore e l'interesse per la storia unitamente alla sensibilità per la conservazione del patrimonio storico artistico dei nostri paesi. A presto. Ciao. Tarcisio.

Anonimo ha detto...

Auguri al Dott. Cambria per l'eccellente risultato raggiunto dal figlio nell'ateneo lucano.
W i sanniti. W l'Irpinia.
Ad Maiora

Anonimo ha detto...

per questo Natale ho un proposito, mi faccio un regalo, mi compro i libri dei nostri due scrittori Domenico Cambria e Andrea Diconsoli, le riflessioni che farò dopo la lettura di questi due libri te li ivio Per E-mail.
Buon Natale e Felice Anno a te e a tutti gli iscritti alla Comunità Provvissoria.

Anonimo ha detto...

Questa poesia è bellissima,
come tutte le posie non basta solo leggerla ma per apprezzarla pienamente nella sua musicalità va recitata.
Il messaggio che io ho colto è che nella nostrà società basata sull'effimero e priva di valori autentici il Natale serve come anestesia per gli esseri umani che hanno la scusa ipocrita per non assumersi le proprie responsabilità e rimandare la risoluzione di problemi come la guerra e la povertà che potrebbero essere risolti, ma in questa poesia velatamente traspare la speranza del nostro poeta che è anche la mia!
Complimenti a Gaetano Calabrese!

Anonimo ha detto...

Carissima Comunità, siccome come sempre ti ho detto sono poco pratico di queste diavolerie elettroniche, non avevo notato che sotto l'articolo che mi hai dedicato c'è lo spazio per i commenti: li ho visti solo adesso: sono commesso...cosa vuoi che dica...sono davvero commosso, anche io vi voglio tanto bene. per dimostrarvelo vi dedico una mia poesia. E la dedica, credimi, è grande, perchè le mie poesie sono riservatissime. penso che prima di Natale ci sentiamo ancora. E penso che per il prossimo anno acadranno anche tante cose belle e nuove. Che il più bel natale sia nei cuori di tutti. anche se quello che stiamo vivendo non è un bel momento. Mimì