il disagio di stare a Natale nel proprio paese // Questi giorni mi è venuta in mente una pagina di “ Viaggio nel Cratere” che poi è la stessa che sta nel locale di Vito Arminio a Visazz, che parla delle emigrazioni dei sarti e del fatto che prima o poi quel tipo di emigrazione sia finita. Mi è venuta in mente ed ho deciso di accrescere il mio razzismo: grazie Franco per l'ispirazione.
In questi giorni per il mio paese vedo un sacco di monnezza, un sacco di traffico ed un sacco di gente apparentemente nuova. Vengono da Milano Roma Firenze Rimini Ginevra, ma il loro accento è pesantemente arianese, quell’accento che tanto fa ridere i paesani di altri paesi nei dintorni del Tracolle. Francamente ho provato un certo disagio a vederli. “ come stai come va quando sei venuto quando te ne vai?” finisce li ed è inutile invitare a bere una birra per continuare a discutere. Non c’è più molto da dire. Il paradosso è che nonostante MSN Skipe Internet and so on and so on, le persone non hanno un cacchio da dire. Ieri sera ho conosciuto una ragazza molto interessante: lavora a Milano ed è davvero una persona brillante. Abbiamo parlato solo di lavoro: non male come primo incontro? Che palle amici! // Lei è un’arianese colta emigrata: pur stando lontana mille chilometri ho avuto l’impressione non che non avesse nulla da dire ma che non avesse nulla da dire sul territorio e su Ariano. // Che si viene a fare quindi ad Ariano? Solo per mamma e papà o per l’olio o per il vino o per i rococò o per sentirsi meno soli che a Roma o a Milano o a Treviso? // Gli emigranti irpini cosa danno al territorio irpino a parte lamentele che qui non c’è niente che a Milano ci sono un sacco di cinema e che la sera si può uscire? // Eppure ci sono i blog i forum le chat e tutte le meraviglie del WEB2 come si dice oggi. Proporrei una forma di esilio per tutti gli emigranti lamentosi che ritornano, che non hanno la perspicacia di vedere non solo che qualcosa si muove anche in Irpinia ma che far muovere qualcosa in Irpinia è davvero oltremodo più complicato che altrove. Qui c’è bisogno di gente pazza e coraggiosa, desiderosa di vedere il cielo blu oltre le nuvole. Francamente i lamentosi possono starsene nella loro nuova dimora padana o centritaliana. Qui di loro non c’è bisogno. ntonio Romano
28 dicembre 2007
il disagio di stare
Etichette: antonio romano, ariano, emigrazione, Franco Arminio
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4 commenti:
Carissimo Antonio,
ma cosa vuoi che ti dicano queste persone? Esse non sono ne carne e ne pesce più! Mettiti nei loro panni per un attimo.
Quando stanno a Milano li chiamano terroni, quando stanno qui nella
loro terra... tu non li riconosci e semmai li chiami "i milanesi"!
Ho un cognato che con la sua famiglia abita in Francia a Reims (la città dello champagne) da molti anni. Anche a lui capita la stessa cosa.
Quando stà li lo chiamano "l'italiano" e quando viene qui lo chiamano "il francese". Sai che casino e doppia personalità. Io lo chiamo semplicemente pèer nome.
Ho anche altri due cognati che stanno a Monaco di Baviera idem
con patate. Uno di loro, il più giovane, però è stato fortunato si è sposato con una ragazza tedesca. Si chiama Monica è nata li a Monaco di Baviera.
E' una ragazza stupenda ci vogliamo un bene della madonna (quest'anno siamo andati in ferie in puglia assieme). Ciò due nipotini stupendi che parlano due lingue. La madre si preoccupò perchè il più piccolo tarda a parlare, ha tre anni. Il pediatra gli ha detto non si preoccupi signora lui deve imparare a parlare due lingue in contemporanea e vedrete che tra non molto sarà molto più capace di voi a farlo. Mia cognata è orgogliosa di andare in giro per Monaco (Munchen) a presentarsi
agli altri con il suo cognome (da sposata) italiano (che storia!) Lo
Vaglio Monica Dreher.
I francesi sono un pò più nazionalisti e forse anche un pò più razzisti. Ognbi volta che vado in francia mi dicono sempre "quanto tu vieni qui devi parlare francese...." certo salvo eccezzioni. I più giovani sono quelli più disponibili rispetto alle persone più anziane. Chiaramente tutto il mondo è paese.
Ma sai il razzismo dipende dalla non conoscenza, dal vedere l'altro diverso da noi quando poi se ci parli ti accorgi che non è così.
La lingua è uno dei fattori cruciali e limitanti. Per non parlare dei diversi dialetti ed accenti.
L'Esperanto è una lingua che doveva servire a superare (unificando) la comprensione. Leggiti "La ricerca della Lingua perfetta" (di Umberto Eco).
Pensa che ci sono modi di salutare le persone cosi diversi nel mondo che il nostro ciao (che viene dalla parola "schiavo" o "tuo schiavo" è davvero povero e brutto come saluto.
Pensa a salutarsi in arabo, o in ebraico, o pensa a come si salutavano gli indiani d'america.
Tutti questi popoli hanno un modo di salutarsi che a noi è del tutto
sconosciuto ed immaginabile.
Un modo di salutarsi che è semplicemente da solo armonia della natura, è segno di pace, è segno di stima e di amore incodizionato, che va al di la del conscersi, perchè in primis si è persona che abita la terra.
Certo, mi dirai tutto il mondo è paese. Ma prova a dare a questa persona che senti così "straniera" il benvenuto, accogliendola e salutandola non con un semplice ciao (tuo schiavo) ma dicendogli che "il tuo sguardo è come
l'alba del giorno più bello" o "mi piace camminare con te nella bellezza" e vedrai quanti argomenti di discussioni
nasceranno (questi sono modi di salutarsi che sono in uso nei paesi arabi ed ebraici, e non sono cambiati molto dalle antiche culture indigene africane o dei nativi d'america, che noi abbiamo sempre chiamato primitivi.
A differenza dei francesi gli abitanti di Monaco di Baviera sono un pò come noi. Sono definiti un pò i meridionali della Germania. Hanno un bel carattere. Sono di grande compagnia specialmente quando bevono birra e che birra.
Se vai a Monaco vatti a bere l'Aughustiner è la birra più buona che ho mai bevuto. Qui da noi è difficile trovarla. Provaci.
Ho un'amicizia con un milanese da oltre 18 anni. Ci siamo incontrati la prima volta sul porto di Marina di Camerota. Mi avvicinò e mi chiese se stavo aspettando i pescherecci per comprare il pesce. Gli risposi no! Ed aggiunsi: Fammi compagni sto aspettando il tramonto. Da allora quando lui incontra suoi amici a Milano racconta sempre l'episodio del nostro incontro. Pensa come possa essere potente un semplice saluto fatto nella maniera giusta. Ti riempie una vita. Lui non mi ha mai considerato un terrone. Anzi spiegandogli che terrone significa per noi "amante della propria terra" un giorno mi disse sono anch'io dioventato terrone. E' venuto spesso in ferie qui da noi. Ed è diventato terrone anche lui.
All'inizio votava lega poi andò in crisi.
Ecco c'è sempre qualcosa da imparare sul carattere delle persone. Vuoi che esse siano migranti o autoctoni:
“Gli uomini non sono solo se stessi; essi sono anche l’ambiente in cui sono nati, il focolare della città o della fattoria dove hanno imparato a fare i primi passi, i giochi che hanno rallegrato la loro infanzia ,
i racconti delle anziani donne che hanno ascoltato , il cibo che hanno mangiato, le scuole che hanno frequentato, gli sport che hanno praticato, i poeti che hanno letto, il Dio che hanno adorato.” (W. Somerset Maugham , “La Lama Del Rasoio”)
Ecco questo secondo me è un buon argomento per iniziare una discussione con persone "migranti" è dopo averlo/a salutato/a nel modo che ti ho detto, gli puoi chiedere anche: Vorrei sapere chi sei?
Provaci, ti si aprirà un mondo.
Cammina ed incontra le persone sempre nella bellezza, elimina ogni pregiudizio di sorta, questo è il segreto per conoscerli veramente ed a specchio, parlando con gli sconosciuti, conoscerai anche meglio te stesso.
Nanosecondo
Beato te che non sei mai uscito di casa!!!
Commento in modo anonimo solo per dire che il dramma del "migrante" come si tende surrogativamente a dire ora, escludendo quella "e" iniziale, che sta propio a significare dal latino "fuori" resta sempre, specialmente se l'esser andato via da un posto è stata una necessaria costrizione e non una deliberata scelta.
La parola "migrante" se la può permettere solo chi sceglie di vivere altrove dai luoghi dove è nato e cresciuto e non colui che per lavoro, per guerre, per difficoltà economiche è costretto ad abbandonare. A costui resterà sempre il dramma delle radici, del pregresso mondo perduto e il miraggio del mondo nuovo ricercato. Sarebbe bello se l'umanità fosse sei mesi all'anno in vacanza deliberata! Allora i tramonti delle diverse latitudini sarebbero sempre condivisibili e non permetteranno mai lacrime per i tramonti dei ricordi. Sarebbe un costante divenire e confrontarsi senza subire l'umiliazione per cercare casa, per costruirsi la vita, per ottemperare ai bisogni, per collocare la propria diversità in modo interlocutorio e critico, cioè senza disperdere l'arricchimento della bio-social diversità. Per fortuna siamo tutti parentesi del tempo e, nella pochezza, sempre identità, ovvero ciò che puo essere identificato per anteposte condizioni, quali:sensibilità, intelligenza e comportamenti, ovvero il consolidato storico vissuto e che tende comunque alla migliore umanizzazione di noi stessi.
Il voler sapere da noi attraverso gli altri produce la conoscenza di noi stessi. Per questo costante raffronto mi consente di essere solidale con parte della saggezza-sprone espessa da Nanosecondo.
Non si offenda il trincerato Nanosecondo, non si offenda "il giardiniere", l'Alamaro, né Antonio Romano, non si offendano tutti i poeti di questo blog e sia apprezzata la pacata accuratezza del moderatore. Non si offendano i voluti razzisti, gli incavolati, e gli animatori a orologeria di questo blog , perchè siamo sempre "una pietra nello stagno" pronti a fare "splasch" a nostro piacimento. Mi firmo così e taccio per ascoltare meglio il silenzio
tra noi ancora desiderosi di comunicare!
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