9 dicembre 2007

sicurezza sul lavoro a metà prezzo

Nella nostra regione si continuano ad appaltare opere di edilizia pubblica sulla scorta di prezziari vecchi di 10 anni; nonostante i prezzi non aggiornati le imprese offrono ribassi del 30%. Si lavora cioè a metà prezzo.
Per procedere nell’appalto si devono fare economie in ogni parte dell’opera; la prima economia che si fa in un cantiere è risparmiare sulle misure di sicurezza.
La seconda è utilizzare manodopera sfornita di assicurazioni e contratti.
La terza è utilizzare materiali di scarsa qualità.
La quarta è interrompere i lavori e fare causa all’ente (90% di probabilità di vincere la causa, a 10 anni di distanza).
Viviamo uno stato e un’economia che non crede nell’importanza delle opere pubbliche tantomeno dell’architettura civile.
Si fanno annunci e propaganda sulle opere finanziate e appaltate, non si parla mai di opere ultimate nei tempi previsti e realizzate con qualità.
Diverse regioni italiane hanno varato leggi che impediscono di appaltare opere pubbliche con il massimo ribasso; diverse sentenze hanno stabilito che non si possono utilizzare prezziari non aggiornati. La nostra regione non si adegua perchè i ribassi provenienti dalle opere pubbliche servono per coprire i buchi della sanità e del piano rifiuti.
Nella nostra regione si stanno realizzando in questo periodo migliaia di alloggi residenziali pubblici (ovvero edilizia economica e popolare nell’ambito del programma “eliminazione dei prefabbricati del sisma 1980”) con un costo medio –netto- di 350 euro al metro quadrato; un’abitazione di 90 mq. la si vorrebbe realizzare con 31.500 euro circa.
In questa cifra sono compresi: sicurezza, ponteggi, scavi, trasporti, strutture in cemento armato, impianti, muri, intonaci, pavimenti, infissi, ecc..
Con la stessa cifra a Milano si realizza un metro quadrato di pavimento in legno o di balaustra in vetro; negli altri paesi della Comunità Europea con la stessa cifra si fanno forse massetti e coibenti sotto i pavimenti per contenere le dispersioni energetiche ...
La morte sui luoghi di lavoro si eliminerà se il processo edilizio troverà un suo giusto riconoscimento ed equiibrio, se politica e amministratori riconosceranno il giusto valore alle opere pubbliche di importanza sociale.
Le leggi vigenti che obbligano all’utilizzo e al controllo del casco in cantiere sono solo un palliativo per tenere la coscienza a posto; un vano esercizio per far finta di essere in una società civile. a.v.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Leggo quello che vorrei sempre leggere. Uno sguardo ed un analisi attenta della realtà. Hai analizzato in maniera capillare quelle che sono le vere cause degli infortuni, a volte mortali, nel mondo del lavoro, in questo caso dell'edilizia. Il problema è sempre di natura politica o politico economica, del resto le due cosce sono inscindibili. Possiamo noi restare indifferenti a questo, in attesa di tempi migliori? Come dire poi si vedrà.
Tonino Lapenna

Anonimo ha detto...

Analisi precisa e attenta!
Purtroppo si risparmia sulle opere pubbliche per mantenere apparati politici e burocratici nullafacenti e inconcludenti!
il giardiniere