8 gennaio 2008

Di nuovo su rifiuti e comunità provvisoria

Caro Angelo,
credo che si stia insinuando tra i "comunitari" una confusione. La confusione è tra Comunità Provvisoria e agire pubblico. E si commettono, secondo me, due errori. Il primo è quello di non capire che l'organismo che abbiamo chiamato non a caso "provvisorio" non è in grado di agire collettivamente come un partito o un gruppo più o meno omogeneo e strutturato. E' un pò come se uno volesse far giocare ad un bambino di tre anni, invece che ad un ragazzo di sedici, una partita di calcio. Prima che stupido è astratto. La Comunità Provvisoria, in pratica, "non esiste". E' quindi difficile far fare una cosa strutturata e organizzata a un organismo che "non esiste", cioè è ancora in "gestazione". Il secondo errore è quello di pensare che ciascuno di noi non può impegnarsi in ciò che crede. Non è così. Ognuno può fare ciò che vuole, a condizione di praticare la "doppia militanza" (o tripla, o quadrupla), cioè di non pretendere di comprare da un fruttivendolo un vestito. Fuor di metafora non si può pretendere dalla Comunità Provvisoria ciò che essa non può (almeno finora) dare. Tra l'altro ne va anche della nostra onestà intellettuale. Abbiamo detto fin dal primo incontro cosa l'organismo avrebbe più o meno fatto e cosa non sarebbe stato. Cambiare le carte in tavola è un pò come tradire.
Poi c'è anche la questione dell'astuzia sui tempi. E' nostro interesse portare avanti la "gestazione" della Comunità Provvisoria senza distruttive forzature. Non servirebbe a niente. Ci troveremmo a breve con un pugno di mosche in mano e senza più credibilità.
Quindi ognuno può impegnarsi come vuole. La Comunità Provvisoria può dare il suo contributo alla questione-rifiuti nel modo in cui lo sta già facendo (ma anche meglio, se si organizzasse il blog per argomenti. Per esempio perchè non inizi tu una discussione con proposte sul problema rifiuti?). E magari anche con un incontro mensile ad hoc, sempre secondo il nostro stile territorial-culinario-artistico (scusami il termine ma non me ne viene un altro).
Perciò calma, amico mio. Non è vero che gli uomini forti non fanno "baldoria" in casa quando fuori c'è la tempesta (ammesso che i rifiuti siano la tempesta, ma, ahimé, c'è ben altro, caro Angelo!). E' vero esattamente il contrario. Gli uomini forti sono quelli che soffrono la mattina insieme alla persona che soffre e gioiscono il pomeriggio insieme alla persona che gioisce. Inversamente sarebbero semplicemente foglie al vento, deboli che si fanno condizionare da "ordini del giorno" imposti da altri.

Con affetto "comunitario"
Michele Fumagallo

1 commento:

Anonimo ha detto...

caro michele,
fuor di metafora ritengo utile incontrarci domani a bisaccia.
domani non si riunirà la comunità provissoria ma angelo, michele, franco, antonio, gaetano, alfonso, tonino, enzo, e chiunque altro voglia raggiungerci. magari apriremo anche una parentesi sul blog e sul p.letterario: è un modo certo per far baldoria.