Cari Amici della Comunità Provvisoria,
l'incontro di domenica 11 novembre a Cairano è il terzo dopo quelli di Bisaccia e Abbazia del Goleto (Sant'Angelo dei Lombardi). Dopo una partenza entusiasmante, non sfugge oggi a tutti noi l'impasse in cui si trova la "comunità" dopo appena due mesi dall'inizio della sua storia.
Vi confesso che tutto questo non mi meraviglia. E' assolutamente normale che in una comunità di amici che si incontrano in modo spontaneo e informale accada questo.
Tuttavia c'è una cosa che non deve avvenire pena la fine anticipata dell'esperienza. Ed è quella della disgregazione del gruppo. Cerco di spiegarmi.
Il primo incontro promosso da Franco Arminio alla Locanda Grillo d'Oro di Bisaccia è stato molto interessante ma mancava forse di qualche punto fermo (c'è sempre un punto fermo in qualsiasi attività umana altrimenti la cosa muore in fasce o addirittura abortisce). In queste brevi e disordinate note cerco di indicare qualche punto fermo per la nostra attività futura.
La comunità nasce come desiderio di incontro tra persone che vivono in un territorio (per adesso più o meno quello provinciale poi si vedrà), che hanno voglia di parlarsi, di conoscersi, di scambiarsi idee ed esperienze. Questa è la sua unica, e sottolineo unica, finalità. Guai a pensare di poter sintetizzare tra persone che hanno idee, esperienze e pratiche diverse di vita e di impegno civile e politico.
Guai a pensare di poter usare le persone per altre cose, anche nobili e giuste, ma qui assolutamente improprie e pericolose perché foriere di forzature distruttive. Questo è quello che dobbiamo capire tutti.
Voglio dire che a tutti noi fa comodo e piacere incontrarsi, conoscersi, parlarsi. Ma nessuno deve avere la minima impressione di essere usato per altri fini.
Momentaneamente la comunità provvisoria, e mai nome fu più azzeccato, tale è e tale deve restare.
Chi ha il suo impegno politico, lo deve esplicare per fatti suoi altrove, non qui.
Chi ha il suo impegno professionale, lo deve verificare altrove, non qui.
Chi ha desiderio, certo legittimo, di intervenire sulla realtà in qualsiasi modo, fosse pure quello semplice e banale di un comunicato stampa, deve farlo altrove, non qui.
Per quanto riguarda l'informazione dei nostri incontri, penso che in questa sede noi dobbiamo avere il coraggio (sì, si tratta proprio di coraggio oggi) della "chiusura" e del "rifiuto". Dove il termine chiusura rimanda un pò a quello di "separatezza", termine caro alle femministe di un tempo, che alludeva al guardare in se stessi, al non essere disturbati momentaneamente da altro. Mentre invece il termine rifiuto è semplicemente la messa in opera, urgente ovunque e in qualsiasi attività oggi, di una difesa dall'inquinamento e manipolazione dell'informazione nella nostra epoca.
L'informazione qui da noi, nella comunità provvisoria, è solo (solo? ma è forse la più rivoluzionaria che possa esistere!) quella che scaturisce dall'incontro e dal contatto personale, naturalemnte senza escludere, siamo sempre figli della nostra epoca, l'uso intelligente ma parco di internet.
Mi rendo conto che tutto ciò possa lasciare con l'amaro in bocca chi ha altre finalità, ripeto tutte legittime, ma qui, nella nostra comunità provvisoria, assolutamente improprie.
Sento già qualche obiezione: ma allora così che facciamo, andiamo avanti a vita a incontrarci, parlarci, eccetera? La mia risposta è no, non andremo avanti a vita. Anzi io ho una proposta da fare agli amici della comunità: andremo avanti con gli incontri mensili in luoghi diversi del territorio per un anno. Poi tutto è lasciato al caso e a ciò che accadrà dopo queste esperienze di un anno. Solo allora si farà un bilancio e si deciderà il da farsi. Oggi invece è obbligatorio stabilire che gli incontri sono assolutamente informali, piacevoli, amicali e nulla più (nulla più? ma è già tantissimo se riusciamo a fare questo, altroché!), senza decisioni di nessun tipo tranne il luogo dove incontrarsi il mese dopo.
Gli argomenti, mese per mese, possono essere decisi o da Franco Arminio, che è stato il promotore di questa iniziativa, o da chiunque nell'assemblea, magari il prossimo "padrone di casa", cioè l'amico che ci ospita nel proprio paese.
Ecco, stabilire questi punti fermi, ci fa, almeno secondo la mia opinione, uscire dall' "ingorgo", e soprattutto dal pericolo dello sfaldamento dell'iniziativa. Michele Fumagallo
9 novembre 2007
comunità / michele fumagallo
Etichette: comunità provvisoria, michele fumagallo
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